Adolf Hitler, l’arte e Biancaneve

di Alessandro Sommella, (IV E, a.s. 2020/2021)

Quando pensiamo al prototipo del dittatore moderno, del feroce manipolatore guerrafondaio, non possiamo fare altro che rimuginare sulla figura di Adolf Hitler, l’istigatore della Seconda Guerra Mondiale, dell’Olocausto e probabilmente una delle figure più influenti della storia contemporanea.  

Quando alla mente giunge Hitler è impossibile pensare a qualcosa come i cartoni animati, dico bene? Ebbene, in realtà Hitler fu una persona molto diversa da come si presentò al suo pubblico. Soffriva di ulcera, aveva spesso deliri, ed era carico di rabbia repressa. Un padre a volte violento, le sofferenze della guerra, la morte dei genitori, e la mancata ammissione all’Accademia delle Belle Arti di Vienna, lasciarono nel futuro tiranno molta avversione nei confronti del mondo. La vita costellata da delusioni poi lo portò probabilmente a quel desiderio di successo che lo motivò a instaurare le fondamenta della sua ideologia e della ricerca dei vertici politici e sociali, nonché ad avere un’inesauribile sete di conquista, forse la maggiore caratteristica del dittatore. 

Il fallimento con la carriera di pittore, in quanto rilegato a fare dipinti utilizzati al massimo dai venditori di cornici per riempirle con dei quadri, fu forse uno degli eventi più particolari del ventesimo secolo. Ad oggi ci si continua a domandare cosa sarebbe accaduto se Hitler fosse divenuto un pittore, un disegnatore o un incisore. Il giovane Adolf aveva una passione per il disegno, e i suoi paesaggi preferiti erano le città, le piazze, gli edifici, una pittura rigida e schematica, tanto da portare i suoi esaminatori a vederlo più come un architetto che come un artista. Pensate che salito al potere praticamente bandì i quadri dell’espressionismo, l’espressionismo astratto, il cubismo, ammirati invece da Josef Goebels, a capo della propaganda nazista. Non a caso, Hitler aveva la collezione d’arte più grande del mondo negli anni quaranta, a cui faceva seguito quella di Hermann Goering, capo della Luftwaffe. 

Hitler a quanto pare apprezzava i film Disney, anzi, li adorava. Gira voce che arrivasse a schizzare Pinocchio e i sette nani nel tempo libero, rimembrando forse i racconti fantastici di un’infanzia negata.  

Inoltre pareva che richiedesse di farseli proiettare la sera.  

Ebbene sì, il feroce sterminatore, l’assassino delirante, l’istigatore di terrore, era un fan dei film Disney, quelli che magari in passato avete guardato con i vostri genitori al cinema, la domenica. 

La sorte però spesso è ciò di più ironico che ci sia. Per la creazione della matrigna di Biancaneve, la Disney prese spunto da una nobile tedesca vissuta nel medioevo: Uta di Bellansdet. Fin qui nulla di particolare, ma è curioso notare che Uta fu, secondo i massimi esponenti del nazismo, proprio un perfetto esempio di razza ariana, mentre oggi la sua figura è principalmente legata all’assonanza con l’antagonista del classico Disney. 

Non si finisce mai di imparare, vero? La realtà è che troviamo bizzarro vedere dell’infantilità nell’essere malvagio per eccellenza, così come accostare i cartoni animati Disney alla rappresentazione della mente malata di potere dell’uomo.  

Ed è ancor più assurdo notare come le sofferenze ei disagi di un singolo possano poi spingerlo a provocare un effetto farfalla, che in questo caso specifico, ha portato morte e distruzione in tutto il mondo. 

Fonti: www.vanillamagazine.it  www.stilearte.it  historynewsnetwork.org  it.wikipedia.org  lucascialo.altervista.org 

Un pensiero su “Adolf Hitler, l’arte e Biancaneve

  • 25 Gennaio 2021 in 19 h 05 min
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    Complimenti l’articolo denota un approfondimento e una ricerca seria. Interessanti le osservazioni personali.

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