AI e diritti umani
Di Maria Marinaro (3A)
L’uomo, sin dall’antichità, ha ricercato la tecnologia, dando vita a dei processi naturali di trasformazione per adattare l’ambiente alle proprie esigenze: Prometeo, infatti, ha rubato proprio il fuoco, strumento di progresso per l’intera umanità.
Con il passar del tempo, però, il concetto di “τέχνη” è profondamente mutato ed oggi con il termine tecnologia si intende l’utilizzo, nei vari settori della vita, di conoscenze tecnico-scientifiche avanzate.
E’ in questo ambito che va inserita l’Intelligenza Artificiale: una tecnologia informatica che attraverso algoritmi matematici arriva a simulare i processi dell’intelligenza umana.
I sistemi di Intelligenza Artificiale riescono a processare enormi quantità di dati, usando correlazioni e modelli usati per fare previsioni, e comprendono l’elaborazione del linguaggio naturale, il riconoscimento vocale e la visione artificiale. La programmazione dell’intelligenza artificiale è quindi in grado di fornire ad un robot capacità di “calcolo” che gli permettono di compiere operazioni e ragionamenti complessi che fino a qualche anno fa erano caratteristiche della sola mente umana.
E’ proprio questa “rivoluzione scientifica” che spaventa l’uomo, il quale è convinto che all’origine delle nuove tecnologie vi sia un vero e proprio “complotto” ordito per sostituire l’uomo con una “macchina pensante e parlante”, che è capace di svolgere le mansioni umane, finendo così con il ridurre anche posti di lavoro. Eppure se ogni uomo andasse più in profondità, senza soffermarsi all’apparenza ingannevole delle cose, si renderebbe conto che l’Intelligenza Artificiale rappresenta un importante strumento di progresso, non solo a livello tecnologico, ma anche sociale.
L’Intelligenza Artificiale può avere molteplici applicazioni e riguardare diversi ambiti, la “macchina”, ad esempio, è capace di svolgere attività meccaniche e ripetitive che specifiche professioni implicano e che sono alienanti per un essere umano, che può invece svolgere incarichi caratterizzati da una maggiore creatività. L’Intelligenza Artificiale può trovare applicazione anche nel semplice ambito domestico con sistemi di Smart Home per rendere la casa domotica: sistemi che sono capaci di regolare umidità, luminosità, temperatura in base alle abitudini degli utenti mediante l’utilizzo della voce come input.
Nell’ultimo anno, poi, è stata ideata da una società Statunitense, una nuova piattaforma, che si è diffusa rapidamente in tutto il mondo e che ha oltre 1 milione di utenti al giorno.
La piattaforma è la “ChatGPT” che è capace di procedere alla stesura di testi, all’elaborazione di immagini ed a fornire risposte in tempo reale, utilizzando il linguaggio naturale. A marzo del 2023, però, la piattaforma è stata bloccata dal Garante della Privacy perché il suo sistema ha provveduto alla raccolta illecita di dati personali degli utilizzatori. L’Intelligenza Artificiale ha, infatti, tanti aspetti oscuri, si radica nella società e si espande sempre di più nella vita di ognuno di noi come una malattia asintomatica, di cui non avvertiamo gli effetti fino a quando non raggiunge gli angoli più reconditi della nostra esistenza, modificandoli.
Siamo diventati dipendenti dalle tecnologie al punto tale da rendere la macchina il nostro “diario segreto”, custode delle informazioni più intime, ma così facendo noi stessi ci rendiamo artefici della grave violazione di alcuni diritti umani quale il diritto alla riservatezza, alla Privacy. E’ invece necessario che la tecnologia non leda i diritti essenziali della persona, diritti costituzionalmente riconosciuti, che servono a garantire e tutelare l’uomo, la sua dignità e la sua libertà di agire, di pensare e di esprimere le proprie idee ed opinioni. Se così non fosse la tecnologia si trasformerebbe da strumento di progresso a strumento di regresso sociale, da espressione di evoluzione scientifica e sociale a causa di involuzione.
