C’era una Casablanca anche a Marsiglia – Transatlantic (USA, 2023)
del prof. Lucio Celot
Tutti conoscono, anche se non l’hanno mai visto, Casablanca di Michael Curtiz (1942), la storia di Rick e del suo Rick’s Café Américain, il locale nella città sull’Atlantico del Marocco francese dove, durante la seconda guerra mondiale, si giocano i destini del triangolo amoroso più famoso della storia del cinema, quello tra lo stesso Rick (Humphrey Bogart), l’americano cinico e freddo, dal passato oscuro, proprietario del locale, la sua ex amante Ilsa (Ingrid Bergman) e Victor Laszlo, il marito di Ilsa, importante esponente dell’opposizione europea al nazismo.
A Casablanca, sotto il governo della Francia collaborazionista di Vichy, fuggono espatriati, apolidi, ebrei e avventurieri di tutta Europa per ottenere un visto (le “lettere di transito” attorno alle quali ruota la trama del film) che consenta di raggiungere Lisbona e da lì prendere un volo o una nave per l’America. Nel locale di Rick si fanno traffici più o meno leciti, complice la polizia francese corrotta che ha tutto l’interesse a chiudere un occhio. Poi, inaspettata, giunge a Casablanca Ilsa…e la dimensione privata delle esistenze dei protagonisti deve fare i conti con la tragedia che si sta abbattendo sul mondo intero.
Se la vicenda di Casablanca è del tutto finzionale, Transatlantic, che al film di Curtiz si ispira, prende invece spunto da una storia vera, quella dell’Emergency Rescue Committee, un comitato voluto da Eleanor Roosevelt, la first lady americana durante gli anni della seconda guerra mondiale, con sede a Marsiglia, finalizzato a favorire (con tutti i mezzi, anche quelli meno ortodossi) l’espatrio dalla Francia di Vichy di ebrei, artisti, intellettuali e scrittori perseguitati dai nazisti. Varian Fry, giornalista laureato a Harvard, già testimone a Berlino delle efferatezze dei nazisti, e Mary Jayne Gold, una bella e ricca ereditiera americana, aiutarono circa 2000 persone a lasciare Marsiglia per Lisbona: tra questi, Max Ernst, Hannah Arendt, Marc Chagall, Marcel Duchamp, André Breton, lo sfortunato Walter Benjamin. Nell’adattare allo schermo il romanzo di Julie Orringer Flight Portfolio, Anne Winger, l’autrice della serie, ha scelto di raccontare la storia adottando un registro misto e “leggero” che ha messo assieme un period-drama molto accurato nella ricostruzione d’ambiente con dialoghi e situazioni che ricordano la sofisticated comedy e la screwball comedy americane degli anni ’30 e ’40 con un pizzico di spy-story.
La struttura della narrazione è corale, anche se i personaggi che reggono la storia, tanto nella serie quanto nella realtà di ottant’anni fa, sono pochi: Varian Fry, il giornalista responsabile dell’ERC a Marsiglia, attentissimo a rispettare, almeno formalmente, il neutralismo degli USA nei confronti del regime di Vichy; Mary Jayne Gold, una ricchissima ed emancipata americana che utilizza il proprio fondo fiduciario per finanziare le attività del comitato (come l’acquisto di passaporti falsi al mercato nero); Albert Hirschman, rifugiato ebreo laureato in economia di cui si innamora, ricambiata, Mary Jayne; Paul Kandjo, il concierge di colore dell’hotel dove ha sede il comitato, organizzatore di una resistenza armata contro i nazisti e pronto alla lotta contro ogni forma di imperialismo; Lisa Fittko, attivista politica che accompagna gli espatriati lungo i Pirenei per farli giungere in Spagna. Fanno da contorno, oltre al console americano a Marsiglia, che non solleva un dito per aiutare il comitato, gli intellettuali e gli artisti che Fry e la Gold riescono a nascondere in una villa fuori Marsiglia di proprietà di una spia al servizio degli inglesi, Thomas, amante di Varian: spiccano Bréton, la Arendt (sempre con libri sottobraccio e sigaretta in bocca), l’estrosità di Ernst che organizza una festa in maschera per il suo compleanno (nell’episodio 03), i testardi coniugi Chagall che non vorrebbero abbandonare la Francia.
Come a Casablanca, anche a Marsiglia pubblico e privato si fondono e confondono in un nodo inestricabile, che può essere sciolto solo a costo di decisioni e sofferenze personali che, tuttavia, appaiono inconsistenti di fronte all’orrore della guerra, dell’antisemitismo, delle deportazioni; e così come nel film di Curtiz, nell’ultimo colloquio con Ilsa, Rick dice espressamente che “i problemi di tre piccole persone non contano in questa immensa tragedia”, in Transatlantic il finale agrodolce della storia d’amore tra Albert e Mary Jayne ribadisce la superiorità etica di una scelta di vita all’insegna dell’impegno politico attivo. Nell’ultima sequenza, Albert e Paul, in auto, vanno incontro al proprio destino di lotta e ad un sogno di libertà, ognuno con un pesante fardello di perdite, lutto, dolore: e si capisce che anche per loro, come per Rick e il capitano Renault nella nebbia dell’aeroporto di Casablanca, “potrebbe essere l’inizio di una bella amicizia”.
Transatlantic (id.), USA 2023
Stagione 1 (ep.1-7)
Distribuzione: Netflix