Benvenuti nell’immondo Olimpo di H.P.Lovecraft!
del prof. Lucio Celot

H.P.Lovecraft, L’orrendo richiamo. Tutti i mostri del ciclo di Cthulhu (1994)
Poe era il mio Dio della narrativa.
(HPL, lettera a R.Kleiner, 1926)
…aprire uno spiraglio sugli sconosciuti abissi di terrore
che si spalancano oltre i confini del conosciuto…
(HPL, lettera a S.Loveman, 1922)
Il sentimento più antico e radicato nel genere umano è la paura,
e la paura più antica è quella dell’Ignoto.
(HPL, L’orrore soprannaturale in letteratura, 1927)
Cos’è il Male? Esiste solo in quanto conseguenza morale del libero arbitrio dell’uomo, come pensava Sant’Agostino? O è un’Entità a se stante, dotata di consistenza ontologica, Sostanza autonoma e indipendente che fa irruzione nella dimensione dell’umano? Howard Phillips Lovecraft (1890-1937), “il solitario di Providence”, lo scrittore che più di ogni altro ha segnato la via dell’immaginario fantastico e horror del Novecento, maestro riconosciuto di autori come Stephen King, Clive Barker, Neil Gaiman, Alan Moore e di registi come John Carpenter, Ridley Scott e Guillermo del Toro aveva pochi dubbi: da materialista convinto qual era, rifuggiva da qualunque prospettiva antropocentrica e finalistica e riteneva che il nostro universo conosciuto non fosse altro che “un vortice privo di scopo, un oceano putrido di forze cieche” a cui, ad un certo punto della sua parabola creativa, attribuì il connotato di Male Assoluto. A questo “orrore cosmico” HPL conferì uno statuto mitico attraverso una vera e propria “teologia teratomorfa”, creando, cioè, un pantheon di Divinità aliene mostruose e immonde che si insinuano nel nostro mondo per corromperlo, rivoluzionarne l’ordine e imporre il Caos totale. Sono Esseri che HPL concepisce come dotati di prorompente e degradata fisicità, che evocano sensazioni fisiche ripugnanti e tossiche, la cui sola vista porta alla follia i malcapitati che entrano in contatto con le concrete e abominevoli epifanie di questi Dei provenienti dagli abissi di altre dimensioni dello spazio-tempo contigue alla nostra.
Il nativo New England, dove HPL torna dopo il fallimento del suo matrimonio, diventa lo scenario abnorme e mostruoso in cui si insinuano i “Grandi Antichi”, gli Dei malvagi che provengono dai confini dell’universo noto o che, come il Grande Cthulhu, dormono da ere nelle profondità degli abissi marini in attesa di svegliarsi e dominare il mondo: al New England reale si sovrappone quello da incubo creato da Lovecraft; inutile cercare sulle mappe Arkham, la città maledetta e decrepita bagnata dal fiume Miskatonik la cui università custodisce grimorî pericolosi e innominabili come il Necronomicon dell’arabo folle Abdul al-Hazred; oppure il porto di Innsmouth e Kingsport, dove si celebrano empie processioni e riti cui partecipano creature d’incubo e nemmeno Dunwich, dov’è ambientato uno dei racconti più famosi di HPL. In questo spazio deforme, in questa “frattura” del reale attraverso la quale penetra nella nostra realtà familiare l’orrore più puro, tutto è decadente, fisicamente ripugnante, perfino la geometria euclidea si corrompe in angoli e forme che non appartengono alla nostra esperienza.

