Crisi Russia-Ucraina, storia di un conflitto

di Francesca Tierno (I F)

Per comprendere a fondo l’invasione russa in Ucraina, è necessario contestualizzarla in un quadro più ampio. L’Ucraina è un paese formato da tante etnie, lingue e religioni. Si potrebbe dire che l’Ucraina è divisa a metà, proprio dove passa il fiume Dnepr: a ovest, è più legata all’Europa occidentale mentre a est è più legata alla Russia. In realtà, lo stesso presidente Putin affermava, in un saggio pubblicato nel luglio 2021 dal titolo “Sull’unità storica dei russi e degli ucraini”, che russi, ucraini e anche bielorussi appartengono allo stesso popolo proprio perché discendono dalla “Rus di Kiev”, cioè una monarchia fondata nel nono secolo da tribù finniche, slave e baltiche. Quest’entità comprendeva parte del territorio ucraino, russo (occidentale) e bielorusso. Questo concetto è stato ribadito negli ultimi giorni da Putin per sostenere che l’Ucraina è storicamente parte della Russia. Perciò, la cultura russa nasce nell’attuale Ucraina ed è il principe Vladimiro di Kiev a convertirsi al cristianesimo, avviando il percorso della Chiesa Ortodossa Russa. Ucraina significa “sul confine” (u krajna), ed è in effetti ciò che ha sempre rappresentato e che continua a rappresentare oggi. 

1)Il traffico di macchine che provano a scappare dall’Ucraina  2) L’esplosione da Kiev da fonti presidenziali  3) Zelensky con i soldati Ucraini  4) I cittadini Ucraini si rifugiano dai bombardamenti  5) I cittadini Ucraini aspettano il pullman per scappare  6) La mappa dell’Ucraina

Per poter parlare della crisi in atto, è necessario fare un salto indietro, fino al 1917. Dopo la caduta dell’Impero zarista, i bolscevichi creano la Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa (RSFSR), ma già all’epoca le volontà di autonomia di alcuni territori costituivano un problema difficile da gestire. L’Ucraina infatti si dichiara indipendente, contrariamente al volere di Lenin e Stalin, e chiede aiuto all’Impero tedesco, che caccia i bolscevichi e istituisce un governo fantoccio. Dunque, il primo significativo conflitto, che termina nel 1919, ha luogo proprio in Ucraina. 

Nel 1922, quando nasce l’URSS, la Repubblica Socialista Sovietica Ucraina è uno dei paesi fondatori. Negli anni ’30, le spinte autonomiste continuano e Stalin sfrutta la carestia – “Holodomor” – provocata dalla collettivizzazione delle terre per tenere in scacco la popolazione ucraina. L’Ucraina soffre enormemente questo colpo, in quanto riserva di grano per tutto il regime.

Siamo alla fine della Seconda guerra mondiale, e l’URSS risiede tra i vincitori. L’Ucraina ottiene un’espansione dei suoi territori verso occidente, proprio per “merito” di Stalin, prima fautore di un’enorme crisi e ora protettore del territorio ucraino. 

Dopo la morte di Stalin nel 1953, gli succede Nikita Chruščëv, che “dona” la Crimea all’Ucraina per festeggiare “i 300 anni di amicizia tra Ucraina e Russia”. È questo il pretesto su cui Putin ha fatto affidamento quando ha parlato di “ingiustizia storica”, per cui, nel 2014, ha scelto di invadere la Crimea per annetterla alla Russia.

L’Ucraina è ribaltata di nuovo sullo scenario internazionale nel 1986, quando si verifica il disastro di Chernobyl, su cui l’URSS sceglie di tacere. A causa di ciò, il legame tra Kiev e Mosca si fece più teso. Nell’ottobre del 1990, in un clima di forte tensione, nasce la ‘Rivoluzione sul granito”, movimento di protesta guidato dagli studenti che aprirà la strada per l’indipendenza dell’Ucraina, cosa che finalmente avviene il 24 agosto 1991 e definitivamente sancita con un referendum il 1º dicembre dello stesso anno.

Un tema critico era costituito però dai 1900 ordigni nucleari lasciati sul suolo ucraino, che attraverso diversi accordi politici e territoriali nel 1994 vengono riconsegnati al Cremlino. 

Intanto, in questi anni molti paesi dell’Europa orientale si uniscono alla NATO (Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord) e anche l’Ucraina nel 2002 esprime la volontà aderirvi. 

