Il giorno più felice della mia vita è quello che deve ancora venire – Maid (USA, 2021)

del prof. Lucio Celot

Dopo American Rust (ne abbiamo già parlato qui), un altro intenso scorcio d’America visto dall’altra parte del sogno americano, quella di chi sprofonda nel buco nero della violenza domestica, della depressione, della povertà e dell’assistenzialismo statale prima di potere rinascere alla luce di un’esistenza dignitosa e dell’affermazione di sé e dei propri diritti di donna e cittadina.

Tratta dal memoir di Stephanie Land Maid: Hard work, low pay and mother’s will to survive, la miniserie Maid (disponibile su Netflix) racconta una storia di lotta e determinazione umana e sociale, la cui giovane protagonista, Alex (Margaret Qualley), è costretta a fuggire nel cuore della notte insieme alla figlioletta Maddie dalla casa dove vive col compagno Sean, alcolista violento e dominatore. Da qui in poi Alex, a soli venticinque anni, si trova sola, disoccupata e senza possibilità di fare affidamento né sulla madre Paula (un’esuberante Andy McDowell, nella vita reale madre della Qualley), una pseudo-artista scombinata, anarcoide e bipolare che passa da un amante all’altro, né tantomeno sul padre, a sua volta marito violento abbandonato da Paula anni prima. Alex, legata alla piccola Maddie (Rylea Whittet, una bambina di due anni semplicemente deliziosa) da un legame fortissimo ed esclusivo, inizia la sua personale odissea entrando in una casa-rifugio dove conosce la responsabile Denise, un’anziana donna di colore sopravvissuta a violenze domestiche che diventerà sua mentore e guida; per pagare l’asilo alla figlia inizia a lavorare come domestica (da qui il titolo del memoir e della serie) ma non rinuncia alla propria passione per la scrittura: anche al termine di giornate faticosissime e frustranti, Alex trova la forza per trascrivere su un quaderno le proprie impressioni di osservatrice delle vite e delle case altrui (“la casa-porno”, “la casa della stronza” e via di seguito). Posseduta da una determinazione quasi sovrumana ad uscire dalla disperata condizione in cui è precipitata, Alex dovrà anche affrontare le vicende giudiziarie in cui la trascinerà l’ex compagno, supportata però dall’insperato aiuto di una delle sue ricche datrici di lavoro. L’ammissione al college per seguire un corso di scrittura creativa consentirà finalmente a Alex di lasciarsi alle spalle i propri fantasmi e ricominciare una vita con l’amata figlia.

Dramma intenso, emozionante e struggente (anche grazie alla performance della Qualley), Maid ritrae, nei suoi dieci episodi, una galleria di personaggi, maschili e femminili, che devono fare i conti con il proprio passato e con quello di chi ne ha condizionato drammaticamente il presente. Così, Alex si trova suo malgrado a rivivere e reduplicare l’esperienza della madre Paula, vittima della violenza del marito Hank, un uomo che sembra avere percorso la strada della redenzione ma che si rivelerà incapace di aiutare la figlia in un momento importante della vicenda; lo stesso Sean, alcolista dall’età di nove anni, porta con sé lo stigma di una madre che gli ha attaccato il demone del bere e che gli impedisce di essere un buon padre. Terapie di gruppo e riunioni di autocoscienza non mancano in una narrazione che si distingue per una forte impronta realista, forse anche eccessiva nell’accumulare la serie di sventure che si abbattono sulla testa dell’indomita Alex (incidenti stradali, licenziamenti, incomprensioni nelle relazioni sociali, sfratti, appartamenti ammuffiti e chi più ne ha…), mossa dalla volontà ferrea di riprendere gli studi e assicurare un futuro alla figlia. Non manca nemmeno l’asfissiante e kafkiana burocrazia americana, incarnata dalle decine di moduli che Alex deve compilare ad ogni tappa delle sue peregrinazioni nel sistema assistenziale degli USA, che sono al contempo una drammatica e solitaria discesa nell’abisso della povertà e della marginalità.

Racconto edificante pur nella sua crudezza, Maid assume il carattere di un trattato sociologico nel rappresentare le contraddizioni e le sperequazioni della società civile americane su cui si regge e da cui si dipana la trama: valga, tra tutte, la relazione complessa che si instaura tra Alex e Regina, ricca avvocatessa, proprietaria di una splendida villa su un’isola, madre frustrata, separata e delusa dal matrimonio che, fortunatamente per Alex, non è poi così “stronza” come sembrava all’inizio.

Ritratto dolceamaro dell’America (e dell’occidente) di oggi, Maid lascia comunque spazio alla speranza di una possibilità di riuscita per chi, come Alex, è motivato da tenacia e determinazione (il giorno più felice della mia vita è quello che deve ancora venire, dice Alex durante un circle time nella casa-rifugio): forse, il sogno americano non si è ancora del tutto tramutato nel peggiore degli incubi. Il sorriso di Alex, la sua dolcezza, la sua onestà e la sua forza sono lì a ricordarcelo.

 

Maid (id.), USA 2021

Stagione 1 (ep.1-10)

Distribuzione: Netflix

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