I.Yalom: Spinoza, o della psicanalisi

del professor Lucio Celot

Irwin Yalom è uno psichiatra e psicoterapeuta californiano. Prima de Il problema Spinoza, ha scritto altri due romanzi, La cura Schopenhauer e Le lacrime di Nietzsche, nei quali le vite dei due grandi pensatori dell’Ottocento sono rivisitate alla luce della pratica psicanalitica. Stavolta Yalom è andato ancora oltre, mettendo in relazione la teoria spinoziana delle passioni direttamente con la psicanalisi; anzi, facendo di Spinoza l’inconsapevole antesignano di quella disciplina.

Il romanzo gioca su due livelli spazio-temporali: quello di Amsterdam negli anni che vanno dal cherem comminato a Spinoza fino alla morte del filosofo (1677) e quello della Germania tra il 1910 e il processo di Norimberga, protagonista Alfred Rosenberg, l’ideologo del regime hitleriano, autore del Mito del XX secolo, il testo che insieme al Mein Kampf costituisce il pilastro dell’antisemitismo nazista. E’ proprio Rosenberg a sollevare il problema Spinoza: come è possibile che il più grande tra i Tedeschi, l’immenso Goethe, l’ispiratore della grande Germania, considerasse l’ebreo Spinoza come un punto di riferimento spirituale e culturale imprescindibile? Davvero, come riportano le biografie, Goethe passò un anno intero con l’Etica in tasca, trovandone conforto e calma interiore? E ancora: come poté un ebreo essere saggio e coraggioso come Spinoza di fronte alla condanna per eresia e al bando dalla comunità? Perché è così difficile, persino per un ariano, leggere l’Etica?

A capitoli alternati, Yalom segue i destini di due uomini che hanno riflettuto a lungo, in modo anche drammatico, sul ruolo delle passioni nella propria vita e sulle strategie interiori con cui le hanno affrontate. Così, dopo il bando, seguiamo Bento (non più Baruch) Spinoza nei suoi incontri furtivi con Franco (personaggio fittizio, destinato nel romanzo a diventare un illuminato rabbino della comunità ebraica di Amsterdam), durante i quali le discussioni prendono sempre più la fisionomia di una psicoterapia, in cui i ruoli di paziente e medico vengono continuamente scambiati tra i due: proprio grazie a questo continuo confronto Spinoza approfondisce e chiarisce la teoria delle passioni che costituisce la gran parte dell’Etica.

Allo stesso modo, ma con esiti altalenanti, Alfred Rosenberg deve fare i conti con la propria posizione all’interno delle gerarchie del Partito nazionalsocialista: il suo libro, presente obbligatoriamente in ogni scuola e biblioteca del Reich, è illeggibile, la sua prosa contorta e involuta, lo stesso Hitler lo ha scagliato a terra dopo averne letto qualche pagina. Tutti lo comprano ma nessuno lo legge. Rosenberg soffre di depressione non solo per l’evidente incomprensione di cui è fatto segno (i due ricoveri in clinica cui fa riferimento Yalom sono documentati storicamente), ma anche per la freddezza e il distacco progressivi con cui Hitler lo tratta: dopo i primi entusiasmanti anni di lotte, dalla fondazione del partito al putsch di Monaco fino alla vittoria alle elezioni, Hitler preferisce circondarsi di uomini meschini e ignoranti come Goering o Goebbels. L’analista-amico che lo segue, il dottor Pfister (altro personaggio inventato da Yalom), tenta di curare le depressioni di Rosenberg proprio attraverso la dottrina spinoziana delle passioni, cui lo stesso paziente riconosce la grandezza, salvo poi, in momento di illusoria esaltazione, rinnegare l’operato del medico, accusato di “praticare una scienza ebraica”.

“Fare della ragione una passione”: Yalom torna più volte sulla fondamentale scoperta spinoziana, su quello che Antonio Banfi, nelle sue lezioni sull’Etica, chiamava “l’eroismo del pensiero” di Spinoza. Eroismo perché il rifiuto di qualsiasi forma di trascendenza implica a sua volta il rifiuto della paura e della speranza, le due passioni che vanno combattute senza esitazioni perché nemiche della condizione di libertà cui dobbiamo necessariamente aspirare. Libertà dall’aquila ancipite del potere, quello politico e quello religioso: e non c’ è dubbio che Spinoza, ebreo colto, educato e istruito alla luce della Torah e degli altri testi sacri del giudaismo, abbia dimostrato il pacato coraggio della ragione; libertà dalle forme di schiavitù dovute alle passioni incontrollate come quelle che rodono e consumano Rosenberg, talmente pieno di sé che persino davanti ai giudici di Norimberga non solo non rinnegherà nulla del proprio passato ma ribadirà, in preda ad una vera e propria febbre ideologica, il proprio ruolo essenziale nella costruzione della macchina totalitaria. La fine è nota: Rosenberg verrà impiccato insieme ad altri nove criminali, tra cui Goering e von Ribbentrop.

La serena semplicità del filosofo di Amsterdam, la fede esaltata dello pseudo-filosofo del Reich: solo l’attento discernimento del posto che occupiamo nell’ordine relazionale del cosmo stabilisce la differenza tra l’autentica felicità e la folle adorazione di nuovi dei.

I libri di Irvin Yalom:

La cura Schopenhauer, Neri Pozza 2005;

Le lacrime di Nietzsche, Neri Pozza 2006;

Il problema Spinoza, Neri Pozza 2012.

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