ABISSO E POESIA: SABA E RIFLESSIONI

di Ginevra Fracasso (IIIA)

Il dolore e la sofferenza sono i mezzi che portano l’uomo a immergersi nell’abisso profondo, nei remoti angoli dell’essere ove la verità è nascosta e il dolore picchia più forte: è questo il motivo per cui la poesia è eterna e amata, sia dal poeta, sia dai lettori; la capacità di radicarsi nell’essere e sporgersi quanto più possibile a guardare nel profondo, sfiorare l’intensità di un dolore utile e necessario, non solo in virtù del πάθει μάθος, ma anche dell’attrazione dell’uomo verso l’abisso, verso il proprio male, verso l’arte che rappresenta tale bruttezza con una bellezza inedita, un fiore che nasce dall’asfalto, una rinascita dalle ceneri, un contatto col proprio esistere distante finché la pesantezza non penetra nelle ossa del più leggero degli spiriti.

In chiunque sia l’abisso, espressione del proprio essere e delle proprie pulsioni, il cemento da cui nasce il fiore della scrittura; l’unica ferita che guarisce tagliando più nel profondo.

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