Mattel & Barbie…o Barbie & Mattel?
di Francesca Pia Piantarosa (IIG)
L’estate 2023, da poco conclusa, può essere riassunta con una sola sigla: 219C…come cosa significa? È il codice Pantone con cui è classificato il “rosa Barbie”! Con il suo miliardo e mezzo di dollari incassati al botteghino, il film di Greta Gerwig ha riportato in auge la bambola più famosa di sempre, autentico simbolo di femminilità ed emancipazione da più di 60 anni. Barbie, soprannome di Barbara Millicent Roberts, prende vita il 9 Marzo 1959 grazie all’ingegno e dalla tenerezza di una madre: non una qualunque, bensì la moglie dell’imprenditore Elliot Handler, co-fondatore assieme al socio Harold Matson dell’azienda di giocattoli Mattel. Ma cominciamo dall’esordio!
In origine Mattel, il cui nome nasce dalla fusione di ‘Matt’, dal cognome Matson, ed ‘El’, da Elliot, produceva esclusivamente manufatti in legno, soprattutto cornici, ma quando vennero introdotti anche accessori per le case delle bambole, le sorti dell’azienda cambiarono irreversibilmente, poiché la crescente domanda di questi pezzi convinse i due a convertire definitivamente la produzione, finalizzandola ai giocattoli per bambini.
Sarà proprio questa scelta ad influenzare positivamente l’estro creativo di Ruth Handler, che ha con Elliot due figli, Barbara e Kenneth (forse questi nomi vi sono familiari, chissà); alla primogenita infatti piaceva giocare con delle “bambole di carta”, fotografie di attrici e modelle che ritagliava dalle riviste e con cui creava storie. Inoltre, in un viaggio in Germania venne a conoscenza di Bild Lilli, una linea di bambole con protagonista una donna adulta, vestita con riproduzioni degli outfit di tendenza del periodo…ed è così che arrivò il lampo di genio.
La Handler capì che le bambine non avevano bisogno di giocare soltanto con i bambolotti, di immaginarsi esclusivamente come mamme, ma necessitavano prima di tutto di vedersi donne: suggerì quindi l’idea al marito, realizzando personalmente il bozzetto e curando ogni dettaglio della realizzazione, fino alla messa in vendita della prima fashion doll firmata Mattel, vestita di un semplice costume da bagno zebrato e occhiali da sole. L’outfit della prima Barbie, chiamata così in onore alla figlia Barbara, è senza dubbio uno dei più memorabili, poiché nonostante la sua semplicità è riuscito a far vendere ben 350mila esemplari nel primo anno dalla sua messa in commercio…può essere considerata una cifra misera se confrontata con i 10 milioni di copie vendute a livello globale della Totally Hair Barbie del ‘92, una bambola dai capelli lunghi fino ai piedi considerata ancora oggi la Barbie più redditizia della storia, ma è stato sicuramente il primo passo per far crescere il prestigio della Mattel all’interno dell’industria dei giocattoli, fino a farla diventare ad oggi seconda per fatturato, preceduta soltanto dalla danese Lego.
Tuttavia diventa quasi impossibile scindere Mattel da Barbie, e non solo perché il brand genera più di un terzo del suo guadagno totale, ma anche paragonandolo ad altri marchi registrati sotto di essa: sono molto apprezzati i set di macchinine Hot Wheels, il gioco di carte UNO, la linea di fashon doll gotiche Monster High, ma non sono stati pochi i suoi prodotti fallimentari, come le bambole My Scene per cui è stata accusata di plagio dalla MGA Ent., casa produttrice delle Bratz, oppure la collezione di action figure Food fighters raffiguranti cibi antropomorfi (praticamente invenduta) o la console Intellivision, presto sbaragliata dall’Atari 2600 prodotta dall’omonima casa di sviluppo, al tempo pioniera indiscussa del mercato videoludico.
Insomma, Barbie era ed è ancora oggi, come ha dimostrato l’incontrastato successo del live action della Gerwig, l’unico caposaldo a cui Mattel può fare affidamento per contrastare le azioni in perdita e far bilanciare i conti in rosso; alla luce di ciò è lecito chiedersi: è più giusto parlare di “Mattel & Barbie” o di “Barbie & Mattel”? Ditemi la vostra!