The Dark Side Of The Moon: 50 anni e “sentirli”
di Antonio Villone (IE)
Impossibile non conoscere i Pink Floyd, una delle band più famose di sempre formata dal cantante Syd Barrett (fino ad un certo periodo, dove lasciò la band per una sua alienazione), il geniale (a tratti dittatoriale) bassista e anche cantante Roger Waters, il chitarrista David Gilmour, il batterista Nick Mason e il tastierista Richard Wright.
Innovativi nei suoni e nei temi trattati, di album in album dimostrano sempre più maturità, partendo da un suono psichedelico, arrivando ad approcciarsi al progressive rock, fino a sfornare veri e propri capolavori come The Dark Side of The Moon, Wish You Were Here, The Wall e Animals. In occasione del suo 50esimo anniversario parleremo proprio dell’immortale The Dark Side of The Moon con la sua rinomatissima copertina, un raggio di luce bianca che va a disperdersi in vari colori seguendo un unico filo, proprio come l’album. Infatti, parte fondamentale dell’album è la sequenza dei brani. A introdurlo abbiamo l’insieme di suoni di “Speak to me” che va a collegarsi in modo a dir poco perfetto a “Breathe (in the air)”, malinconica ma melodica. Seguendo sempre lo stesso filo passiamo a “On the run” con il suo ritmo sperimentale che man mano aumenta fino a quando non esplode, facendo così partire “Time”. Questa traccia tratta un argomento da sempre studiato e trattato con particolare attenzione dai filosofi e dai poeti: la vita, la sua effimerità e inarrestabile fine che prima o poi prenderà tutti noi, lasciandoci all’ignoto. A questo brano segue la spettacolare tastiera di Wright accompagnata da una divina voce femminile che lascia la pelle d’oca. Dopo questa grande esperienza abbiamo una critica al capitalismo, grazie a “Money”: siamo dipendenti dal denaro e dal consumismo. “Us and them” è una critica alla guerra come ci dice Waters nel testo composto interamente da lui (“Us and them and after all we’re only ordinary men”). Segue “Any colour you like”, altra traccia strumentale che ci introduce la toccante “Brain damage”, dedicata all’ex cantante Syd Barrett che versava in cattive condizioni psicologiche, finendo per isolarsi in casa sua. Dulcis in fundo, per chiudere questo capolavoro, abbiamo “Eclipse” che riassume metaforicamente l’intero album: viene spiegato come non ci sia una parte oscura della luna, dal momento che essa stessa sia interamente scura e l’unico motivo per cui ci appare luminosa è per il sole.
Album consigliatissimo che aiuta ad esplorare nuovi orizzonti a livello sonoro e tematico, anche per trarre voi stessi le conclusioni che l’album vuole offrire.