RECENSIONE NATALE IN CASA CUPIELLO

di Sara Madrid, Davide Merolla, Germana Molvetti, Sara Speranza, Federica Visone

“Te piace ‘o presepe? Sì”
Napoli, 12 novembre 2021. Il regista Lello Serao parte dalla scena finale della commedia
“Natale in casa Cupiello” di Eduardo de Filippo per una sua riscrittura creativa servendosi
del punto di vista di Tommasino.
Napoli, 1950. Il giorno di Natale è vicino e, come ogni anno, Luca Cupiello prepara il
presepe. Durante la Vigilia, gli intrighi e i drammi di famiglia vengono alla luce, creando
scompiglio.
Il testo è riportato per intero senza tradire l’originale e dunque è interamente in napoletano,
dialetto, o meglio lingua, che secondo regista e attore, andrebbe riscoperta e apprezzata.
La rivisitazione dell’opera, presentata al teatro Politeama di Napoli, nasce dalla domanda del
regista: “Cos’è successo a Tommasino, detto ‘o nennillo, dopo la morte del padre?”
Secondo l’interpretazione di Serao il ragazzo avrebbe assunto l’ eredità paterna e sarebbe
diventato un mastro presepaio: nella scena iniziale infatti ci ritroviamo nel laboratorio di un
Tommaso ormai adulto che, sognando, rivive la fatidica vigilia di Natale nella sua casa
d’infanzia.
Il primo atto mette in scena un sogno delirante di difficile comprensione che ricompone
pezzo dopo pezzo la famiglia ormai distrutta: i personaggi sono rappresentati “a pezzi”,
basta una maschera o il busto con un arto per raffigurare la madre Concetta o lo zio
Pasqualino, fratello del Capofamiglia dei Cupiello.
L’unico attore presente in scena è Luca Saccoia che interpreta Luca Cupiello, mentre il resto
dei personaggi è impersonato da pupazzi con articolazioni, che prendono vita attraverso la
voce di Luca che, ironicamente, alla domanda “È difficile interpretare tanti personaggi così
diversi tra loro riuscendo lo stesso a renderlo realistico?” risponde “Ti direi di sì, ma no.”
L’attore infatti, per prepararsi al ruolo, o se vogliamo dire “ruoli”, dopo una lunga
preparazione fisica, ha dovuto studiare a lungo le intonazioni, i fiati e le caratterizzazioni dei
personaggi. La particolarità dell’opera è senza dubbio che nasce come un’installazione
teatrale “viva” per un attore cum figuris; l’ambientazione è quella di un grande presepe in cui
si muovono l’attore e le figure animate, che lui stesso manovra.
Per il regista i burattini sono pastori del presepe più grandi: si tratta di pupazzi caratterizzati
da piccole articolazioni, busto rigido e gambe penzolanti, braccia manovrabili attraverso
stecchette e che hanno la possibilità di muovere la testa. Non possono fare altro. Dunque ne
consegue la difficoltà nel trovare una gestualità che corrisponda alle battute dette.
<<Il lavoro di animazione di un oggetto è un discorso che viene da molto lontano. Consiste
nel trasferire sentimento e vita a ciò che prima non lo aveva.>> sostiene Irene Vecchia, che
si occupa del coordinamento e della formazione dei manovratori.
Il tema principale è, come afferma il regista, il disfacimento della famiglia, ogni personaggio
soffre di una profonda solitudine, una frattura interiore che mai potrà trovare soluzione, un
isolamento e distanza tale che ognuno si vedrà costretto a rimanere nel proprio fragile
mondo fatto di ossessioni, incertezze e paure.
Questo spettacolo ha anche un forte valore storico-politico poiché, il tema della famiglia,
pilastro fondamentale della società, viene affrontato da Eduardo nel 1931 con 20 anni di
anticipo rispetto alla crisi che si matura dopo la guerra. Alle radici vi è un motivo personale: i
De Filippo infatti erano figli illegittimi di Eduardo Scarpetta e una cugina della moglie e mai
vennero riconosciuti come tali, obbligati quindi a vivere sotto la protezione della forte figura
materna.

Dunque, secondo la famosa citazione ”Il teatro è tale quando il suo cuore batte all’unisono
con il cuore del mondo” possiamo concludere riprendendo le parole di Lello Serao: <<La
scrittura di Eduardo batte con il cuore del mondo.>>

2 pensieri riguardo “RECENSIONE NATALE IN CASA CUPIELLO

  • 28 Dicembre 2021 in 9 h 08 min
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    Bravi ragazzi, avete scritto davvero una bella recensione. Non condivido ‘la grande bellezza’ dello spettacolo a cui abbiamo assistito, ma voi avete sicuramente il pregio di aver colto ciò che voleva comunicare e compreso il mezzo di cui ci si è serviti. Al di là della resa scenica, mi auguro che nella vostra vita ci sia tanto spazio per il teatro di Eduardo che è eterno, che è specchio di ogni realtà, che è poesia pura, che è visione, che è…nostro. Grazie per la vostra recensione

    Rispondi
  • 30 Dicembre 2021 in 10 h 21 min
    Permalink

    Complimenti per la ricca articolazione della vostra recensione!
    Siete un team ad alto livello

    Rispondi

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