25 Novembre, giornata contro la violenza sulle donne: l’incredibile storia delle coraggiose sorelle Mirabal
di Monica Gatta (IIIF)
Oggi 25 novembre 2022 è la giornata internazionale contro la violenza sulle donne, fissata il 25 proprio in ricordo del brutale assassinio delle tre sorelle Mirabal.
Ogni anno il 25 novembre si celebra giornata internazionale contro la violenza sulle donne e il femminicidio. Quella del 25 novembre non è una data scelta a caso dall’ONU: ricorre infatti l’anniversario dell’assassinio delle sorelle Mirabal, tre coraggiose donne rivoluzionarie, che furono massacrate nel 1960. In una foto degli anni ’50 le sorelle Mirabal appaiono forti, sorridenti: Patria Mercedes, María Argentina Minerva e Antonia María Teresa sono le tre sorelle uccise brutalmente il 25 novembre del 1960 dal regime del dittatore Trujillo a cui loro avevano tentato di opporsi.
La trentennale dittatura di Trujillo sulla Repubblica Dominicana viene considerata una delle più dure dell’America Latina: dal 1930 al 1960 si calcola che furono uccise più di 50.000 persone. Le sorelle Mirabal provenivano da una famiglia benestante che era stata espropriata dei suoi beni dal regime; erano donne colte e decisero di organizzarsi per combattere contro le atrocità commesse da Trujillo. Insieme ai loro mariti diedero vita al “Movimento 14 giugno”, gruppo politico di opposizione clandestina che prese piede in tutto il paese. Ma i membri che ne facevano parte vennero perseguitati e molti incarcerati, comprese le sorelle Mirabal e i loro coniugi. Le donne furono poi liberate ma uccise brutalmente in un agguato: mentre si recavano in macchina a visitare i loro mariti nella prigione di Puerto Plata, l’auto fu fermata dal Servicio de Inteligencia Militar, le passeggere fatte scendere e, condotte in una piantagione di zucchero, furono uccise a bastonate. I cadaveri furono poi rimessi in macchina per simulare un incidente al quale però nessuno credette. Nonostante la censura imposta dal regime di Trujillo, fu subito chiaro che le sorelle Mirabal erano state uccise e molte coscienze si scossero. La figura di Trujillo iniziava a tramontare e la dittatura a scricchiolare: anche gli Stati Uniti, che lo avevano appoggiato fino a quel momento, smisero di proteggerlo dopo il suo tentativo di far assassinare il presidente del Venezuela Betancourt, contrario alla sua dittatura.
Quando a Minerva Mirabal dicevano che Trujillo l’avrebbe fatta ammazzare, lei rispondeva: “Se mi ammazzano, tirerò fuori le braccia dalla tomba e sarò più forte”. La promessa di Minerva si è realizzata: dall’assassinio delle sorelle Mirabal la dittatura di Trujillo ha iniziato a vacillare. Qualche mese dopo il dittatore venne assassinato e finalmente si tennero le prime elezioni libere dall’inizio della dittatura.
Purtroppo da quel lontano novembre del 1960 tantissime saranno le donne uccise. Ogni 72 ore in Italia una donna viene uccisa da una persona di sua conoscenza, solitamente il suo partner, e continuano le violenze omolesbotransfobiche. Più dell’80% delle violenze avviene all’interno della sfera domestica, violenze di tipo psicologico, fisico, economico. 88 vittime ogni giorno, una donna ogni 15 minuti.
Violenza è un sorriso complice, una risata ad una battuta che battuta non è, non può e non deve essere. Violenza sono le nostre scarse e in fondo poco convinte prese di posizione in tante occasioni, le nostre reazioni di fronte a canzoni o titoli di giornale che in un qualsiasi paese civile griderebbero vendetta e che invece da noi vengono accolti con un benevolo sorriso, una solidale pacca sulla spalla. Quasi 1 persona su 4 ritiene, nel nostro paese, che un modo di vestire succinto possa provocare una violenza sessuale. Quasi il 40% pensa che, se una donna lo vuole davvero, è in grado di sottrarsi a un rapporto non consensuale. Quasi 15% crede che se una donna subisce uno stupro quando è ubriaca o drogata sia in parte responsabile. Non ci stancheremo mai di ripeterlo: quella che serve è una rivoluzione culturale che riconosca il ruolo della donna nella vita e nel lavoro, che rifiuti il concetto di ogni discriminazione e violenza, non solo quella fisica, non solo quella urlata, non solo il 25 novembre.
Minerva, Maria Teresa e Patria Mirabal venivano uccise in quel lontano 25 novembre di tanti anni fa per le loro idee politiche e perché reputavano un dovere l’esporsi per sostenerle. Venivano uccise perché la loro sfrontata femminilità, il loro modo di essere donne irritava il regime. Frequentavano l’università, guidavano la macchina, partecipavano a riunioni politiche, erano belle, libere, colte, indipendenti. Avevano delle idee non stereotipate e non avevano paura di esprimerle, per questo il regime scelse di farle tacere. È accaduto, sta accadendo, impegniamoci – tutt* e tutti – perché non accada più. Tutt* e tutti, tutti i giorni, anche – ma non solo – il 25 novembre.