ApocalypseVietnam #7: Storia di una foto: “Rough Justice on a Saigon Street”
del prof. Lucio Celot

Durante l’offensiva del Têt a Saigon, il generale Nguyen Loan, capo della polizia sudvietnamita, uccide a sangue freddo con un colpo di pistola un presunto comandante Viet Cong, Nguyen Van Lem, sospettato di essere l’autore di una strage di civili seppelliti frettolosamente in una fossa comune. Eddie Adams, un fotogiornalista, si trova lì per caso, pensa che il generale voglia solo spaventare il sospettato e interrogarlo sul posto, così alza la macchina e inizia a scattare: poi, improvviso, il colpo di pistola e la smorfia di dolore del sospetto Viet Cong che stramazza cadavere al suolo. Un’altra foto iconica, un altro premio Pulitzer che anticipa di qualche anno quello attribuito a Nick Ut per la foto, altrettanto celebre, della napalm girl, Kim Phuc.
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Una foto può, a volte, comprimere e contenere in sé l’intera Storia; un documento di cronaca può cristallizzare, pur nella sua frammentarietà, il tutto: e qui Adams, senza volerlo, ha ritratto tutta la disperazione, l’odio, la brutalità del conflitto che stava logorando la coscienza dell’occidente. Lo scatto, simbolico nella sua semplicità, crudezza e immediatezza, rappresenta la guerra nella sua forma più essenziale, un teatro di sofferenza ridotto ad una scenografia minimalista (la strada, gli edifici) e alle due figure al centro della scena, dalle quali non possiamo distogliere lo sguardo. A sinistra, il braccio di Loan, appendice implacabile di una Legge che si è fatta Giustizia sommaria e brutale, impassibile e disumanizzata; a destra, il volto di Van Lem, distorto dalla paura (o dal dolore, non lo sappiamo) e dalla consapevolezza della morte imminente: il sospetto Viet Cong è impotente, senza difesa, tutto il peso della “sporca guerra” grava su di lui. Shock, indignazione e impotenza furono le emozioni che colsero il pubblico dei lettori: non fu un caso se la foto di Adams contribuì a galvanizzare i crescenti movimenti di protesta contro la guerra negli USA e in tutto il mondo e se molti americani iniziarono a chiedersi perché il proprio governo ne sosteneva un altro (quello del Vietnam del Sud) così brutale. “Execution in Saigon” (l’altro titolo con cui era conosciuta la foto) divenne testimonianza visiva della follia e dell’immoralità della guerra del Vietnam, un argomento potente per spingere il governo a ritirare le truppe; veniva spesso mostrata durante le manifestazioni contro la guerra, nei volantini e nei poster. Divenne un’arma visiva contro la macchina bellica americana e una prova concreta dell’ipocrisia di combattere per i “valori democratici” sostenendo regimi autoritari.

La stessa amministrazione di Lyndon B. Johnson era già sotto pressione, e queste immagini potenti aumentarono la spinta affinché gli Stati Uniti cercassero una via d’uscita dal conflitto (la de-escalation). Nel lungo termine, la foto fu considerata uno dei fattori che contribuirono alla decisione del presidente Johnson di non ricandidarsi nel 1968 e dare avvio al ritiro americano dall’Indocina
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Adams disse che Due persone sono morte in quella foto. Il generale uccise il Viet Cong; io uccisi il generale con la mia macchina fotografica. Le immagini sono le armi più potenti del mondo. Le persone ci credono, ma le fotografie mentono, anche senza essere manipolate. Sono solo mezze verità, intendendo con queste parole che la foto aveva reso Loan il simbolo della barbarie della guerra in Vietnam ma aveva eccessivamente semplificato una situazione complessa e rovinato la reputazione del generale. Il fotografo trascorse gran parte della sua vita chiedendosi se fosse stato giusto pubblicare lo scatto e cercando di difendere Loan, ritenendo che l’uomo non meritasse di essere ridotto a quell’unico gesto, pur efferato. La sua fotografia, che ebbe un impatto mondiale e segnò un punto di svolta per l’opinione pubblica, divenne per Adams una fonte di angoscia morale e il reporter spesso si trovò a ribadire con forza che la foto aveva trasmesso solo una parte della storia e che solo la piena conoscenza del contesto era fondamentale per comprendere pienamente lo svolgersi dei fatti.

Ho preso dei soldi per mostrare un uomo che ne ammazza un altro.
Due vite sono state distrutte, e io prendevo dei soldi.
Ero un eroe.
(Eddie Adams)