In seguito ai brogli elettorali del 2004 favoriti dal Cremlino per eleggere alla presidenza dell’Ucraina Viktor Janukovyč – russofilo – e all’avvelenamento del suo avversario politico Viktor Juščenko, il popolo dà il via alla “Rivoluzione Arancione”, rivoluzione che si conclude con l’annullamento delle elezioni da parte della Corte Suprema e lo svolgimento di nuove elezioni, che hanno come vincitore Juščenko.

Nel 2010, Janukovyč riesce nel suo intento: vince le nuove elezioni presidenziali e sospende l’accordo di associazione dell’Ucraina con Bruxelles, bloccando il processo di avvicinamento all’Unione Europea.

La crisi precipita drasticamente con la “Rivoluzione della dignità” (novembre 2013-febbraio 2014), proteste pro-europee a seguito delle quali Janukovyč è costretto alla fuga. A questo punto, Putin reagisce inviando in Crimea 20 mila soldati per difendere il popolo russofono del Donbass. Inoltre, a seguito di un referendum svoltosi senza il consenso di Kiev e dichiarato nullo da molte nazioni, la Crimea è annessa alla Russia. Nel 2015, Mosca e Kiev firmano un cessate il fuoco detto ‘Accordo di Minsk 2” (il primo era fallito), quest’ultimo però non è mai stato completamente implementato o rispettato. 

È nel 2014 che nell’Ucraina orientale infuria la guerra tra governo centrale e separatisti filorussi, che dichiarano l’indipendenza delle repubbliche di Doneck e Lugansk, nella regione del Donbass, e che Putin ha riconosciuto ufficialmente lo scorso 21 febbraio, nell’immediata vigilia dell’invasione.

La crisi si riapre quando viene eletto come presidente nel 2019 Volodymyr Zelens’kyj, filo-europeista. Si riaccende il timore di Putin che l’Ucraina possa entrare a far parte della NATO, che già include Repubblica Ceca, Ungheria, Polonia, Bulgaria, Estonia, Lettonia, Lituania, Romania, Slovacchia, Slovenia, Albania, Croazia, Montenegro e Macedonia del Nord, paesi appartenenti alla vecchia sfera di influenza sovietica. Putin valuta che se anche l’Ucraina aderisse al Patto Atlantico, si troverebbe nella condizione di essere “accerchiato” ed è proprio per questo motivo che nel 2021 invia una lista di richieste alla NATO: fermare l’espansione verso est dell’Organizzazione, negare l’ingresso all’Ucraina e ritirare le truppe dai paesi soprelencati, richieste che vengono respinte dagli Stati Uniti e dalla NATO stessa. 

All’inizio del 2021, Putin comincia a muoversi militarmente inviando 190 mila soldati russi lungo i confini con l’Ucraina e alle proteste dell’Occidente risponde che è libero di muovere le truppe all’interno del territorio russo. 

La situazione è rimasta tale fino al 24 febbraio 2022, quando inizia la vera e propria invasione dell’Ucraina, nonostante i colloqui tenuti nelle ultime settimane con Macron, con Biden, con la UE. Kiev viene bombardata, soprattutto ad est in direzione dell’aeroporto. Altre esplosioni sono avvenute a Kharkiv, Kramatorsk, Dnipro, Mariupol, Odessa e Zaporizhzhia. 

Putin pronuncia un altro terribile discorso nella stessa giornata, giustificando quest’atteggiamento sotto diversi profili: uno storico, ribadendo il legame della Russia e dell’Ucraina e dichiarando il suo intento di avviare una “denazificazione” dell’Ucraina attraverso questa “speciale operazione militare” e minacciando poi che chiunque interferirà, pagherà conseguenze gravissime. 

Sembrano scenari da Seconda guerra mondiale, e ci spaventano moltissimo. È il momento di stringerci alla popolazione ucraina, che paga con la vita questa invasione. Vediamo foto di persone ammassate nelle metropolitane, di macchine che cercano di fuggire da Kiev, di padri e giovani disperati che devono lasciare le proprie famiglie per unirsi ai combattimenti. Come scrive Francis Fukuyama su American Purpose: “L’Ucraina è una vera democrazia liberale, anche se in difficoltà. La popolazione è libera, in un modo in cui i russi non lo sono. Possono protestare, criticare, mobilizzarsi e votare. Per questo Putin vuole invadere l’Ucraina: la vede come una parte integrante della Russia, ma soprattutto ne teme la democrazia che può proporre un modello ideologico alternativo per il popolo russo.”

Un pensiero su “Crisi Russia-Ucraina, storia di un conflitto

  • 26 Febbraio 2022 in 20 h 26 min
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    Ottima analisi, obiettiva ed esaustiva

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