Due ritorni per un Napoli vincente

di Pietro Aldo Mocerino (IIG)

Inizia bene la nuova era azzurra per Walter Mazzarri, al ritorno ufficiale sulla panchina partenopea dopo dieci anni di lontananza. Espugnato un campo ostico come quello di Bergamo, con una vittoria sofferta, ma meritata. Il neo-tecnico del Napoli fa giocare a memoria la squadra, secondo l’impostazione tipica di Spalletti, nemmeno a farlo apposta presente in tribuna per assistere al match. Approccio aggressivo degli azzurri, per oltre un quarto d’ora l’Atalanta è costretta a difendersi e solo al 21’ Pasalic impegna Gollini di testa. Al 34’, però, è Rrahmani a trovare lo spiraglio giusto con un’incornata da centravanti vero, ma l’arbitro annulla la rete per un fuorigioco millimetrico. L’appuntamento col gol, comunque, è rinviato di soli dieci minuti, con Di Lorenzo che mette al centro un cross che Kvaratskhelia, fino a quel momento neutralizzato da Scalvini, trasforma, sempre di testa, nel vantaggio provvisorio. Nel recupero Koopmeiners costringe Gollini a salvarsi in angolo, mentre subito dopo dapprima Carnesecchi chiude su Zielinski, poi Scalvini scongiura su Di Lorenzo. Ripresa di un altro tenore, gli uomini di Gasperini partono forte e con Hateboer e Ruggeri, subentrati a Zappacosta e Bakker, mettono pressione sugli esterni alla retroguardia dei campioni d’Italia. Proprio Ruggeri chiama Gollini a respingere di pugno al secondo minuto della ripresa, mentre Hateboer, al 53’, trova il traversone giusto per la testa di Lookman, che centra il pari. Al 64’ il segnale della svolta, il secondo rientro decisivo, dopo quello di Mazzarri, a quasi cinquanta giorni di assenza torna in campo Victor Osimhen, senza la solita maschera protettiva. Un minuto e la ‘Dea’ passa, con Pasalic, ma l’azione è viziata da un precedente offside. Quindi parità anche per le reti cancellate, almeno fino a quando proprio i sostituti fanno la differenza: è il 79’, il portiere orobico Carnesecchi sbaglia il rinvio lungo, intercettato prontamente da Cajuste, che indirizza la sfera verso Osimhen, bravo in spaccata a servire sulla destra Elmas, che non si fa pregare per depositare di destro in rete. È l’episodio che scrive le sorti dell’incontro e garantisce il successo finale al Napoli. Passata è la tempesta-Garcia, per ora il Napoli fa festa.

 

Questa la pagella degli uomini di Mazzarri:

Gollini 7: pronto in almeno tre occasioni, dà sicurezza alla squadra anche quando gioca di piede.

Di Lorenzo 5,5: puntuale l’assist per Kvicha, ma soffre quando Ruggeri va in progressione sulla destra, qualche errore di troppo in alleggerimento.

Rrahmani 6: perfetta la zuccata sul gol annullato, ma si fa rubare il tempo da Lookman sul pari atalantino.

Natan 6: soffre la mobilità di De Ketelaere, ingenuo sull’ammonizione ricevuta, ma gioca con la grinta necessaria.

Olivera s.v.: s’infortuna seriamente al ginocchio ed esce.

Anguissa 6,5: primo tempo sottotono, meglio nella ripresa quando ci mette il fisico ed il piede.

Lobotka 6,5: Koopmeiners gli leva l’aria, ma alla distanza esce da par suo e smista bene il gioco.

Zielinski 6,5: ci prova anche sotto rete, va a sprazzi, ma quando entra nel vivo si vede.

Politano 5,5: qualche accelerazione delle sue, ma va in affanno con l’ingresso di Ruggeri sulla sinistra.

Raspadori 5,5: solito movimento, ma poca sostanza sotto rete, giusto avvicendarlo.

Kvaratskhelia 6: sufficienza di stima, si accende una sola volta e va in rete, per il resto non brilla.

Juan Jesus 6; sbanda un po’ quando i nerazzurri scendono sulla destra, ma se serve non si fa pregare per fare il difensore aggiunto.

Elmas 7: mobile e intelligente nelle giocate, decisivo per freddezza sotto rete.

Osimhen 7: il bomber torna dopo lunga assenza e si riscopre assist-man, quando attacca i difensori nerazzurri vanno in ansia.

Cajuste 6,5: mezzo voto in più per aver avuto la prontezza d’intercettare il rilancio di Carnesecchi e di innescare Osi.

Östigaard s.v.

Mazzarri 7: ha il grande merito di aver capito che una squadra così va fatta giocare come sa, senza stravolgerne l’identità ed anche a costo di rinunciare all’amato 3-5-2. Si vede la sua mano nella grinta ritrovata dal gruppo.

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