Toc toc…sono il lupo cattivo! – Shining (USA-UK, 1980)

di Elena Buonanno (IA)

Lo scrittore Jack Torrance (Jack Nicholson), ex insegnante disoccupato e con problemi di alcolismo, porta la moglie Wendy (Shelley Duvall) e il figlio Danny (Danny Lloyd) all’Overlook Hotel, un gigantesco albergo fra le montagne rocciose del Colorado, dove è stato assunto come custode nel periodo di chiusura invernale. Nel giro di qualche settimana ognuno dei tre membri della famiglia inizia però ad avere allucinazioni spaventose. Danny, psichicamente ipersensibile e turbato dagli atteggiamenti del padre, è il primo a percepire le tracce degli atroci avvenimenti avvenuti in passato all’interno dell’hotel, ma è Jack a scivolare gradualmente nella follia; il suo comportamento inizia a farsi più confuso, violento e aggressivo. Il suo stato mentale, ormai irrimediabilmente compromesso è testimoniato da centinaia di fogli trovati dalla moglie vicino alla macchina da scrivere: essi non contengono la minima traccia del nuovo romanzo del marito aspirante scrittore bensì un’unica frase scritta all’infinito, agghiacciante:” Il mattino ha l’oro in bocca” (proverbio scelto appositamente dal regista per trasporre in italiano la frase “All work and no play makes Jack a dull boy”). Distratta dallo shock di Danny e dall’irrazionalità di Jack, Wendy sarà l’ultima a percepire l’incombere di una terrificante minaccia; il delirio di Jack raggiungerà il suo culmine in un finale pieno di suspense e colpi di scena tipici dell’immaginario di Kubrick.

Una delle persone che più criticò il film fu Stephen King, autore del libro che aveva ispirato Kubrick. King definì la pellicola “fredda e distaccata”, diametralmente opposta all’opera originale. Disse poi che, dal suo punto di vista, aveva trovato il personaggio di Jack “completamente pazzo fin dalla prima scena”: inoltre non apprezzò l’interpretazione della Duvall, dicendo che “si trova lì solo per strillare ed essere stupida”. Nonostante ciò, King, nel suo saggio Danse Macabre, mise il film nella lista degli horror “che hanno dato un contributo peculiare al proprio genere”.

Sicuramente, insieme alla più sfavillante produzione del “nostro” Dario Argento, il film è una delle straordinarie icone dell’horror degli anni ’80 e rappresenta una delle vette più alte della cinematografia di Kubrick, dopo il delirante ed iconico Arancia meccanica (1971).

Kubrick, ancora una volta, intende esplorare in modo profondo e schietto l’impenetrabile struttura della mente umana, servendosi della follia del protagonista Jack Torrance e portandola, complice la solitudine e l’allontanamento dalla realtà, al punto più estremo e doloroso.

Nel delirante labirinto scenografico costruito dal regista, i protagonisti si muovono occupando lo spazio in maniera ossessiva e claustrofobica, cosa che, sul piano della trama, li trascina in un vortice di follia distruttiva e autodistruttiva, generando nello spettatore ansia crescente e paura reale, i fondamenti del moderno thriller psicologico, più che dell’horror classico.

Complice anche un uso arguto della steadycam, che offre visioni in soggettiva di scene chiave come quella del triciclo nel corridoio, o del labirinto, Kubrick ha aperto la strada a tutto quello che nel cinema e’ stato creato da Shining in poi.

Nessuno però potrà mai competere con il suo genio, con il talento di utilizzare pochissimi attori, zero effetti speciali, una sola location, e ottenere un effetto strepitoso. Se mai la “luccicanza” esistesse, sarebbe il dono di Kubrick che prima, e meglio di tutti, ha visto quello che gli altri, per molto tempo, non avrebbero neanche lontanamente immaginato.

 

Shining (The shining)

Regia: Stanley Kubrick

Distribuzione: USA-UK 1980 (col., 144 min.)

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