Black Mirror: tra distopia e realtà

di Alessia Manna II G

Netflix, la più famosa piattaforma di streaming on demand, approdata in Italia solo da qualche anno, ha accresciuto la propria popolarità grazie ai numerosi contenuti autoprodotti che offre sin dal 2011.  Tra tutti i capolavori per il piccolo schermo che ha offerto, sperimentando ogni genere di programma per la televisione, la serie più acclamata  dalla critica per la sua originalità e per la sua accurata analisi della società moderna, rivista in chiave distopica, è Black Mirror. Sin dal titolo si può intuire quel che sarà il tema di tutta la serie: Black Mirror è, letteralmente, lo specchio nero, lo schermo spento di uno smartphone, di una TV, di uno qualsiasi dei dispositivi elettronici che svolgono oramai un ruolo fondamentale nella realtà attuale. Protagonista della serie è quindi la tecnologia; ciascuno degli episodi, scollegati l’uno dall’altro se non per qualche piccolo riferimento, descrive un mondo in cui l’uomo, col suo spropositato uso della tecnologia, ha trascinato  la società alla deriva.

Black Mirror esordisce con un episodio che ha sconvolto gran parte​ degli spettatori, portando sullo schermo qualcosa di completamente nuovo: ambientato nella Londra che pare rispecchiare quella dei nostri giorni, racconta di un immaginario primo ministro inglese che, per salvare la principessa Susannah rapita, è costretto a sottoporsi, in diretta televisiva, ad una richiesta che sconvolge l’intera popolazione. Spinto dall’influenza dei social network, il politico sarà costretto a compiere un’azione riprovevole pur di soddisfare le richieste della maggior parte dei cittadini e non compromettere la politica dello Stato. Presto il rapimento della principessa passa in secondo piano, i cittadini sono interessati unicamente alla trasmissione, il loro sguardo è rivolto costantemente a quegli schermi che umilieranno pubblicamente il primo ministro. L’episodio denuncia l’utilizzo nocivo della tecnologia, dei social network e dei mass media, capaci di manipolare la società.

A quest’episodio ne succedono altri che rappresentano comunità distopiche, in cui la tecnologia è portata ad un’estrema negatività. Tra tutte le puntate della serie, una più di tutte spicca per il suo significativo messaggio e per la società che rappresenta: una società tanto lontana quanto simile a quella attuale. Si tratta del primo episodio della terza stagione, dal titolo “Caduta libera”. Personaggio principale dell’episodio è Lacie, interpretata magistralmente dall’attrice americana Bryce Dallas Howard. La vicenda ha luogo in uno spazio ed un tempo fittizi, in cui l’intera società è ossessionata dai social network. Attraverso degli impianti inseriti negli occhi e altri dispositivi elettronici, ognuno spende gran parte della propria giornata per condividere quel che fa, al solo scopo di ottenere delle valutazioni su una scala di cinque stelle. Valutazioni che determinano un punteggio complessivo che ha un notevole impatto sullo stato sociale dei membri della comunità e portano numerosi vantaggi a quelli che raggiungono la parte più alta della scala . Tutti son quindi occupati ad apparire, prima tra tutti Lacie che, non soddisfatta del suo punteggio di 4.2 stelle, vive in un costante stato di finzione. Ogni sua azione è volta a migliorare la propria popolarità, entrando nelle grazie degli altri per ricevere le tanto desiderate cinque stelle. Tutto è finto, dalla risata, controllata in maniera tale da non poter essere fonte di imbarazzo, ai post sull’immaginario social network, che rappresentano eventi della vita di Lacie di poca o nulla importanza ma che attirano l’attenzione degli altri. La protagonista vive in un mondo in un tale stato di decadenza da essere capace di relegare ai margini della società quegli individui che hanno una valutazione al di sotto di quella ritenuta come degna. Al suo tentativo di migliorare il proprio punteggio, si susseguono una serie di sfortunati eventi, che portano la giovane donna a rendersi conto che i social network sono fonte di oppressione e non permettono agli uomini di godersi ciò che davvero conta nella vita. Lacie potrà esprimersi per ciò che realmente è solo una volta liberatasi dalla schiavitù generata dai social network.

A rendere ancor più spettacolare l’episodio è la fotografia, sfruttata con grande perizia:  la quasi totalità delle scene è caratterizzata da un filtro rosato, che mette in evidenza l’apparente tranquillità della società. Questo filtro perde man mano di in intensità, fino a sparire del tutto, una volta giunti al capovolgimento della situazione.

Quella rappresentata è una realtà distopica, ma si avvicina in modo impressionante al mondo di oggi.

I social network svolgono oramai un ruolo fondamentale nella vita di tutti, specialmente in quella dei ragazzi, che trascorrono gran parte della propria giornata pubblicando foto di avvenimenti, anche insignificanti, pur di mettere in mostra la propria vita ed ottenere una apparente popolarità. Sui social network non è rappresentato quasi nulla di vero, ma solo quella parte della realtà che permette di apparire, quella parte della società che è dotata di carisma, una delle poche qualità premiate nel mondo di oggi. La società contemporanea è giunta a considerare la capacità dell’individuo di apparire come elemento fondamentale,  facendo sì che si guardino con occhio critico tutte quelle persone non pervase dall’ossessione di condividere ogni singolo momento della propria vita.

Il messaggio dell’episodio è molto chiaro: come dichiarato in un’intervista dall’ideatore della serie, Black mirror intende non avvertire il proprio pubblico, ma far sì che si preoccupi delle possibili conseguenze che il cattivo utilizzo della tecnologia può portare.

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