Non c’era bisogno di un fabbricante, tanto meno di lacrime – Il Fabbricante di Lacrime (A.Genovesi, 2024)
di Riccardo Maiello (1A)
Il Fabbricante di Lacrime è un esempio molto triste di quanto l’attuale cinema possa scivolare nel baratro della mediocrità. Se qualcuno un giorno dovesse chiedervi come condensare noia, banalità e cliché in un unico film, proponete il Fabbricante di Lacrime come risposta.
Pensate ad un viaggio attraverso un deserto di originalità, dove ogni paesaggio è un déjà vu cinematografico e ogni personaggio è una pallida imitazione di qualcosa che avete già visto, rivisto e ancora rivisto. Vi presento, quindi, Il Fabbricante di Lacrime, un film che non solo non offre nulla di nuovo, ma si prende gioco della vostra intelligenza presentando una trama così prevedibile che un orologio fermo creerebbe più suspense.
La trama è la seguente: All’interno delle mura del Grave, l’istituto dove Nica ha trascorso la sua infanzia, si tramanda da generazioni la leggenda del Fabbricante di Lacrime, un enigmatico artigiano accusato di aver plasmato tutte le ansie e le inquietudini che affliggono il cuore degli uomini. Ma ora, a diciassette anni, Nica è pronta a voltare pagina e abbandonare le illusioni del passato. Il suo più grande desiderio è sul punto di avverarsi: i coniugi Milligan hanno avviato le procedure per adottarla, offrendole la famiglia che ha sempre bramato. Tuttavia, nella nuova dimora, Nica non sarà sola. Insieme a lei verrà trasferito dal Grave anche Rigel, un orfano dal carattere agitato e misterioso, l’ultima persona al mondo che Nica vorrebbe come fratello adottivo. Rigel è dotato di un’intelligenza acuta, suona il pianoforte con una maestria che sembra incantata e possiede una bellezza che ipnotizza. Nonostante il legame di un passato condiviso, la convivenza tra Nica e Rigel sembra destinata al conflitto.
Partiamo dall’elemento più evidente: la performance degli attori. Ogni battuta de Il Fabbricante di Lacrime è un insulto all’arte drammatica. Sia Caterina Ferioli e Simone Baldasseroni sembrano aver ricevuto l’ordine di recitare con l’entusiasmo di una lumaca che attraversa una strada bagnata, i loro volti trasmettono un’apatica indifferenza che porta a chiedersi se abbiano mai letto il copione o se si siano semplicemente rassegnati alla loro triste sorte. Immagino che in questo momento gli attori stiano cercando un modo per riscattare la loro carriera da questa débâcle attoriale: se fossero stati sostituiti da manichini nessuno se ne sarebbe accorto. Ogni linea di dialogo è pronunciata con la stessa enfasi di un annuncio pubblicitario, priva di qualsiasi sfumatura emotiva o credibilità. Persino le scene più drammatiche sono rovinate dall’incapacità degli attori di trasmettere qualsiasi forma di coinvolgimento, lasciando lo spettatore con un senso di vuoto interiore che solo un film così disastrato può provocare.
Se le performance degli attori sono un disastro, la regia e la fotografia di Il Fabbricante di Lacrime non sono da meno, aggiungendo ulteriori strati di mediocrità e incompetenza a un film già naufragato. Le sequenze sono girate con staticità disarmante e ogni scena sembra soltanto una ripresa di prova, senza dinamismo e fluidità; la fotografia è la stessa di un documentario sulla crisi energetica: si crea un’atmosfera inutilmente cupa che stanca dopo il primo quarto d’ora (se si è fortunati). La colonna sonora è un’altra deludente aggiunta a questa misera produzione: le tracce musicali sembrano essere state selezionate casualmente da una playlist di musica per ascensore, senza alcuna considerazione per il tono o il contesto delle scene. Invece di enfatizzare l’azione o creare atmosfera, la musica serve solo a far cadere lo spettatore in un torpore ancora più profondo, se possibile.
In un’epoca in cui il cinema dovrebbe spingere i confini della creatività e dell’innovazione, questo film sembra essere stato concepito con l’unico scopo di testare la resistenza dello spettatore alla noia estrema. Si potrebbe pensare che dopo decenni di produzioni cinematografiche, gli autori avrebbero imparato qualcosa sull’arte di raccontare storie, ma Il Fabbricante di Lacrime dimostra esattamente il contrario.
In definitiva, se siete alla ricerca di un film che vi intrattenga e emozioni per un’ora e mezza, Il Fabbricante di Lacrime non è certo la scelta giusta. Evitatelo come la peste, a meno che non siate alla ricerca di un sonnifero alternativo o di una lezione pratica su come non si fa cinema.
Il Fabbricante di Lacrime (id.)
Regia: Alessandro Genovesi
Distribuzione: Italia 2024 (col.,105’)