Trentun giorni di terrore… Giochi e voci – Capitolo 8

di Alice Musilli (VH)

Pistoia,

Ethan, adottato dritto dall’America, era un giovane dai capelli corvini e gli occhi verdi, la pelle pallida e ciglia scure. Un tipo affettuoso e gentile, ma molto, troppo ingenuo

Era, purtroppo, affetto da schizofrenia, per cui non fu creduto quando ci spiegò quanto riportato di seguito.

 

Il giovane era andato con i suoi compagni di classe a villa Sbertoli, un ex manicomio, di sera, per provare quei brividi tanto desiderati dai giovani sbarbatelli e così incoscienti da giocare con cose come tavole ouija o tabula mortem.

Simone, uno dei suoi compagni, gli aveva chiesto di accompagnarlo ad esplorare una delle tante aule abbandonate. Ethan, a cui stava girando la testa, lo seguì comunque.

la struttura era magnifica ed imponente ed era difficile credere che fosse stato luogo di scene orripilanti e atti di violenza.

“guarda che figo” iniziò Simone indicando una cella dalla porta aperta.

Ethan, preso dalla curiosità, si avvicinò.

“credi che lì ci tenessero qualcuno? tipo una camera da letto?”

“Beh si, se era una cella” ora Ethan era entrato per osservare meglio, dando le spalle al compagno.

“ tu credi ai fantasmi?”chiese il castano.

“no…?”
“bene, allora non avrai problemi a stare qui no?”

 e chiuse la porta della cella, chiudendo il corvino al buio.

 

 

Ethan si girò di scatto, udendo la porta chiudersi.

Fissò sconvolto l’ombra del compagno che se ne andava sghignazzando.

“ S-Simone…???” il ragazzo si avvicinò alla porta, che però si era chiusa.

“SIMONE?!” urlò sbattendo i pugni sul ferro.

“SIMONE TIRAMI FUORI DA QUI! NON MI STO DIVERTENDO FAMMI USCIRE TI PREGO!”

I compagni al piano di sotto sghignazzavano, credendola una grande genialata, la loro marachella.

Peccato che le urla del giovane svegliarono qualcosa. O meglio, qualcuno.

 

Simone era rimasto al piano di sopra, Pierpaolo e Eugenio stavano provando a usare la tavola ouija. Le loro mani iniziarono a  spostarsi formando le lettere.

Pierpaolo rise, “ funziona! vediamo che dice! leggi fra”

“ L…I…B..E…R…A… aspetta”

“cosa?”
“ha detto ‘liberate”

“liberate?”
“B…R…U…T.T…I…..P…O…R…C…I…B…A…S…T.. oh!”
“cosa?”
“brutti porci bastardi?? siamo seri?!”

Eugenio cercò di togliere la mano, ma gli fu impossibile.

Non riuscivano a togliere le mani.

“oh madonna…” bestemmiò Eugenio quando premette così tanto la mano da iniziare a sanguinare.

Pierpaolo tremò quando sentì qualcuno bussare alle pareti.
“che sta succedendo…?”
“non lo so! non lo s-”
L’urlo di Simone gli fece alzare la testa. Eugenio sentì come un pugno prenderlo da sotto il mento, facendolo volare via.

Pierpaolo si allontanò, sentì delle mani fredde sulle sue spalle.

 

Simone aveva sentito un piano suonare, poi un urlo gli fece quasi perdere l’udito all’orecchio destro. Corse via, lasciando Ethan chiuso nella cella, da solo.

Mentre scappava sbatté la testa all’indietro. Non riusciva a staccarsi dal muro. sentì i capelli venirgli tirati vicino il muro e la palpebra gli fu alzata. Iniziò a sentire come un ago penetrargli fra il bulbo oculare e la palpebra. Strillò.

Il corvino stava piangendo per la paura, rannicchiato in un angolo.

Vide, in un angolo, un ragazzo in camicia di forza. la testa era decapitata e fluttuava sopra il collo spezzato.

Qualcosa lo stava toccando da sotto la maglia.Ethan mugolò per l’ansia, serrando gli occhi  pregando che tutte quelle allucinazioni finissero all’istante.

“ p-per favore basta…”
all’improvviso la sensazione sparì. Aprì gli occhi e vide che l’allucinazione era sparita.

Sentì una voce, un sussurro, vicino al suo orecchio destro.

“ che ci fai qui?”
“m-mi hanno chiuso qui…”
“chi?”
“i-i miei amici…”
“oh, io non li chiamerei amici, piccolè”
“c-chi sei..?” il giovane cercò di girarsi, ma non vi era nessuno.

“anzi-dove sei?”
“oh, io sono ovunque, qui” e la presenza ridacchiò.

“ s…sei morto qui…?”
“si. Sono stato ucciso in questa cella”
“ucciso?”
“violentato”

quell’affermazione fece gelare il sangue nelle vene di Ethan. Aveva avuto alcune allucinazioni prima, ma aveva preso i farmaci per impedirlo prima di avventurarsi nella struttura.

“ anche tu le senti?”
“che cosa?” chiese, girandosi verso un angolo, da cui sembravano venire le voce.

“le voci.” gli sembrò di vedere una fievole luce, una figura eterea che congiungeva le mani sul petto. Aveva dei vestiti semplici e trasparenti. “io ne sono tormentato da sempre.Per questo io sono stato chiuso qui”

“ti picchiavano?”

la figura rise, “oh, magari! molto peggio.”
“q…quanti anni avevi..?”
“15”
“15..?!”
“si. Uno psichiatra in particolare si divertiva a farmi del male. Una di queste volte non sono sopravvissuto. Sono morto avendo davanti quella faccia di cane”
“sei morto…?”
“morto durante una di quelle tante violenze. il mio corpo, indebolito dalla camicia bianca, non ha retto”
“oh…” Ethan sentì il voltastomaco mentre quella voce, di un giovane così vicino a lui, gli parlava.

“eri tu a fare..quei rumori?”
la figura ghignò. “ no. è stato Lui”

“Lui?”
“molti che son venuti qua lo hanno chiamato ‘poltergeist’, ma non so che significhi ad essere onesto”

Ethan sentì una mano liscia come la seta toccargli la guancia

“ sei bello, sai?”
“tu credi?”
“si, credo”
la mano gli prese completamente la guancia.

“sei freddo”
“lo so” anche l’altra guancia fu schiacciata dalla mano della presenza

“ hai paura?”
“no?”
“si risponde ad una domanda con un’altra domanda?”
“no…”
Ethan giurava di star sentendo del fiato caldo sul suo naso

Iniziò a sentire una forte sonnolenza.

“dormi?”
“no”

“coraggioso”
“lo so”
quei discorsi stavano perdendo senso. Le pareti iniziarono a spingere Ethan in avanti.

Il fantasma sussurrò per l’ultima volta al suo orecchio, “ fuggi finchè puoi” e la porta fu aperta dal fratello maggiore di Ethan, che corse ad abbracciare il fratello.

I 4 ragazzi tornarono alle loro case, i 3 birboni furono puniti, ma quando Ethan raccontò ciò che aveva visto, solo il fratello gli credette.

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