La prima classe costa mille lire, la seconda cento, la terza dolore e spavento… – 1899 (Germania, 2022)
del prof. Lucio Celot
Mettiamo alla prova il lettore smaliziato, colto, cinefilo, appassionato di sci-fi e anche un po’ nerd seminando indizi in ordine sparso: 1899 è il mito della caverna di Platone, Tempo fuor di sesto e Labirinto di morte di Dick, La Jetée di Marker, The Truman Show di Weir, Matrix dei (all’epoca) fratelli Wachowski, il “cervello nella vasca” (un esperimento mentale) di Putnam, Dark (stessi ideatori e regista, Baran Bo Odar), Lost, Fog di Carpenter, Source code di Jones, 1984 di Orwell. Capito di che si parla? Non una parola di più, questa rubrica non a caso si chiama NoSpoiler…
Nel 1899 il piroscafo Kerberus (che assomiglia molto al Titanic con il suo profilo e i suoi 4 iconici comignoli), con a bordo circa 1500 persone, viaggia da Southampton verso New York: il suo carico umano è variegato, un melting pot di etnie, ceti sociali, lingue, religioni, aspettative e speranze. Tra i passeggeri c’è Maura Franklin, una giovane e anticonformista dottoressa alla ricerca del fratello, scomparso quattro mesi prima insieme ai passeggeri della nave gemella del Kerberus, il Prometheus: e quando il comandante della nave Eyk Larsen riceve un misterioso messaggio che indica solo delle coordinate marine, non ha dubbi che si tratti di un SOS proprio del Prometheus. Raggiunta la nave scomparsa e saliti a bordo, il comandante e Maura la trovano vuota, priva di qualunque traccia di vita: tutti i passeggeri sono scomparsi, tranne un enigmatico bambino che sembra muto ed è in possesso di un oggetto misterioso, una piccola piramide nera che non abbandona mai. Dal momento in cui il piccolo è riportato sul Kerberus, strani fenomeni iniziano a verificarsi, tra cui un vero e proprio suicidio di massa e la comparsa di strani tunnel sotto i letti di Maura e del capitano. L’apparente e fragile equilibrio che regnava tra i passeggeri – tra il sopra e il sotto della nave, si incrina definitivamente e il Kerberus diviene un campo di battaglia per la sopravvivenza.
Dai creatori di Dark, che hanno impiegato quattro anni a produrre le otto puntate di 1899, non ci si poteva aspettare niente di meno che un’altra serie mind game, un “trip mentale” che mette assieme il period-drama, il thriller, il mistery, la fantascienza distopica, una miscellanea di generi accompagnata dall’anacronismo e dal senso di spaesamento cui contribuisce anche la colonna sonora che sottolinea i cliffhanger al termine di ogni puntata con brani dei Jefferson Airplane, Jimi Hendrix, i Deep Purple (memorabile la chiusura del secondo episodio con Child in Time) e l’immancabile David Bowie (altro indizio: l’ultimo episodio si chiude con Starman del Duca…da brivido!).
Come in Dark, il rifiuto degli sceneggiatori di limitarsi ad una narrazione lineare tradizionale determina l’accumulo di livelli narrativi complessi e stratificati, con salti spazio-temporali che disorientano costantemente lo spettatore quando ritiene di avere compreso la trama e invece deve rimettere in discussione tutte le ipotesi; e ancora, loop temporali, riflessioni su questioni di carattere filosofico-esistenziale, labilità dei confini tra ciò che è reale e ciò che non lo è, tra percezione sensibile e consistenza ontologica del mondo: tutto ciò fa di 1899 una sorta di “versione dark” di Titanic, come ha affermato lo stesso regista della serie.
Squarciare il velo di Maja e gettare uno sguardo nella realtà vera: è questo il desiderio, e anche la maledizione, dei personaggi imprigionati nel Kerberus, una nave-carcere da cui sembrano poter uscire solo attraverso visioni e/o allucinazioni che rimandano ad un’altra vita, precedente o parallela a quella che vivono a bordo del piroscafo. Incubi o reminescenze che siano, il risveglio per i pochi sopravvissuti avrà dell’incredibile; per noi spettatori, sarà una conclusione che ci lascerà spiazzati ma soddisfatti (anche se non dovesse esserci una seconda stagione).
1899 (id.),
Stagione 1 (ep.1-8)
Distribuzione: Germania 2022. Disponibile su Netflix