VOX CLAMANTIS IN DESERTO

di Elisabetta de Luca IC

Mio adorato amore,
forse ti starai domandando
perché questa lettera ora sia tra
le tue mani; forse ti starai
chiedendo perché proprio io te la
stia scrivendo. Beh, non ho una
risposta… Sai, sono innumerevoli
le cose che avrei da dirti, non mi
basterebbe un oceano di parole.
Vorrei solo farti capire una volta
per tutte cosa tu sia stato per
me, quanto io ti abbia amato e
quanto io continuerò ad amarti.
Sai, voglio che tu sappia che a
me non importa quanto io e te
non siamo mai riusciti a
comprenderci, a spiegarci, a
intenderci e delle volte nemmeno
a parlarci. È stato tutto un grande
errore, conoscerti, incontrarti e
amarti. Una sfortunata e
trascendente serie infinita di
coincidenze che hanno permesso
ai nostri destini di fondersi in
unʼunica storia.
Io ti amo e ti amerò ancora
perché ciò che sento per te non
lo proverò mai per nessun altro. I
tuoi silenzi, le tue angosce, le tue
preoccupazioni, i tuoi
atteggiamenti spesso
inspiegabili, le parole mai
comprese, mai chiare, ma
sempre perfette. I tuoi giorni
storti, le tue canzoni che non ho
mai saputo cantare e le tue
risposte che non hanno mai
risposto alle mie domande. Io ho
amato tutto questo, ho amato le
tue ansie, i tuoi tremori, le tue
paure e il tuo vuoto, ho condiviso
con te i silenzi più assordanti, e i
discorsi più insignificanti, quelli
che tuttavia hanno sempre
saputo colmare la mia esistenza
di significato. Ho amato parlarti
in un linguaggio sconosciuto al
resto del mondo, ho amato che tu
mi abbia condotto per gli universi
più straordinari che la mia mente
avesse mai potuto concepire. Ho
amato le tue stranezze, perché le
ho comprese tutte, e ho amato il
tuo nasconderti, perché ti ho
sempre ritrovato.
Ho capito di amarti davvero
quando mi incamminavo per il
mondo e comprendevo che
lʼunica cosa che desideravo
davvero con tutta me stessa era
scorgerti in mezzo a quella
opprimente e pazza folla. Ogni
mio gesto è sempre stato
finalizzato a incontrarti, ho
trascorso ogni giorno della mia
vita a cercarti instancabilmente
in mezzo al mondo, non ho mai
dato retta al mondo, non ho mai
tenuto conto del tuo essere così
solo, sfuggente, irraggiungibile.
Ho continuato a rincorrerti per
sempre, perché sei stato la mia
unica oasi nello sterminato
deserto della mia vita. Tu sei
stato tutta la mia vita e tutto il
mio universo, perché ogni cosa
attorno a me prendeva la tua
forma e la tua essenza. Tu mi hai
salvato, in tutti i modi in cui
qualcuno avrebbe potuto
salvarmi, sei stato il mio punto
fisso e la mia unica ragione per
continuare a sperare, la mia
unica goccia di luce nel buio della
notte nera priva di stelle. Cosa
importa che io per te non esista?
Cosa importa che io per te non
sia altro che unʼombra silenziosa?
Tu hai incantato la mia vita, lʼhai
smossa dalla sua oscurità, le hai
conferito un abbacinante bagliore
di speranza perduta. Il saperti
distante da me mi rende inerme,
indifesa, mi logora e mi uccide, mi
provoca infiniti giorni di pianto,
di illusioni fugaci e interminabili
notti di affanno. Tu sei la mia più
grande disillusione, un sogno mai
immaginato e un respiro mai
esalato. Sei come un libro mai
letto, troppo è il timore di
lanciarmi alla scoperta di quelle
pagine che non voglio leggere e
nemmeno sfogliare. Preferisco
interpretarti, o almeno cercare di
farlo, nonostante nessuna
prefazione o descrizione
potrebbe mai essere davvero in
grado di esprimere ciò che sei
davvero. Quello non lo saprà mai
nessuno. Perché tu, esattamente
come sei, resti e resterai per
sempre una di quelle equazioni
senza soluzione, un paradossale
assioma, lʼunica corsa senza
traguardo, lʼunica scintilla nel
decadente vortice del mio Nulla
Eterno.
Con tutto lʼamore e con tutto
lʼodio della Terra,
Autrice di una delle tante lettere
che mai riceverai.

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