Il lato mai raccontato del sogno americano – Un sogno chiamato Florida (USA, 2017)

di Gabriele Di Franco (IIIA)

Sono tantissimi i film che nel corso degli anni ci hanno mostrato la storia di giovani provenienti dal nulla, che con la loro astuzia e carisma riescono a diventare ricchi uomini di successo, realizzando il cosiddetto “sogno americano” a cui in molti tendono senza successo.

Mentre il Jordan Belfort di Leonardo Di Caprio in The Wolf of Wall Street (Martin Scorsese, USA 2013), fattasi una fortuna nel mondo della finanza, si può godere con i suoi soldi tutto ciò che gli anni ‘80 e ‘90 hanno da offrirgli, molti altri non possono dirsi altrettanto fortunati, come ci mostrano i protagonisti di Un sogno chiamato Florida. Il film mette in scena vari spaccati della vita dei residenti del “Magic Kingdom”, un motel di second’ordine alle prese con vari problemi, tra cui infestazioni, macchinari malfunzionanti ed improvvisi blackout, ed in cui molti dei suoi occupanti sono costretti a vivere soltanto a causa delle loro precarie condizioni finanziarie.

È dunque in questo ambiente, all’interno di una nazione ormai indissolubilmente legata nell’immaginario all’ideale del sogno americano, che viene rappresentata la fascia più bassa della società statunitense nella sua battaglia giornaliera per la sopravvivenza; la narrazione ruota principalmente attorno a tre personaggi e ai loro conoscenti: Halley (Bria Vinaite), una giovane madre che, perso il suo lavoro di stripper, tenta di sbarcare il lunario per avere i soldi con cui pagare l’affitto; sua figlia Moonee (Brooklynn Prince), una bambina di sei anni che passa le calde giornate d’estate giocando con i suoi amici del motel, e che come tutti i bambini della sua età vede il mondo come un posto migliore di quanto non sia in realtà; ed infine Bobby (Willem Dafoe, candidato all’Oscar come miglior attore non protagonista), il manager del “Magic Kingdom”, il cui compito è risolvere i problemi strutturali del motel e fare rispettare le regole a tutti.

Le storie dei tre protagonisti e dei personaggi di contorno si intrecciano tra di loro e si influenzano reciprocamente: molti degli eventi che avvengono nel corso della vicenda non sono frutto del caso, ma la diretta conseguenza delle azioni degli abitanti del motel (ad esempio quando Bobby è costretto a risolvere l’ennesimo blackout al motel, causato da una delle bravate giornaliere di Moonee e dei suoi amici, che staccano la corrente tentati proprio dal divieto imposto da Bobby).

Gli avvenimenti principali da cui prende avvio la storia del film, e che danno l’input alla catena causa-effetto della vicenda, sono l’incontro di Moonee con Jancey, ragazzina con cui stringerà una forte amicizia e unico personaggio che rimarrà con lei fino alla fine, ed il licenziamento di Halley, che costringerà la donna in una spirale di reati sempre più gravi pur di non essere costretta a cedere Moonee agli assistenti sociali.

L’intento del film non è quello di raccontare una storia con un inizio ed una fine ben delineati ma, attraverso quella lente che è la piccola Moonee e che funge da filtro per la narrazione (come indicato dal regista e dallo sceneggiatore del film), di rappresentare l’inarrestabile, monotono e spesso triste scorrere delle vite di queste persone relegate dalla povertà ad una vita costellata da inutili sforzi e dai vani tentativi di sfuggirle, in netto contrasto con il vicino “Walt Disney World”, simbolo di frenesia e ricchezza, oltre che di felicità (lo stesso titolo originario del film, The Florida Project, è un’allusione al nome con cui Walt Disney chiamava il parco durante la sua progettazione).

Il film non vuole però essere solo una critica alla classe media americana, che spesso tende solamente ad eccessi e a nascondersi dietro finte facciate (come quella rappresentata dallo stesso “Walt Disney World”) senza curarsi di quelli che sono considerati gli “anelli deboli”, ma vuole anche esprimere un forte messaggio, come indicato dal finale volutamente aperto: qualunque cosa succeda, l’amicizia vince sempre.

 

Un sogno chiamato Florida (The Florida Project)

Regia: Sean Baker

Distribuzione: USA, 2017 (col., 111 min.)

Disponibile su Amazon Prime Video

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