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PoliticaMente: Don’t Rearm Europe

di Luigi Iossa (IIA)

Come gli orsi, anche l’UE entra nella stagione del letargo, stagione che questa volta è durata, forse, troppo.
3 anni e poco più di puro sonno, un continente intero è stato in preda agli effetti della melatonina, Von der Leyen &co sono la prova più evidente dell’utilità e del perfetto funzionamento dello Zzzquil.
Mentre si discute ancora della manifestazione per l’UE promossa da Michele Serra, a Bruxelles e Strasburgo continuano a girare perverse idee su come riarmare l’Europa.
A tre anni di bombardamenti e spari, l’Unione Europea risponde con 800 miliardi di euro, una cifra che nessuno riuscirebbe a quantificare per la sua grandezza smisurata, tutti destinati a quello che la presidente della commissione europea Ursula Von der Leyen ha definito un piano necessario di riarmo europeo per tutti e 27 i paesi membri, una manovra repentina per correre ai ripari dal russo invasore, sempre più vicino all’UE.
Che la difesa dei confini nazionali fosse un tema così sentito per questa Europa sempre più destrorsa e sempre meno democratica era chiaro, ma a tal punto da portare ad una seria riflessione sul tema del riarmo, no, questo no.


La cosa che più di tutte dovrebbe farci riflettere è che, andando al di là della questione morale, e facendo una considerazione puramente pratica, prendendo per vero ciò che dice la Von der Leyen, cioè che “Rearm Europe” nasce come un progetto mirato al consolidamento dell’Europa sul piano militare e che sia capace di reinserire l’UE al centro dei tavoli politici mondiali, rendendola nuovamente una potenza autonoma e centralizzata, allora questa improvvisa “chiamata alle armi” appare del tutto insensata. Infatti la metà delle importazioni di armi in Europa viene effettuato dagli States (come rivela un recente studio del SIPRI -Stockholm international peace research institute-), questo rende l’Unione Europea, per gran parte, dipendente dagli Stati Uniti d’America, paese con il quale si dovrebbe cercare di instaurare un rapporto di uguaglianza e non di totale subordinazione supina, a modi schiavismo, da parte dell’Europa nei confronti degli U.S.A..
In questo momento, l’Unione Europea è il brutto anatroccolo della politica mondiale, un grande apparato politico, solo apparentemente funzionante, ma oramai portato all’esasperazione, nella trattativa di tregua, perché di pace non si può parlare, l’Europa è completamente tagliata fuori, al momento, sarà una sorta di “menage a trois” fra Russia, Stati Uniti d’America e Ucraina, purché quest’ultima abbia ancora voce in capitolo.
Siamo una briciola di cracker fra le due morse (U.S.A. e Russia) di una tenaglia, e crediamo di liberarci da questa oppressioni, dando la metà di quegli 800 miliardi proprio agli Stati Uniti d’America.

Un pensiero su “PoliticaMente: Don’t Rearm Europe

  • 2 Aprile 2025 in 8 h 49 min
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    Concordo in pieno con la tua analisi sul poco valore dell’Europa in questo periodo a livello internazionale e penso chiunque possa concordare con la considerazione che a problemi così complessi non si possano trovare poi soluzioni così semplici come il riarmo dei singoli Stati dell’Europa, ci tengo però (anche considerando che la tua età non può averti consentito di vivere in tempi politicamente molto differenti) a farti sapere che il periodo di “tranquillità” che abbiamo vissuto dal dopoguerra in Europa Occidentale ed addirittura la possibilità stessa che in essa siano presenti stati democratici sono in parte dovuti proprio alla potenza militare degli USA che è stata da sempre (e come è chiaro ormai non può essere più così) un deterrente affinché non fossimo sopraffatti da potenze militari enormi presenti in stati non altrettanto democratici. Non immagini quanto mi auguri che un giorno possa prevalere la ragione (da matematico mi permetto di aggiungere che basterebbe anche solo la logica o la convenienza mondiale anziché solo dei propri interessi personali) sulla forza, ma penso non sia ancora giunto questo momento e mi auguro che voi giovani possiate contribuire a trovare la soluzione adeguata.

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