I Classici da rivedere #1: Che eversivi quegli scherzi di natura! – Freaks (USA, 1932)

del prof. Lucio Celot

Mostro, mostrare: due parole che hanno lo stesso etimo (secondo il Devoto-Oli). Non solo il “mostro”, “l’Altro” per essere riconosciuto come tale deve “mostrarsi” ed essere visibile ma, se è vero che è nella natura umana essere attratta e fascinata irresistibilmente dall’orrido, allora si può facilmente comprendere l’inevitabile convergenza tra Cinema e Mostro che ha caratterizzato la storia della Settima Arte fin dalle sue origini. Film classico e “maledetto” per antonomasia, non solo per le complicate vicende legate alla distribuzione e alla censura ma anche per le reazioni devastanti di orrore e disgusto suscitate nel pubblico alle prime proiezioni, Freaks racconta un universo di marginali, di “separati” dalla comunità umana per mostrarne, paradossalmente, la quotidiana normalità.

In un circo che ha tra le sue attrazioni anche esseri deformi e bizzarri, autentici scherzi di natura (i freaks del titolo), la bella e “normale” trapezista Cleopatra finge di corrispondere all’amore del nano Hans solo per impadronirsi del suo denaro. Dopo il matrimonio tra i due, la donna tenterà invano e più volte di avvelenare Hans; scoperto il gioco della trapezista, la comunità dei freaks si vendicherà mutilando orrendamente Cleopatra che diventerà, a sua volta e suo malgrado, un’altra delle disturbanti attrazioni del circo.

I freaks lavorano, amano, odiano, scherzano, procreano, gioiscono e si addolorano esattamente come tutti i normodotati del mondo: pur mettendo in scena (mai con compiacimento fine a se stesso) un’ampia varietà di deformità (ragazze senza braccia, gemelle siamesi, ermafroditi, uomini-torso, microcefali etc.), Browning ci dice che questi “mostri” non sono affatto più mostruosi degli uomini normali: umanità dei mostri (con l’eccezione dell’efferato finale, tagliato dalla produzione) e mostruosità degli umani  si fronteggiano per tutta la durata del film anche per dirci che “l’alieno” è tale sempre e solo dalla prospettiva di chi guarda. Visto da questa angolazione, Freaks si presta ad una lettura della vicenda in chiave politica e storica: la vendetta degli emarginati è il risultato del loro “fare comunità”, della loro capacità di coalizzarsi ed organizzarsi contro un mondo e una società le cui norme e regole tendono a escluderli.

Se il cinema americano degli anni ’30 si dedica con così grande impegno all’horror (Dracula, Frankenstein, King Kong, Dr.Jekyll e Mr.Hyde sono tutti girati in questi anni) è perché il periodo stesso è oggettivamente “mostruoso”: gli spettri nazifascisti che ormai si aggirano in Europa trovano il loro corrispettivo filmico in personaggi e situazioni caratterizzati da un indubbio coté orrorifico e perturbante. Ma anche l’America deve fare i conti con i suoi fantasmi.

Il film esce, infatti, nel 1932, negli anni della recessione che seguono the big crash, il crollo della borsa di Wall Street nell’ottobre del ’29. Roosevelt non è ancora Presidente: l’America è in piena paralisi, la precedente amministrazione non è stata in grado di rispondere in modo adeguato alla catastrofe economica. Altri freaks, e sono i milioni di americani sul lastrico, sono ora ai margini di una società che è sì liberale, ma altresì liberista in economia, per la quale lo stato deve intervenire il meno possibile nei meccanismi economico-finanziari e limitarsi a poche, indispensabili funzioni (difesa della legalità e ordine pubblico). In attesa di un new deal che non tarderà ad arrivare per merito del nuovo Presidente, ai più deboli, ai nuovi diseredati non resta che trovare nuove strade per rispondere alla violenza del liberismo economico: la lunga tradizione dell’associazionismo americano, per il quale sono le libere e plurali associazioni di cittadini ad avere la responsabilità di produrre buone regole di convivenza sociale, traspare chiaramente nel film di Browning: i freaks del circo sono una comunità che ha coscienza di sé, si difendono dal mondo che li rifiuta e si organizzano per combatterlo; sono una classe-per-sé, avrebbe detto Marx, e ciò appare evidente nella scena cruciale del matrimonio tra Hans e Cleopatra quando tutti, attorno allo stesso tavolo e bevendo dalla stessa coppa in una sorta di rituale iniziatico e collettivo, cantano e gridano in coro La accettiamo, è una di noi!!! Messa di fronte all’ineludibile necessità di accettare il mondo “altro” cui appartiene il suo novello sposo, Cleopatra reagisce con una violenza verbale che darà origine alla vendetta dei freaks, anche questa organizzata e portata a termine collettivamente.

Ritroviamo questo passaggio da un “io” individualista (e, giocoforza, debole) ad un “noi” che rende più forti e consapevoli anche in un capolavoro assoluto della letteratura occidentale, quasi coevo a Freaks, che ha fatto dei reietti della Grande Depressione i suoi protagonisti, ovvero Furore di John Steinbeck, pubblicato nel 1939 (e da qualche anno disponibile in italiano nella versione integrale). Qui, okies vale freaks: i contadini dell’Oklahoma (spregiativamente definiti okies), rappresentati dalla famiglia Joad, costretti dalla crisi agricola e dalle terribili dust bowls, si mettono sulla strada, abbandonano le proprie radici e tentano di raggiungere la California per trovare lavoro come braccianti, salvo poi rendersi conto che la biblica terra promessa è in realtà un nuovo inferno di sfruttamento e privazioni di ogni tipo. Il romanzo di Steinbeck mette in scena sfollati, migranti, famiglie in fuga che devono affrontare la violenza della natura e della società (le stesse nemiche dei freaks del circo): donne e uomini marginali che trovano la forza del riscatto solo nella solidarietà e realizzano che la giustizia sociale nasce dalla condivisione nel bisogno, da un “io” che, come si diceva sopra, diventa un “noi”.

Nei tempi delle nuove e innumerevoli crisi in cui ci è dato vivere, non ultima una guerra devastante appena fuori i confini d’Europa, seguire sullo schermo le vicende di Hans e Frida o accompagnare Tom Joad e la sua famiglia nel loro lungo viaggio, può davvero essere un’esperienza magnificamente eversiva.

Freaks (id.)

Regia: Tod Browning

Distribuzione: USA 1932 (b/n, 64 min.)

 

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