Orgoglio Napoli nel segno di Diego
di Pietro Aldo Mocerino II G
Alla vigilia sia Xavi che Calzona avevano dichiarato che non avrebbero firmato per il pari. Invece questo è stato l’esito di un match vibrante tra Napoli e Barcellona. Il ‘Maradona’, nel prepartita, ricorda l’immenso doppio ex, Diego Armando Maradona, cantando commosso il suo nome. Grande attesa per la prima assoluta, sulla panchina partenopea, di Francesco Calzona, subentrato appena lunedì sera a Walter Mazzarri, il neoallenatore torna al 4-3-3 caro alla squadra, ma l’inizio è tutto blaugrana. Il gioiellino Yamal (9’), il bomber Lewandowski (23’) e Gündogan (24’) esaltano la grande reattività di Meret, il Barça è padrone del gioco e gli azzurri faticano a contenerlo, anche se restano in piedi. Dopo la mezz’ora il Napoli gradualmente esce dalla sua metà campo e ritrova se stesso, ma non la porta avversaria. È Politano l’uomo più attivo, sulla destra crea a João Cancelo più di un problema. Nella ripresa ci riprova Gündogan (49’), con una conclusione fiacca agevolmente neutralizzata da Meret. I catalani riprendono in mano il pallino del match, ma devono attendere l’ora di gioco per sbloccare il risultato, con Pedri che inventa l’assist giusto per Lewandowski, bravo a galleggiare in area tra Juan Jesus e Di Lorenzo e ad infilare prima le gambe di quest’ultimo, poi Meret sul primo palo. Il ‘Maradona’ non ci sta e crede nella rimonta, il Barça ci riprova dalla distanza con Pedri (66’) ma Meret, con qualche difficoltà, si oppone. Calzona getta nella mischia anche Lindstrøm e Traoré e la duplice mossa ha l’effetto di replicare l’andamento della prima frazione di gara, perché il Napoli torna a crescere dopo la sfuriata catalana e guadagna terreno, anche se la porta di Ter Stegen resta lontana, quasi un miraggio. Fin quando Anguissa, al 75’, scorge a centro area Osimhen servendolo con un rasoterra, il goleador nigeriano è abile nel liberarsi dalla marcatura asfissiante di Iñigo Martinez, sembra cadere a terra, ma, quasi come se Dieguito lo rialzasse da lassù, trova il guizzo giusto per raddrizzarsi e andare in gol. Lo stadio esplode di gioia, a questo punto è la compagine di Xavi a mostrare la corda, il Napoli la pressa costringendola alla difensiva. Prima Anguissa (85’) e poco dopo Simeone (89’) spediscono il pallone a lato, ma è il solito Gündogan, in pieno recupero, a piazzare un colpo di precisione ed a sfiorare il palo dal limite dell’area. Pari salomonico, al termine, stavolta, il pubblico applaude la prova di carattere degli azzurri, ma per la sfida di ritorno al ‘Camp Nou’ sarà necessario dare più fuoco alle polveri, se si vuole sperare in un miracolo che, appena pochi giorni fa, appariva inimmaginabile. Questa la pagella degli uomini di Calzona: Meret 7,5: se il Napoli non cede subito agli attacchi catalani il merito è suo, soprattutto nel primo tempo. Di Lorenzo 6,5: in ripresa, torna a contribuire alla fase offensiva come suo solito. Rrahmani 6: sul gol di Lewandowski non azzecca la chiusura in anticipo, ma per il resto fa buona guardia. Juan Jesus 6: non si disunisce quando il Barça aumenta la pressione sulla retroguardia azzurra.
Olivera 6,5: dà ragione a Calzona che lo preferisce a Mario Rui e Mazzocchi, dopo un quarto d’ora prende le misure al talentino Yamal e lo cancella dal campo. Anguissa 6,5: primo tempo sottotono, cresce nella ripresa ed ha il merito di saper trovare Osimhen nell’azione del pareggio. Lobotka 6,5: non è ancora quello che conosciamo, ma se il Napoli reagisce alle offensive blaugrana lo deve alle sue geometrie, inoltre si rende autore di un paio di discese insidiose. Cajuste 6: non brilla, ma almeno lotta e, finché resta in campo, aiuta a rinsaldare la mediana azzurra. Politano 6,5: il più mobile nel primo tempo, Cancelo non riesce a frenarlo, nel secondo tempo cala anche perché ha speso tanto. Osimhen 7: dopo due mesi ritrova il campo ed il gol, fino al pari è imprigionato nella morsa della difesa avversaria, ma non per questo ha smesso di crederci. Kvaratskhelia 5,5: qualche svolazzo, specie nel primo tempo, con l’andar dei minuti sparisce, non prende bene una sostituzione che, però, ci sta. Da lui è lecito attendersi molto di più, particolarmente in confronti di questo livello. Traoré 6: rispetto a Cajuste verticalizza di più e riesce a dare una scossa ai compagni in svantaggio. Lindstrøm 6: come Traoré, vivacizza la manovra e aumenta i giri del motore partenopeo. Raspadori 6: anche se defilato in alto a destra, si propone, soprattutto in occasione dei calci piazzati. Simeone 6: avvicenda Osimhen e prova anche la conclusione in porta. Calzona 7: se non altro perché, in un esordio assoluto da brividi, disegna una squadra che, seppur a fatica, si mette alle spalle i suoi limiti e ritrova un’idea di gioco, per quanto debba migliorare ancora in zona tiro. Ha il merito di capire quando e come effettuare le sostituzioni che rimettono in gara il Napoli.