Agli inizi del Novecento, il filosofo Hans Jonas ben riconosceva che l’innovazione può diventare pericolosa per l’essere umano, definendo, infatti, illecita la clonazione, in quanto è assolutamente errato imporre determinate caratteristiche all’essere umano privandolo della libertà individuale di espressione e di autodeterminazione.
Nel romanzo “la Coscienza di Zeno” l’immagine della tecnologia come ordigno mortale, capace di distruggere il Cosmo, è una visione molto attuale, che finisce con il rappresentare la tecnologia come una minaccia alla stessa immagine dell’essere umano, riconoscendola come “opposizione alla funzione pensante” .
In realtà, quella che stiamo vivendo è un’epoca di grandi cambiamenti, dove lo sviluppo delle nuove tecnologie sta avendo un grande impatto in tutti i settori della nostra vita, finendo con lo stravolgerla. L’uomo, pigramente, arriva al punto di utilizzare la “tecnologia” per semplificare la sua esistenza , utilizzandola come surrogato della sua forza intellettiva, per raggiungere, con il minor sforzo, la massima potenza, ma così facendo l’essere umano finisce con il diventare dipendente della tecnologia stessa. L’individuo è alla continua ricerca della macchina più moderna, capace di “sollevarlo” dalle preoccupazioni e responsabilità che lo attanagliano.
Io, però, ritengo che questo approccio al progresso tecnologico, all’Intelligenza Artificiale, sia sbagliata, in quanto sono le difficoltà ad “aguzzare l’ingegno”, divenendo quindi parte integrante del nostro vivere e necessarie per la crescita personale di ognuno di noi.
Farsi sostituire da un “robot” non può certo rappresentare la soluzione ai problemi dell’umanità.
Eppure l’uomo con l’avvento della società di massa ha iniziato a condurre una vita finalizzata alla perfezione, in cui ciò che conta è dare prova della propria “apparente” efficienza.
Nella società attuale i ruoli si sono invertiti ed è l’uomo che cerca di emulare la macchina, perseguendo unicamente il mito del successo individuale; si è così diffusa un’idea omogenea di felicità che è espressione di un “sistema di pensiero” dal quale nessuno ha la “forza” ed il “coraggio” di allontanarsi .
Tutto questo, come afferma Pier Paolo Pasolini, è frutto di una mutazione antropologica che ha messo a tacere l’inconscio, sede delle passioni e dei traumi, portando ad un accrescimento egoico dell’individuo. L’espansione dell’ego genera gravi catastrofi, non solo a livello individuale, come narcisismo ed egoismo, ma anche al livello collettivo come l’antisemitismo, il razzismo e la guerra, di cui abbiamo paura, tanto nel passato quanto al giorno d’oggi.
L’essere umano ha, dunque, il dovere morale, intellettivo e sociale, di dare voce al proprio inconscio, e di “utilizzare” gli strumenti evolutivi tecnologici per crescere e non per “annullare” le sue capacità ed il suo pensiero.
Come scriveva Quinto Orazio Flacco “Est modus in rebus”: è necessario mantenere la moderazione in ogni aspetto dell’esistenza, senza eccedere, poiché il superamento del limite non è benefico e può diventare nefasto.
E’ sicuramente impossibile eliminare l’Intelligenza Artificiale in quanto parte integrante ed essenziale dell’odierno tessuto sociale, ma ciò che l’uomo può fare è sfruttare il progresso per giovamento personale, bisogna cavalcare l’onda, stando attenti a non farsi travolgere da essa. La tecnologia diventa strumento di “progresso” quando viene validamente utilizzata per accrescere il nostro sapere. E’ la conoscenza che ci rende “esseri liberi e pensanti”, ma l’uomo deve essere stimolato dal desiderio del sapere, superando la sua “area di comfort”.
Ognuno di noi deve trovare il coraggio di affrancarsi dall’idea di poter delegare ad una “macchina” le proprie attività, addirittura anche il “pensare”. Solo se stimolati dal “fuoco della conoscenza” possiamo vincere la noia esistenziale e diventare vero punto di cambiamento di un mondo che rischia di andare alla deriva sociale e dove l’ignoranza regna sovrana.
Bellissimo documento per articolazione e profondità, grazie !