Bushidō, sangue e intrighi nel Giappone feudale – Shōgun (USA, 2024)
del prof. Lucio Celot
Shōgun è senz’ombra di dubbio una delle migliori serie prodotte nel 2024 da FX per Disney+, trasposizione televisiva del romanzo di James Clavell e omaggio ad un’altra miniserie tv del 1980 che vedeva protagonisti Richard Chamberlain e Toshiro Mifune. Attenta ai dettagli storici e allo zeitgeist del Giappone agli albori della modernità (siamo precisamente nel 1600), Shōgun è una serie-kolossal dal respiro epico, una sorta di House of Cards ambientata nel cuore del Giappone tardo-feudale – tormentato e dilaniato da intrighi politici, guerre civili, spietate lotte per il potere – che ha soprattutto il merito di dare voce alla complessa e sfaccettata spiritualità dell’estremo oriente, al cui sincretismo contribuiscono cristianesimo, scintoismo, confucianesimo, filosofia zen e poesia haiku.
John Blackthorne (Cosmo Jarvis) è un marinaio che fa naufragio sulle coste del Giappone e si ritrova suo malgrado in un paese del tutto diverso dalla natia Inghilterra dove dovrà sopravvivere e confrontarsi con una società e una cultura millenarie dai tratti a prima vista del tutto incomprensibili per un occidentale.
John Blackthorne (Cosmo Jarvis) è un marinaio che fa naufragio sulle coste del Giappone e si ritrova suo malgrado in un paese del tutto diverso dalla natia Inghilterra nel quale dovrà sopravvivere e confrontarsi con una società e una cultura millenarie dai tratti a prima vista del tutto incomprensibili per un occidentale. Nel tentativo di sottrarre ai portoghesi il monopolio del commercio con il Giappone, Blackthorne è coinvolto negli spregiudicati intrighi di palazzo di Yoshi Toranaga (interpretato da un magistrale Hiroyuki Sanada), un daimyō, ovvero un Grande Feudatario in conflitto con gli altri membri del consiglio di reggenza che governa temporaneamente in attesa che l’erede del Taiko, il comandante supremo, diventi maggiorenne e possa unificare il paese sotto il suo comando.
Toranaga (ispirato a Tokugawa Ieyasu, che dal 1603 unificò e pacificò il Giappone) vuole in realtà ottenere il comando supremo, lo Shōgunato, e per farlo non esita a usare il marinaio, che con il suo imprevisto arrivo spariglia le carte e si troverà a essere protagonista del conflitto tra i reggenti. La figura di Mariko (Anna Sawai, algida e passionale ad un tempo), convertitasi al cattolicesimo, una giovane donna che porta come una croce il nome di una casata di traditori, è l’altra grande protagonista della vicenda: bellissima, forte, intelligente, determinata, è mossa da un incrollabile senso del dovere nei confronti di Toranaga, per il quale è anche una preziosissima consigliera, date le sue capacità di analisi politica; tuttavia, nonostante la sua forte personalità e il ruolo di interprete che ricopre per il daimyō, Mariko deve comunque lottare per difendere la propria dignità in un sistema sociale rigidamente patriarcale e maschilista. Tra lei e Blackthorne scoppierà, prevedibilmente, la passione, sia pure destinata a consumarsi in modo rapido e tragico.
Mariko e Toranaga sono i due personaggi più affascinanti e complessi della serie, perché incarnano al meglio tutte le caratteristiche e le espressioni della cultura giapponese del periodo feudale moderno: il codice del Samurai, il Bushidō, fatto di onore, lealtà, sacrificio di sé (le sequenze di seppuku, il suicidio rituale con la spada, sono numerose); il Confucianesimo, la filosofia che promuove l’ordine sociale, il rispetto per la gerarchia e l’autorità; l’intreccio di Shintoismo e Buddhismo che permea di sé ogni aspetto della vita quotidiana; la cerimonia del tè, l’arte calligrafica; l’incontro-scontro con l’occidente, il conflitto tra modernità e tradizione. C’è molto di più della semplice avventura in Shōgun, c’è la precisa volontà di restituire allo spettatore occidentale una panoramica approfondita e il più possibile completa di un mondo lontanissimo dal nostro, dove la morte eroica non è una forma di superomismo ma semplicemente il suggello ad una vita condotta all’insegna di valori quali il sacrificio di sé e la lealtà e dove le tempeste interiori devono essere racchiuse nel “recinto dalle otto pareti” per non turbare l’armonia e la stabilità delle relazioni sociali. Paradossalmente, il protagonista Blackthorne perde progressivamente centralità nel corso della narrazione, e non a causa di una sceneggiatura inaccurata ma, al contrario, perché si vuole che il punto di vista “eurocentrico” si sposti sempre più al margine per lasciare invece spazio ad una focalizzazione “altra”, quella di Mariko, di Toranaga o del traditore Yabushige, un altro personaggio centrale per la costruzione e lo sviluppo della trama.
Shōgun è un prodotto televisivo ineccepibile, la fotografia fredda e distaccata, la simmetria degli interni e le coreografie di massa (in realtà, sono poche le scene di battaglie, peraltro cruentissime e quasi gore) sono il corrispettivo formale dello spirito zen che informa di sé i protagonisti, i loro dialoghi, i loro movimenti precisi e scanditi da rituali millenari; ma tutto ciò non impedisce alla serie targata FX di essere appassionata e di appassionare lo spettatore con un’esperienza immersiva in un mondo lontano e affascinante. Ma poi: sono davvero così distanti da noi le trame segrete di Toranaga, l’incapacità di Blackthorne di empatizzare con lo spirito del Bushidō o la rabbia che prova Mariko quando deve sottomettersi a uomini che valgono meno della metà di lei? È vero, non viviamo né in Giappone né in epoca feudale, ma ieri come oggi, in oriente come in occidente, violenza, pregiudizi, sete di dominio, incapacità di comunicare sono afflizioni da cui sembra che l’umanità sia incapace di redimersi.
Shōgun (id.)
Stagione 1 (ep.1- 10)
Distribuzione: USA 2024. Disponibile su Disney+