Dietro al sorriso di un’idol: la storia di Sulli (1994-2019)

di Francesca Pia Piantarosa (IIG)

Si può davvero piacere a tutti? Quando si pensa al concetto di “idol”, facendo riferimento al suo utilizzo nell’industria musicale orientale, il τόπος più ricorrente è quello di una giovane promessa artistica, che non solo deve essere poliedrica nell’ambito professionale, e dunque in grado di cantare, ballare e recitare, ma deve anche rientrare nell’ideale di καλοκαγαθία tipico dell’antica grecia, rispecchiando in sé rigidi canoni di bellezza fisica e comportamentale imposti dalla loro società. Chi ha desiderio di intraprendere questa strada, sa bene che la sua vita verrà stravolta radicalmente: sono molti infatti gli ex idol e trainee (gli “apprendisti” che si allenano per diventarlo) che hanno raccontato i difficili anni trascorsi sotto agenzie d’intrattenimento, fatti di diete rigidissime, lezioni di canto e ballo estenuanti e severe valutazioni mensili, che se non superate ti allontanano sempre più dal raggiungimento del tuo sogno. Per di più, una volta raggiunto, bisogna sperare che il proprio debutto abbia successo, se non si vuole incorrere in stipendi indegni, disapprovazione dai mass media e maltrattamenti psicofisici da parte dei propri manager…
Insomma, non è difficile immaginare i livelli di stress a cui questi ragazzi e ragazze sono sottoposti quotidianamente, anche se costretti a nasconderlo dietro una perenne maschera sorridente, che spesso cela ben più che semplice stanchezza, ma vera e propria depressione, trasformatasi poi in morte. Diversi infatti sono gli idol che hanno deciso di togliersi la vita proprio perché ormai, diventata di ampio dominio pubblico, non gli apparteneva più, e tra questi c’è una stella che si è spenta proprio quattro anni fa: il suo nome è Choi Jinri, meglio nota con lo stage name Sulli.
Sulli è il classico esempio di idol prodigio, che a soli 11 anni aveva ottenuto il suo primo ruolo televisivo nella fiction “Ballad of Seodong” e dopo quattro anni ha debuttato nel girl group f(x), assieme ai membri Amber, Krystal, Luna e Victoria. Sebbene siano riconosciuti molti meriti a questo gruppo, che ha rotto gli schemi fissi dei concept ritenuti esclusivamente “maschili” o “femminili” proponendo un sound più sperimentale ed elettronico assieme ad uno stile di derivazione grunge, la SM Entertainment non lo ha mai sfruttato totalmente, abbandonando le ragazze a loro stesse poco dopo il debutto di uno dei suoi gruppi femminili di punta, le Red Velvet.
Uno degli elementi che aveva fatto comprendere lo scarso interessamento dell’agenzia verso le f(x) fu proprio l’abbandono del gruppo da parte di Sulli nel 2014, che voleva dedicarsi alla carriera da attrice e da solista, e l’inattività che l’ha seguito; il gruppo ha pubblicato il suo ultimo album nel 2015 per poi sciogliersi indirettamente negli anni a seguire, a causa della scadenza dei contratti delle ragazze. Arriviamo così al 2019, anno che sembrava inaugurasse una rinascita per la carriera di Sulli: il 30 Giugno infatti viene rilasciato il suo single album “Goblin”, contenente 3 tracce, ognuna delle quali, attraverso il sound chill e i testi introspettivi, trascina l’ascoltatore nel suo universo onirico, dove si rifugia e riesce a superare gli ostacoli della vita, augurandosi di avere lo stesso coraggio nella realtà…ci stava mandando un segnale, ed è stata lei stessa a confermarlo ancor prima di arrivare a compiere l’estremo gesto. Un mese dopo il debutto da solista partecipa infatti al variety show “The Night of Hate Comments”, dove risponde a tono ai commenti più beceri degli haters, dai quali è stata definita una ‘drogata’ ed una ‘ricercatrice di attenzione’ perché non indossava il reggiseno sotto le sue magliette; si è difesa per la prima affermando di non conoscere minimamente il mondo delle droghe e per la seconda di essere libera di indossarlo o meno, ritenendolo un accessorio e lanciando così l’hashtag #Bras_Are_Accessories, ma ciò non ha aiutato i suoi pregressi problemi di salute mentale. Sulli già nella prima adolescenza soffriva di attacchi di panico ed ansia sociale, e a causa del continuo hating, soprattutto online, è iniziata una lunga e devastante depressione, che a soli 25 anni non le ha lasciato scampo e l’ha privata di uno dei suoi sogni più grandi, diventare madre.
Ad oggi purtroppo, Sulli non è stata l’unica idol a rinunciare al dono più grande che possedesse, e per fortuna le agenzie hanno iniziato ad avere più riguardo nei confronti del benessere psicologico dei loro artisti, che non sono semplici “macchine da soldi”, ma esseri umani con difetti e debolezze, e no, per quanto cerchino di essere perfetti in ogni aspetto, non potranno mai piacere a tutti; il mondo non sa apprezzare l’impegno e il sacrificio, molto spesso sa soltanto giudicare.

Che la storia di Sulli vi aiuti ad amarvi così come siete, a non sentirvi giudicati, a chiedere aiuto nei momenti di difficoltà, e soprattutto ricordatevi queste sue parole: “Voglio che la gente mi guardi e pensi ‘Una persona del genere esiste!’ Accettate la diversità.”

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