In febbraio
di Maura Ragucci (IIIG)
Non ho mai visto
tanto sangue insieme, tanto
che non potesse
esser mio;
gole, corpi,
riversi sull’asfalto:
un mare
di budella dilaniate.
Non ho mai affrontato
vero nulla,
mai un giorno
orridamente impaurita.
Ingorgo di anime
tra le file dei superstiti
– muto –
affolla le tavole
di diplomatici marmorei.
Brava croce
sulla loro bara di mogano,
ricompensa per la pace
degli ipocriti.
Non c’è arte, sfumatura,
che rimpolpi le ossa
date ai cani.
Nessuna ideologia
– mi rimetto a lei, Professore –
troncherà il paradosso
di un bimbo riverso
tra le braccia
di un anziano pescatore.
Pensavo fossero
miei gli occhi,
le mani loro,
e il fiato che annaspa,
ma io – illesa –
mi vergogno anche
di respirare.