Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco
di Sveva Celaia I B
Un mese è ormai passato dalle elezioni del 4 marzo e i giornalisti hanno avuto numerosi argomenti da trattare, persino il menù della cena tra gli esponenti della coalizione di destra mentre, tre settimane fa, trattavano della “possibile” alleanza Lega-Grillo. Prima di questo argomento bisogna, però, fare qualche passo indietro.
La tempesta gelida che aveva colpito l’Italia si è abbattuta anche sul mondo della politica congelando le barre colorate che riportavano i voti in percentuale di molti partiti. La gelata, che aveva reso gli studenti felici, non ha sortito lo stesso effetto con i politici. La coalizione di sinistra non ha raggiunto le aspettative e il PD è sceso al suo minimo storico, poco sopra il 20%; Liberi e Uguali ha superato di un soffio la soglia del 3% che, però, non è stata raggiunta dal neo-partito Potere al Popolo. La coalizione di centro-destra, al contrario, è riuscita ad ottenere ben 263 seggi nella Camera dei Deputati e 137 nel Senato. Con 221 deputati e 112 senatori, invece, il M5S si è dimostrato il partito più votato.
Nessuno, però, ha raggiunto la maggioranza del 41% e i dati sono l’effettiva dimostrazione di un’Italia spaccata che a sua volta chiede divisione dall’Europa. Se riportassimo la distribuzione dei voti su di una cartina italiana, ne uscirebbe uno stivale a pois. Bisogna, inoltre, ricordare che la nostra è una Repubblica rappresentativa e c’è da dire che i nostri partiti riflettono alla perfezione la situazione italiana: il nostro Paese è frantumato così come lo sono gli stessi.
Sul red carpet della politica hanno sfilato trionfanti due partiti: M5S e la Lega che, nonostante non abbiano raggiunto la maggioranza, hanno ottenuto risultati per niente indifferenti. La vittoria del partito di Salvini, però, la si può definire “mutilata”: ha superato in voti i restanti membri della coalizione di destra, ma non ha la forza di reggersi da solo avendo avuto poco più del 17%. Su un altro versante, abbiamo avuto, invece, PD e Forza Italia che, il 5 marzo, chi più chi meno, si sono trovati in un turbinio gelido e violento di notizie e scelte. Il leader del Partito Democratico, Matteo Renzi, è ormai sceso dal podio diventando un ex-segretario per decisione degli stessi democratici, a prendere le redini è stato Maurizio Martina il 12 marzo.
Forza Italia ha dovuto fronteggiare il fiume in piena della Lega, il sorpasso storico e la decisione di formare un asse Lega-Grillo. Di Maio, leader penta-stellato, aveva proposto un accordo politico con Salvini, ma con l’esclusione di Berlusconi essendo un pregiudicato. Vi era, però, anche l’ipotesi di un governo con l’appoggio esterno del PD, senza Renzi. Quest’ultima possibilità non si è mai realizzata per la decisione dell’ex-leader democratico di non abbandonare mai completamente la guida del proprio partito. La prima proposta, invece, si è compiuta parzialmente: Salvini ha rifiutato di escludere Berlusconi, poiché appartenenti alla stessa coalizione, ma in compenso Movimento 5 Stelle e Lega hanno aperto un confronto. Il leader Berlusconi di FI fin dall’inizio non è stato d’accordo a tal punto che, come riporta l’articolo de la Repubblica del 14 marzo, era persino disposto a passare all’opposizione e di denunciare questo “tradimento” dei patti e degli elettori.
Facendo un salto di dieci giorni al 24 marzo, ritroviamo il M5S e la Lega più uniti. Sono come due amici che giocano in squadra al Monopoli e acquistano il loro primi territori: Palazzo Madama e Palazzo Montecitorio.
Dopo ben tre fumate nere, escono i nomi: Roberto Fico, grillino e neopresidente della Camera dei Deputati, e Maria Elisabetta Alberti Casellati, forzista e neopresidentessa del Senato. La partita al Monopoli, però, non termina qui, bisognerebbe stare uniti, ma non c’è niente da dividere, l’ultima casella prima del Via ha un solo posto: Palazzo Chigi non fa sconti.
Se gli studenti sono preoccupati per le prove del 4 e 5 aprile, molti altri lo saranno per gli incontri, le decisioni e i risultati che si avranno. Si prevedono due giorni di fuoco: Mattarella incontrerà prima di tutto Napolitano, in qualità di ultimo presidente del Senato (quando è terminato il suo incarico di Presidente dello Stato è diventato senatore a vita e come membro più anziano ha ricevuto la suddetta carica) e poi i neopresidenti delle Camere. Nel pomeriggio del 4 toccherà ai gruppi parlamentari, le Autonomie, i gruppi misti per finire nella giornata successiva con i partiti più rappresentativi: PD, Fratelli d’Italia, Forza Italia, Lega e Movimento 5 Stelle.
Dal gelo di un mese fa si è giunti alle ribollenti temperature d’aprile.