Ha senso parlare ancora dell’Unione Europea?

di Lorenzo Unich I F

Ormai siamo nel 2017 e dalla costituzione della CEE, il primo nucleo dell’Unione, sono passati settant’anni. L’Unione si è allargata, si è rafforzata, è cresciuta, e non solo ha permesso a molti paesi un pieno sviluppo, ma ha anche mantenuto la pace tra nazioni che, fino a pochi anni prima erano nemiche giurate. Ma dopo tanti anni, ormai l’Ue mostra le prime crepe e un segnale di questa situazione è la Brexit. Nonostante il fatto che l’uscita del Regno Unito dall’Unione sia stata causata anche da una propaganda di tipo demagogico, benché sia palese che pochi avevano riflettuto sulle conseguenze della vittoria del leave e nonostante la Gran Bretagna si sia sempre considerata un po’ estranea all’Unione, la British exit dimostra che l’Unione Europea non è forte come prima. Anche l’UE ha causato la uscita del Regno Unito, con leggi economiche talvolta troppo restrittive e con una cattiva gestione della questione immigrazione. Ci troviamo , quindi, in un momento di crisi per l’Europa. L’unione è diventata il simbolo del capitalismo fallito, di un sistema dominato dalle banche, fatto solo di leggi sterili da rispettare, impoverendone, in realtà, il suo valore, fino a farla diventare mero strumento di interessi economici. Ma allora come mai proprio ora ci si accorge di tutto questo? L’UE è davvero un’unione economica e basta? Forse è quello che i paesi membri vedono (o vogliono vedere). L’Unione certamente nasce per la ricostruzione economica di paesi devastati dalla guerra e continua ad aiutare le economie dei singoli stati, ma non è solo questo. Dal 1987, più di tre milioni e mezzo di studenti sono partiti con il progetto Erasmus e nel 2014, la metà dei partecipanti ha ricevuto un’offerta di lavoro grazie a questo progetto. Per lo sviluppo della sola regione Campania, dal 2014 al 2020 sono stati stanziati 3000 miliardi di euro dall’UE. Grazie alla convenzione di Schengen, per viaggiare nell’Unione Europea, non serve più passare la dogana e le compagnie low-cost, grazie alle libertà europee nel campo dell’aviazione, consentono di viaggiare a prezzi bassissimi; e pensare che fino a poco prima c’era un muro che non si poteva superare! Unione Europea significa sicurezza sui luoghi del lavoro garantita da leggi al passo coi tempi, rappresenta la possibilità di appellarsi alla Corte di Giustizia Europea, grazie alla quale migliaia di insegnanti adesso possono lavorare nella scuola italiana, vuol dire un miglioramento della sanità; equivale anche a leggi europei che garantiscono la sicurezza sui prodotti che mangiamo; simboleggia circolazione libera nei suoi confini, mentre ci troviamo in un mondo dove ormai ci sono più muri che frontiere aperte e tanto altro ancora. Ebbene, benché abbia i suoi difetti, l’UE è importantissima per gli stati membri; la sua funzione va ben oltre il semplice mercato unico. Forse in questo periodo l’Unione sta fungendo da capro espiatorio di una crisi strutturale, ben più profonda. Diventa la scusa dell’incapacità dei governi nazionali di fronteggiare le situazioni di emergenza o la causa dei problemi quotidiani. Ma com’è possibile, se i suoi poteri sono così limitati? Sentiamo dire che la crisi finanziaria è colpa dell’Europa che non dà flessibilità. Ma si tratta della realtà? L’Unione europea ha posto delle regole restrittive sul debito, ma si tratta di regole che in primis sono state anche approvate dall’Italia, in secundis servono a mantenere un’Europa economicamente stabile, non servono a danneggiare i paesi membri. Il debito pubblico enorme di alcuni paesi membri non è colpa dell’Unione, è anche colpa di una cattiva gestione economica; difatti le nazioni economicamente più forti e stabili hanno risposto in maniera differente alla crisi attuale. La verità è che c’è un forte malcontento popolare, e i movimenti populisti, che stanno prendendo sempre più potere, sanno che puntando alla pancia dell’elettore e non alla mente riescono ad avere facile consenso. La disoccupazione c’è, la povertà anche, e sono dati di fatto, nessuno può negarli e il populismo vuole offrire risposte (troppo) semplici, a problemi molto complessi, perché è quello che vuole la pancia dell’elettore, non la testa. Il populismo cavalca l’onda di una crisi molto importante, che non si può risolvere dando la colpa ad un unico fattore. L’elettore insoddisfatto vuole un aiuto subito, perché si sente abbandonato dallo stato da troppo tempo, e preferisce votare un partito “non tradizionale” per manifestare il suo scontento. Non a caso i movimenti populisti sono tutti anti- Europa: quale miglior colpevole di questa situazione, se non qualcosa che ci sembra distante, ma allo stesso tempo capace di imporre qualcosa?

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