L’OMBRA PATERNA: ESPLORAZIONE KAFKIANA

di Livia Berardi (IIIA)

“… e invece io, da sempre sono scappato da te, rifugiandomi nella mia stanza con i miei libri, o idee balzane… e in generale non ho mai avuto il senso della famiglia”

Questa frase è tratta da “lettera al padre”, scritto nel 1919 da Franz Kafka, una frase con la quale, dopo un secolo, molti di noi sono ancora in grado di empatizzare. Perché è così semplice ritrovarsi nelle parole di Kafka e perché la figura del padre è spesso considerata “nemesi”? Il concetto di “nemesi”, se associato alla figura paterna, può essere studiato attraverso una lente multifacetica, nella quale si vanno ad intrecciare aspettative irrealistiche, mancanza di comunicazione e conflitti di potere all’interno del nucleo familiare. Le aspettative poste sul padre come una figura che si erge come autoritaria e modello ideale possono risultare una delusione ineluttabile quando, anche una figura come questa, si riduce alle sue imperfezioni e limitazioni umane. Questa idealizzazione, posta in divario con la realtà, genera una sensazione di tradimento, di ingiustizia, alimentando il sentimento, appunto, di “nemesi” o avversità. Nel pensiero comune i genitori sono considerati “la fonte dei nostri mali”, soprattutto ad un’età di transizione come la nostra, in cui i pensieri sono dilatati e le sensazioni amplificate. Il dialogo con una persona adulta, con un pensiero già formato e inibito da quella che è la mentalità di una persona matura, segnata già dagli eventi della vita che lo portano a credere di non dover scoprire più nulla e a ritenere inane il confronto, si rende impraticabile.  L’uomo adulto, per antonomasia, ha ragione, quindi entra in conflitto con un giovane, il quale scopre piaceri, dolori e cresce secondo quella che è una natura in evoluzione, soprattutto se il giovane in questione si ritrova ad affrontare la cosiddetta crisi adolescenziale, una fase di transizione tumultuosa caratterizzata da cambiamenti fisici, emotivi e sociali, che può esacerbare le tensioni e le divergenze nel rapporto genitore-figlio. Mentre il giovane cerca di definire la propria identità e autonomia, può percepire il controllo parentale come una restrizione alla propria libertà e autodeterminazione. Questo conflitto di interessi spesso porta ad un aumento delle tensioni e delle dispute, contribuendo alla percezione del padre come una figura avversa. Spesso, crescere vuol dire varcare una soglia e trovarsi in un mondo alternativo, con nuove regole e nuove leggi. Gli adolescenti spesso sono visti come dei soggetti troppo piccoli per essere considerati adulti e troppo grandi per essere considerati bambini. Questo errore, lo compiono, come nel caso di Kafka, soprattutto i padri. In “Lettera al padre”, Kafka esegue un atto di accusa contro un padre tirannico e inafferrabile: <<Dalla tua poltrona dominavi il mondo. Solo il tuo punto di vista era giusto. Tu eri per me misura delle cose. Ai miei occhi assumevi l’aspetto enigmatico dei tiranni, la cui Legge si fonda sulla loro persona, non sul pensiero>>.  Studiando anche opere come “il processo” o “La metamorfosi” offrono uno sguardo molto più profondo sull’angoscia provata da Kafka: in “Il processo”, il protagonista Josef K. si trova in un labirinto i cui vicoli sono autorità oppressive e ingiustizie, riflettendo la lotta individuale contro forze invisibili e questa lotta può essere interpretata anche come una metafora dei conflitti interiori e relazionali con il padre. In “La metamorfosi”, la trasformazione del protagonista in uno scarafaggio rappresenta una cesura netta con la normalità e l’accettazione sociale, riflettendo le disgregazioni delle relazioni familiari e il distacco emotivo tra genitori e figli. In Kafka, l’angoscia si manifesta come una costante ricerca di senso in un mondo apparentemente privo di significato. Questo riflesso della condizione umana è speculare al confronto con il padre, un simbolo di autorità e conoscenza. Tuttavia, la rivelazione della fallibilità del padre scuote le fondamenta della percezione filiale, portando a una metamorfosi interiore. È un viaggio verso l’autonomia, dove ciò che una volta era mito diventa umanità, e il parricidio metaforico diventa una rinascita individuale. Questa trasformazione, pur intrisa di turbamenti e incertezze, è la tessitura stessa della crescita e della consapevolezza, plasmando il destino e l’identità del figlio.

È attraverso la comprensione e l’accettazione delle complessità delle relazioni familiari che si può intraprendere un viaggio verso la maturità e l’indipendenza emotiva. La continua esplorazione di questi temi invita alla riflessione personale e al dialogo aperto, incoraggiando un approccio più empatico e comprensivo verso la figura del padre e il processo di crescita individuale

Un pensiero su “L’OMBRA PATERNA: ESPLORAZIONE KAFKIANA

  • 2 Giugno 2024 in 10 h 28 min
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    Brava, Livia!!!
    bella analisi, giuste osservazioni!!

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