“Doo-Wops & Hooligans”: l’immortale album di debutto di Bruno Mars

di Francesca Pia Piantarosa IG

Considerato dalla critica mondiale come l’erede del re del pop Michael Jackson, Bruno Mars è senza dubbio uno dei nomi più celebri dell’industria musicale internazionale, con 50 milioni di ascoltatori mensili su Spotify e 68 premi musicali vinti nell’arco dei suoi dodici memorabili anni di carriera. C’è da dire che Pete Jene Hernandez (nome anagrafico del cantante) inizia ad esibirsi già all’età di quattro anni, con la sua famiglia nella band “The Love Notes” e a sette recita il ruolo di un giovanissimo Elvis Presley nel film del ’92 “Mi gioco la moglie…a Las Vegas” con Nicolas Cage, ma sarà solo dal 2010 che il mondo inizierà a parlare di lui e a riconoscerlo con il suo nome d’arte. In quell’anno infatti co-scrive e produce la hit “Right Round” del rapper Flo Rida, ma non solo: collabora con B.o.B, altro pezzo forte della scena rap statunitense, per la canzone “Nothing On You” e con Travie McCoy, leader dei Gym Class Heroes, per “Billionaire”, ma soprattutto si dedica alla sua carriera solistica e rilascia il primo album in studio, che compie 12 anni proprio oggi!

Il titolo del progetto, “Doo-Wops & Hooligans”, può essere considerato come un riferimento al padre del cantante: il doo-wop è uno stile vocalico derivato da influenze R&B e Rock’n’Roll con cui egli si esibiva e che ha trasmesso al figlio negli anni della sua formazione artistica, mentre il termine hooligan (letteralmente traducibile come “teppista”) era utilizzato da lui proprio per definire l’animo turbolento del giovane astro nascente della pop industry. Ci troviamo davanti ad un album audace, grintoso, che ha messo in ginocchio la critica nel tentativo di inquadrare Mars in un solo genere definito; ogni canzone è delineata ad hoc sia dal punto di vista melodico che tematico. Gli esempi più incalzanti della versatilità del cantante sono forniti da due singoli: il primo estratto “Just the Way You Are” e la traccia di apertura “Grenade”, i due brani più venduti a livello globale nel 2011. La prima è un invito ad essere se stessi, poiché l’amore ci permette di apprezzare una persona non per il suo aspetto ma per il suo essere, la seconda invece una ballad pop che tratta di una relazione finita e di ciò che il cantante farebbe per la sua ormai ex ragazza. Per non parlare poi della malincolica “Talking to the Moon” (che presenta anche una versione acoustic nell’edizione deluxe) dedicata ad un caro scomparso, oppure dell’inno all’amicizia “Count on Me” e della spensierata “The Lazy Song”, entrambe dalle influenze reggae e hawaiane, o della dolcissima “Marry You”, brano doo-wop il cui testo ruota attorno ad una proposta di matrimonio nata improvvisamente, nella cui base si può distinguere chiaramente il suono delle campane in festa. Vorrei tanto citarle tutte, poiché ogni traccia è come una gemma preziosa incastonata impeccabilmente in una corona d’oro massiccio, ma mi limiterò a questi estratti che più di tutti hanno segnato un intero decennio di storia della musica contemporanea. Oggi conta oltre 6 milioni di vendite ed è certificato in 23 paesi, tra cui spiccano i sette platini ottenuti negli States e il doppio diamante nelle Filippine, dove l’album è attualmente alla nona posizione nella classifica dei più venduti di sempre.

Non si può negare dunque quanto “Doo-Wops & Hooligans” sia, nell’essenzialità delle sue 10 tracce (12 nella deluxe), un disco travolgente quanto immersivo, un debutto che non avanzava pretese eccessive se non quella di fungere da carta d’identità del suo creatore, divenuto grazie ad esso un’icona del panorama discografico statunitense a tal punto da essere paragonato ai suoi più grandi idoli, ma come disse lui stesso in un’intervista nel variety show TV Total: “C’è un solo Michael Jackson, come c’è un solo Prince, e come io sono il primo Bruno Mars”.

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