La settima in pillole – La Haine e l’odio nei confronti di una società destinata a spiaccicarsi al suolo

Di Alessandro Sommella VE

Film del 1995, scritto e diretto da Mathieu Kassowitz, “La haine” (letteralmente “l’odio”) è la narrazione di una giornata di tre ragazzi della banlieu parigina (l’ebreo Vinz, il nero Hubert e l’arabo Said) all’indomani di violenti scontri nel loro quartiere, e nello specifico del pestaggio di un amico, Abdel, per opera di un poliziotto. Nel film è spesso utilizzato il verlan, un linguaggio gergale francese che consiste nell’invertire l’ordine delle sillabe di una parola (verlan deriva da a l’envers, “al contrario”).

 La pellicola, in bianco e nero, a sottolineare la tensione sociale che la accompagna, si apre e chiude con una frase di Hubert: «Questa è la storia di un uomo che cade da un palazzo di cinquanta piani. Mano a mano che cadendo passa da un piano all’altro, il tizio, per farsi coraggio, si ripete: “Fino a qui tutto bene. Fino a qui tutto bene. Fino a qui tutto bene.” Il problema non è la caduta, ma l’atterraggio.», ed è proprio questa la società che ci viene mostrata nel film, una società che accetta nella sua normalità e che continua a vivere una situazione pessima, ricca di disagio, oppressione, conflitto, e che inevitabilmente è destinata a spiaccicarsi al suolo.

Soffermiamoci su una parola: conflitto. I nostri tre lo vivono in continuazione, quotidianamente,  se ci fate caso, non appena si confrontano con il mondo esterno: nel tentativo di essere intervistati, nei rapporti con la polizia, nella galleria d’arte, e persino fra sé stessi. Un senso di conflitto perfettamente interiorizzato e che modella le loro vite di conseguenza, che scorgiamo perfettamente nelle inquadrature, che di volta in volta assumono il punto di vista di chi è attivo e  quindi mostrano la realtà profonda dietro i personaggi. Proprio il gioco delle inquadrature è fondamentale per definire il rapporto che condiziona i tre protagonisti, nella centrale scena del bagno: da un lato Vinz esprime tutto il proprio odio nei confronti del sistema, dichiarando apertamente di voler vendicare Abdel, credendo che si debba combattere per non accettare passivamente l’imposizione dello squilibrato sistema; Hubert, invece, è più limitato (negli scontri del giorno prima non ha partecipato ma solo subito danni), ma non meno riflessivo, come vediamo in più di un’occasione, e vuole far ragionare Vinz, non fargli commettere errori gravi, e quindi è il primo a tirarsi fuori da faccende per lui superflue quanto scomode; Said, dunque, posto in mezzo ai due interlocutori o sullo sfondo, è chiaramente in una posizione intermedia, quasi da ago della bilancia di un triumvirato (collegandoci al Liceo Classico), tanto che nel corso del film non ci viene mai mostrata in una scena specifica casa sua e la sua vita privata, tantomeno il suo pensiero nei confronti del suddetto sistema; questo rapporto fa le varie forze è percepibile anche nella scena finale.

Sempre nella scena del bagno il misterioso uomo della storia del treno ci da una nuova metafora dei rapporti dei tre nei confronti del sistema, a seguito della discussione dei protagonisti: parla di quando un amico, Grumvalski, deportato con lui in Siberia, si sia fermato troppo lontano a fare i bisogni, durante una delle soste del treno, e che quindi l’abbia perso e sia morto di freddo (“perché il treno non aspetta nessuno”); nel frattempo i prigionieri, pur sofferenti, si scaldavano l’un l’altri nel treno. Il sistema non si ferma davanti a nessuno, e chi prova a sovvertire le sue regole morirà quasi inevitabilmente, mentre chi ne soffre non dovrebbe affrontarlo da solo, ma, per sopravvivere, adattarvisi insieme a tutti i compagni della sua classe,”scaldandosi” con loro.

Il tono surreale e ricco di tensione del film ci è puntualmente suggerito dagli effetti vertigo, dal montaggio, ma anche dai riferimenti al tema dell’esistenzialismo cinematografico (basti pensare all’iconica citazione a Taxi Driver), sottolineando il rapporto dell’interiorità dell’individuo con una società avversa. Da citare i riferimenti alla cultura hip-hop.

Con il passare delle scene e delle situazioni, sentirete profondamente l’odio nei confronti di un sistema inevitabilmente ingiusto e che non si fa problemi a banalizzare la vita, espresso in maniera diretta, interessante e scorrevole, nonché ancora attuale. Assolutamente da vedere.

Un pensiero su “La settima in pillole – La Haine e l’odio nei confronti di una società destinata a spiaccicarsi al suolo

  • 9 Febbraio 2022 in 12 h 17 min
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    Splendido film, di grande attualità. Da vedere

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