“Basta scritte, picchiamoci!” il nuovo album dei Quartaparete
di Luigi Iossa (IIA)
Musica, denuncia e carattere, sono tre delle parole che meglio rappresentano il nuovo lavoro musicale della band napoletana Quartaparete, uscito lo scorso 11 Ottobre su tutte le piattaforme di streaming.
Un titolo provocatorio, o meglio, “reazionario”, come lo ha definito il chitarrista della band, Vincenzo Volpicelli, che ho avuto il piacere di intervistare pochi giorni fa, proprio per approfondire e arrivare a comprendere la vera essenza dell’album della formazione napoletana.
L’aspetto che ha catturato sin da subito la mia attenzione è stato il titolo: “Basta scritte, picchiamoci!”, ed è proprio da qui che sono voluto partire nella mia lunga chiacchierata con Vincenzo.
“Come mai avete scelto un titolo così diretto?”
“Basta scritte, picchiamoci, è una frase che notammo in una lunga camminata nei pressi dell’orto botanico di Napoli, sulle cui mura vi era marcata con della vernice spray proprio questa esclamazione e ci sembrò la perfetta sintesi del nostro nuovo lavoro.”
“Cosa avete voluto evidenziare con questa frase?”
“Era per noi, essenziale, racchiudere, in una sola espressione le divisioni di una città complessa e articolata come Napoli, e soprattutto, rappresentare in sole tre parole le profonde diversità di una specifica zona della città – Ci troviamo a cavallo fra Via Foria e Piazza Carlo III, due luoghi fondamentali per l’ispirazione artistica del gruppo – se da un lato della strada ci sono scritte rosse, falci e martello, sull’altro marciapiede potresti trovare fasci littori e motti del ventennio.”
Nella voce di Carlo Nicoletti, si racchiude il dissapore di una città calpestata, scissa e irriverente; le strade di Napoli sono il punto di partenza per la scrittura, non solo dei testi, ma anche delle musiche dei Quartaparete; assaporare e percepire “l’Aria Strana”, come la definiva Pino Daniele, di una zona del capoluogo partenopeo lasciata a sé stessa, confinata al suo destino è la base per comprendere al meglio le note del basso di Dario Panizzolo e i Groove di Claudio Cacace.
Il disco, a detta di Vincenzo, non presenta alcun intento di natura morale, non mira ad essere una lezione di vita, ma una tela sulla quale sono state dipinte le coordinate della realtà circostante, le coordinate della realtà quotidiana.
Allontanandoci dalla sola analisi dell’album, ho cercato di approfondire anche il legame effettivo che unisce Napoli con i Quartaparete:
“Dove sogni di fare un concerto con i Quartaparete?”
“Potrei dire Piazza Del Plebiscito oppure il Madison Square Garden, invece il grande desiderio è quello di fare un concerto, un grande concerto, in un’altra delle importanti piazze della città, Piazza Carlo III, con l’obiettivo di ridare un’importanza culturale e una dignità ai luoghi delle nostre radici, spesso oppressi e sfasciati.”
Il dissapore, come lo ho già definito prima, non è solo quello di una città, ma è anche quello di tanti italiani che hanno oramai perso le speranze nella politica attuale; il precariato lavorativo e l’irriverenza di coloro che ci governano sono due degli argomenti trattati nel disco; basta ascoltare tracce come “La Rabbia” oppure “Vendere”.
“Ci avete lasciato solo la rabbia” è una delle frasi più dirompenti dell’album, un affronto diretto alle tante illusioni dei politici, un grido di sovversione che mira ad andare oltre la cornice musicale.
La curiosità, era troppa per non approfondire questo argomento, fra una domanda e un’altra, un sorso di caffè e una risata, mi sono ritagliato un piccolo frammento della mia chiacchierata con Vincenzo per concentrarmi, sulla questione politica attuale:
“Se potessi fare ascoltare le canzoni di “Basta scritte, picchiamoci!” ad un politico attuale, a chi le faresti sentire?”
La risposta è arrivata dopo qualche secondo di riflessione, ma alla fine è stata decisa, proprio come il carattere del disco.
“Farei sentire l’album ad Elly Schlein. – in sottofondo una sottile risata da parte di entrambi-”
Non nascondo di essermi inizialmente sorpreso, anche se motivo non ce ne era, ed ho chiesto a Vincenzo il perché di questa scelta.
“False promesse e sogni distrutti, sono alcune delle tematiche sulle quali abbiamo orientato il nostro cannocchiale. L’opposizione si è fatta promotrice negli anni di lunghi discorsi, lunghi, lunghissimi, che però alla fine non hanno portato a niente; non hanno portato ad un piano di risposta attivo e militante nei confronti della destra – che spesso ci tiene a palesare le sue idiozie – non hanno portato a riforme utili per combattere le disparità di genere, la precarietà lavorativa, il problema sanitario ecc…, in sintesi tanto fumo e niente arrosto”.
Ascoltando i brani “Vendere” e “L’amico del Diavolo” ho notato un’acuta riflessione sull’autenticità di noi stessi; potrebbe apparire, così, come uno dei classici cliché del cantautorato moderno, in realtà, a mio avviso, il lavoro artistico dei Quartaparete va ben oltre.
“Devi vendere fino alla morte” un inciso che racchiude il senso della riflessione contenuta nell’album, svendere sé stessi ed il proprio io per piacere ad una società malata, o anche “fanatica”, come viene chiamata proprio in questo brano, buttare via la propria dignità di artista, canzoniere e musicista per essere graditi dalle major, adattarsi ai canoni infimi e beceri che ci vengono imposti.
La musica dei Quartaparete, è in questo senso, anti-conformista, va contro qualsiasi schema di mercato, nell’album non mancano, però, brani “spensierati” e disinteressati dalla denuncia sociale e politica, ma non per questo la band perde la propria radicata natura stilistica e musicale.
“L’amico del Diavolo, si concentra proprio su questa tematica, perdere sé per rincorrere ideali frivoli e meramente materialistici”
Il patto con il diavolo, descritto nella canzone, va ben oltre il simbolismo religioso per calarsi nella realtà attuale, il diavolo è il consumo di massa, il capitalismo, è la rappresentazione di ciò che oggi le persone cercano e di ciò a cui ambiscono, per poi perdere la propria personalità nel lungo tragitto della vita, perché fermati dal “Diavolo” che li ha saputi persuadere, distogliendoli dalla verità.
Il primo progetto si è concluso, anzi è appena iniziato, ma la capacità artistica dei Quartaparete non si esaurisce, e grazie, anche alla saggia guida di Alfonso La Verghetta ed il suo Italy Sound Lab, la band ha in programma di continuare sulla cresta dell’onda e pubblicare un secondo album.
“Vincenzo, oltre alla promozione per il giovane “Basta scritte, picchiamoci!”, su quali altri progetti puntate?”
“Al momento, l’obiettivo futuro che più ci incuriosisce è sicuramente la pubblicazione di un secondo disco, che ci permetterebbe di far uscire alcune canzoni da tempo ultimate e ancora chiuse nel nostro cassetto musicale.”
Mi piace concludere i miei articoli con una citazione, ma questa volta ho deciso di lasciare la scelta a Vincenzo Volpicelli.
“Vorrei chiudere la nostra intervista con una citazione, ma vorrei che la scegliessi tu”
“Sì… – qualche attimo di esitazione non si è fatto mancare – ce l’ho.”
“Non sarò mai quello che volevi tu” – dall’album “Basta scritte, picchiamoci!” dei Quartaparete.
Bravo Luigi, ottima intervista!
Ascolterò anche il disco, sono curiosa …