Urla non sono la bandiera della pace
di Micol Campagnano (IE)
Urla non sono la bandiera della pace;
non lo sono grida,
strida
e strilli.
I toni alti sono arma di guerra:
allarmi tonanti e frastuoni a seguire;
veloci passi, e ancora passi, e poi dopo passi;
spari, e corpi che secchi crollano a terra;
voci fredde che fan da binario al crudo terrore.
La pace è richiesta prima tra lacrime;
poi con sussurri,
mormorii
e silenzi.
Bisbigli, però, non la porteranno:
è imprigionata tra le mura di una casa;
è seppellita con il corpo di un bambino;
affogata per il pianto di un vecchio;
e rimarrà così, abbandonata sul campo, come fucili.
Creature desolate, quelle in battaglia:
ombre sussurran loro in ambedue le orecchie,
e accolgon Morte, spesso, felicemente.
Sono come un uccellino, malato in cuore,
che il canto non ha più e non più sbatte ala;
perso nello stonato coro di strazi universale,
perso, come la sua assente speranza di volare.
Son protette dal sangue altrui, non versato per difesa,
e son cieche,
cieche
e sole,
sole al mondo come è solo chi han di fronte.
Non riconoscono di quale fame doversi saziare:
si presenta talvolta umana, talvolta bestiale.
Non vogliono ottener la pace usando violenza,
ma sanno che una guerra non si è mai conclusa senza.