Il Napoli resta al palo
di Pietro Aldo Mocerino (IIG)
Le speranze di rimonta in chiave Champions si infrangono sul palo per un Napoli che, tutto sommato, avrebbe meritato di più. A San Siro Mazzarri pensa bene di coprirsi e torna alla difesa a tre, con Kvaratskhelia ad appoggiare Simeone in attacco. La scelta, sulle prime, sembra pagare, perché è il Napoli a controllare il match ed a sfiorare la rete al 10’, con Kvara che si libera bene sulla destra e serve Simeone, che di destro svernicia il palo. Il Milan non è capace di sottrarsi al pressing partenopeo, ma nonostante questo castiga gli avversari nell’unica occasione in cui vi riesce, al 25’ con Leao che, sulla sinistra, trova lo spiraglio giusto per lanciare in corsa Theo Hernandez, bravo ad eludere la guardia di Di Lorenzo e ad infilare in solitudine Gollini. Tre minuti dopo è lo stesso Leao a riprovarci, ma Gollini sventa in tuffo a mani aperte. In pratica, il primo tempo si conclude qui, dopo l’intervallo il Napoli si ripresenta col 4-3-3, perché Mazzarri lascia negli spogliatoi Østigård in cambio di Politano, anche se sono i rossoneri a sfiorare il raddoppio con Florenzi che dal limite, anche grazie ad una deviazione, chiama Gollini alla parata in due tempi (48’). Replicano i partenopei proprio col neoentrato Politano, che scuote l’esterno della rete (51’). Ma l’opportunità più allettante se la procura poco dopo Simeone, che approfitta di un errore in disimpegno di Bennacer e dal limite scarica un destro di poco a lato dell’incrocio (54’). Cinque minuti e Politano fa la barba al palo con un tiro a giro di sinistro che non avrebbe lasciato scampo a Maignan. Al 70’ lo imita sul fronte opposto Leao, pescato solo in area sulla sinistra e pronto a rientrare con un destro fuori di pochi centimetri. A due minuti dal 90’, però, il Napoli sfiora due volte il pari grazie a Lindstrøm che, liberato sulla sinistra da Raspadori, serve al centro Anguissa, prima Simic, nel disperato tentativo di sventare la minaccia, devia sul palo alla destra di Maignan, poi sugli sviluppi dell’azione è Di Lorenzo, appena dentro l’area, a chiamare il portiere rossonero a deviare in corner. Carnevale amaro per gli azzurri, che vedono complicarsi la rincorsa per la Champions.
Questa la pagella degli uomini di Mazzarri:
Gollini 6,5: Theo Hernandez lo infila sul suo palo, poi, però, scongiura almeno due volte il raddoppio milanista.
Østigård 5,5: in occasione della rete rossonera non chiude lo spazio a Leao, poi resta negli spogliatoi per ragioni tattiche.
Rrahmani 5,5: spesso in affanno nel controllo di Giroud, rischia più del dovuto quando è preso in velocità, fuori posizione quando il Milan va a segnare la rete decisiva.
Juan Jesus 5,5: non che Pulisic dalle sue parti combini granché, ma sul gol del Diavolo è incerto sul da farsi e non va a sbarrare il passo a Theo Hernandez.
Di Lorenzo 5: sembra il più frastornato dai cambi tattici, si perde Theo Hernandez nell’azione del vantaggio milanista, poi prova a farsi perdonare nel finale, ma non è più il capitano coraggioso dell’anno scorso.
Anguissa 5,5: molto fumo e poco arrosto, ci mette il fisico, ma non basta.
Lobotka 5,5: la sua regia s’intravede a sprazzi, ma va in affanno quando è costretto a ricorrere gli avversari, come in occasione del gol di Theo.
Zielinski 5: un fantasma a spasso per il campo, magari perché ha già la testa altrove, ma a questo punto tanto vale lasciarlo in panchina.
Mazzocchi 6: fin quando resta in campo è tra i più propositivi e costringe Pioli a marcarlo quasi ad uomo.
Kvaratskhelia 6: non fa sfracelli, ma è meno fumoso di altre volte, nel primo tempo si accentra e mette in apprensione la retroguardia rossonera, nel secondo si defila, ma comunque è mobile.
Simeone 6: sfiora il gol almeno due volte, forse sul secondo tentativo poteva fare meglio, ma almeno ci prova.
Politano 6,5: il suo ingresso dona maggior vivacità all’attacco, sfiora di un niente il pari.
Raspadori 5,5: come sempre partecipa tanto alla fase di costruzione, si pensi a quando innesca Lindstrøm nell’assalto finale, ma come sempre è impalpabile in zona tiro.
Lindstrøm 6: quasi gli riesce il bis dopo la prestazione col Verona, quando riesce a decentrarsi si rende molto pericoloso.
Olivera e Ngonge s.v.: il primo ritrova il campo dopo una lunga assenza, il secondo poteva essere inserito prima per sfruttarne gli inserimenti in velocità.
Mazzarri 5: torna alla difesa a tre, salvo rinnegarla nel secondo tempo, l’impressione è che questo ‘camaleontismo’ stia disorientando i suoi uomini, più che aiutarli ad adattarsi alle circostanze. Col Milan in riserva di ossigeno poteva tentare prima la carta Ngonge.