I sogni elettrici di Philip K. Dick: Electric dreams, stag.1

del Prof. Lucio Celot

Philip Kindred Dick, chi era costui? Quando, nel 1982, uscì sugli schermi Blade Runner, il capolavoro di Ridley Scott che ha rivoluzionato l’immaginario fantascientifico, solo i lettori appassionati di sf sociologica conoscevano l’autore del romanzo che ha ispirato il film Ma gli androidi sognano pecore elettriche? e, per giunta,  morto proprio nello stesso anno in cui il film usciva nelle sale cinematografiche.

 

Dick, nato nel 1928, americano originario di Chicago, ma subito trapiantato in California (nella Berkeley che diventerà il centro di irradiazione della cultura alternativa, anfetaminica e beat degli anni ’60), già a 24 anni iniziò ad affermarsi come scrittore di fantascienza professionista, attività che continuò a svolgere per tutta la vita. Una vita, va detto subito, all’insegna della sregolatezza, dell’alcolismo, della droga e, soprattutto, di una psiche incline alla paranoia: un tratto, quest’ultimo, della personalità di Dick che, paradossalmente, gli consentì di scrivere romanzi e racconti dal carattere decisamente profetico. Molte, infatti, di quelle che all’epoca in cui Dick scriveva apparivano come inquietanti distopie, oggi fanno parte del nostro quotidiano: la società del controllo, la dimensione del “virtuale”, il confine sempre più sottile tra umano e artificiale (uno dei temi portanti di Blade Runner), il fascismo strisciante sotteso alla civiltà del consumo. In particolare, la natura paranoide di Dick era molto sensibile alla tesi del cosiddetto “complotto metafisico”, all’idea, cioè, che la realtà percepita dai nostri sensi non sia altro che una costruzione fittizia (virtuale, appunto), opera di un moderno e tecnologico “genio maligno” cartesiano che ci inganna per i propri fini: dalla fiction di Dick e, in particolare, da romanzi come La città sostituita o Tempo fuor di sesto traspare una riflessione ante litteram sul Potere di straordinaria attualità e per nulla banale o scontata. Comunque, per chi ne volesse sapere di più sulla vita e gli scritti di Dick, consiglio la biografia di E.Carrere Io sono vivo, voi siete morti, ripubblicata recentemente da Adelphi.

 

Dopo Blade Runner e la riscoperta dei suoi scritti, soprattutto dei racconti (la casa editrice Fanucci sta pubblicando, ormai da anni, l’opera omnia dello scrittore), Dick sta vivendo una seconda vita grazie al cinema, che ha capito al volo e sfruttato (magari non sempre al meglio, bisogna dirlo) le intuizioni e le potenzialità insite nell’immaginario dickiano: oltre al capolavoro di Scott (lo scorso ottobre è uscito il sequel di D.Villeneuve, Blade Runner 2049), ricordo qui solo Paycheck (J.Woo, 2003), Minority Report (S.Spielberg, 2002), Atto di forza (P.Verhoeven, 1990), Impostor (G.Fleder, 2001). Ma è con l’avvento delle piattaforme streaming, prima fra tutte Netflix, che la sf sta acquisendo un nuovo e più vasto pubblico, specialmente tra le nuove generazioni: oltre alla seguitissima serie Black Mirror (ne parla anche Alessia Manna in questo blog), voglio segnalare qui la prima stagione della serie P.K.Dick’s Electric Dreams, disponibile su Amazon Prime Video, costituita da dieci episodi, ognuno dei quali sceneggiato a partire da un racconto di Dick.

 

Va subito detto che la qualità del prodotto è decisamente elevata, dato che la produzione non ha giocato al risparmio: scenografie ed effetti speciali sono di alto livello; il cast di tutto rispetto (partecipano attori e attrici “hollywoodiani” come Geraldine Chaplin, Bryan Cranston, Vera Farmiga, Steve Buscemi); le sceneggiature sono fedeli, se non alla lettera, certamente allo spirito dickiano, senza buchi o sbavature. I temi sono quelli che ogni lettore delle opere di Dick conosce bene: il futuro distopico e autoritario, la convivenza tra umani e androidi, la tecnologia virtuale che consente di ampliare l’esperienza vissuta, l’irruzione nel quotidiano di dimensioni alternative che sfilacciano il tessuto spazio-temporale del reale, la sostituzione dell’umano da parte dell’alieno, l’invasività della tecnologia mediatica. Di seguito (e senza spoiler!!!), una breve sinossi degli episodi: ricordo che la serie è antologica e, dunque, ogni episodio (della durata di 50 min. circa) è a sé stante e autoconclusivo.

 

Real life: ovvero, quando vita reale e vita virtuale iniziano a confondersi e non sai più quale delle due stai vivendo, con tutte le conseguenze che possono derivarne…

 

Autofac: se consumare e avere un soddisfacente tenore di vita ha come scotto da pagare la limitazione del nostro libero arbitrio: un apologo anti-consumista e anti-capitalista…

 

Human is: che fa una moglie insoddisfatta del matrimonio se scopre che il marito è posseduto da una personalità aliena (Dick amava il romanzo di Finney The body snatcher), ma in questo “cambio” ritrova la felicità perduta? Una riflessione profonda e spiazzante su cosa sia autenticamente “umano”…

 

Crazy diamond: l’ingegneria genetica (altra ossessione dickiana) consentirà nel futuro di fabbricare umanoidi col DNA suino: le capsule di “coscienza quantica” diventano merce richiestissima al mercato nero…

 

The hood maker: non poteva mancare un episodio sui “telepati”, spesso presenti nelle storie di Dick: quale strumento migliore per una società poliziesca e repressiva di una donna che legge il pensiero e può smascherare immediatamente ogni potenziale dissidente rivoluzionario?

 

Safe and sound: in un’America divisa tra un est ipertecnologizzato e un ovest che rifiuta l’invasività dei media, chi sono i veri “terroristi”? Anzi: esistono davvero? Il futuro potrebbe riservarci un totalitarismo mediatico capace di “ricostruire” fittiziamente la realtà per suscitare paura e legittimare nuove forme di controllo sociale…

 

Father thing: ispirato al romanzo di J.Finney The body snatcher (di cui esiste la versione cinematografica di D.Siegel L’invasione degli ultracorpi), l’episodio mette in scena il dramma di un figlio che scopre che l’amatissimo padre non è chi sembra…

 

Impossible planet: una donna di trecento anni vuole tornare sulla Terra con un viaggio organizzato da un’agenzia turistica interstellare non proprio onestissima. La Terra non esiste più, ma la signora offre per il viaggio una cifra enorme: le due “guide turistiche” non si perdono d’animo e s’inventano l’ennesima truffa…

 

The commuter: perché alcuni pendolari chiedono al protagonista dell’episodio i biglietti per una località che non esiste? Perché quando si torna da Macon Heights la realtà che conosciamo non è più la stessa?

 

Kill all others: durante una trasmissione televisiva un uomo sente il candidato unico del Partito unico della “meganazione” pronunciare la frase uccidete tutti gli Altri: l’indomani si rende conto che nessun altro oltre lui l’ha sentita e questo potrebbe essere un gran brutto segno…

 

Insomma, il futuro è già qui ed è alquanto inquietante…buone visioni dickiane!

 

 

Philip Kindred Dick’s Electric Dreams, GB 2017; in Italia su Amazon Prime Video da gennaio 2018.

 

Qui il sito ufficiale della serie su Channel4.

 

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