L’antologia curata da Fruttero e Lucentini raccoglie dieci tra i racconti del cosiddetto “ciclo di Cthulu”, le storie più famose (e anche le migliori) frutto della “poetica del cosmicism” nelle quali i Grandi Antichi (detti anche Quelli-di-Prima) minacciano di portare l’oscurità nel mondo. Chi sono questi Antichi? Ne ricorrono almeno una ventina in tutta la produzione di HPL ma ricordiamo qui i cinque principali, quelli cui lo scrittore dà maggiore spazio, entità reali e al tempo stesso simboli dell’inconscio collettivo: Azathoth, “il dio cieco e idiota che bestemmia e farfuglia al centro dell’infinito”, la rappresentazione più icastica dell’insensatezza del cosmo lovecraftiano (altro che progetto intelligente!), puro caos entropico; Cthulhu, la creazione più nota di HPL, il “Dio tentacoluto” che dorme nella città sommersa di R’lyeh in attesa che le configurazioni celesti gli consentano di svegliarsi, emblema della volontà di potenza e di affermazione costantemente frustrata; Nyarlathotep, “caos strisciante” e proteiforme messaggero degli Dei, allegoria della corruzione e decadenza dell’Occidente (HPL aveva acuito il proprio pessimismo dopo gli anni passati a New York, città convulsa, caotica e promiscua); Shub-Niggurath, “la Nera Capra dai Mille Cuccioli”, oscura nube fatta di zoccoli e corna, divinità del sesso e della procreazione, esplicitazione mitica della repulsione che HPL nutriva nei confronti della sessualità; infine, Yog-Sothoth, il Tutto-in-Uno e Uno-in Tutto, il Guardiano della Soglia, entità che compenetra il Tutto e ne conosce ogni attimo del Tempo e ogni anfratto dello Spazio, espressione simbolica della “colpa originaria”, l’aspirazione all’onniscienza da cui l’uomo è, per sua fortuna, escluso (se così non fosse, perderebbe la ragione di fronte all’insensatezza dell’essere), dato che “viviamo in una placida isola d’ignoranza nell’oscuro mare dell’infinito”. Questo Pantheon blasfemo era, per Lovecraft, nient’altro che un espediente letterario per dare corpo e fisicità all’estraneità che egli avvertiva attorno a sé e per dare voce alla “filosofia cosmica” materialista e meccanicista che lo portava a negare che le “nostre” leggi fisiche avessero validità in ogni parte dell’universo; il “fantastico” non ha una dimensione puramente mentale, impalpabile, onirica: si tratta di un Altro Mondo, con la sua sostanzialità, le sue forme materiali, le sue concretizzazioni per quanto immonde e corrotte.
Tra i racconti della raccolta vanno segnalati almeno Il richiamo di Cthulhu, nel quale il malefico Dio dormiente appare in tutta la sua enorme mostruosità, Il colore venuto dallo spazio, incubo proveniente dallo spazio profondo che trasforma e corrompe un’intera regione del New England, La maschera di Innsmouth, la cui struttura e progressione narrativa si basano sull’idea di una devianza genetica “innominabile” e, infine, L’orrore di Dunwich, in cui si manifestano tutte le terrificanti conseguenze di un uso spregiudicato delle formule contenute nel Necronomicon, il libro maledetto scritto dall’arabo pazzo Abdul al-Hazred.

E allora: se non vi inquieta gettare uno sguardo nell’insensatezza degli abissi più neri, che sono anche quelli del nostro inconscio, abbiate il coraggio di affrontare gli Antichi in tutta la loro assoluta e incomprensibile Indifferenza: buona (e orrenda) lettura a tutti!!!
Howard Phillips Lovecraft, L’orrendo richiamo. Tutti i mostri del ciclo di Cthulhu, Einaudi 1994. A cura di C.Fruttero e F.Lucentini.
Dei racconti completi di Lovecraft esistono diverse edizioni: è consigliata quella (integrale) della casa editrice Newton curata nel 1993 da Sebastiano Fusco e Gianni Pilo, i due massimi esperti di HPL in Italia, comprendente anche saggi e poesie dello stesso Lovecraft.
La biografia più recente e completa è quella di Sebastiano Fusco:
S.Fusco, Il grande libro di H.P.Lovecraft. La vita e le opere del solitario di Providence, Mondadori 2023.
Consigliata anche la monografia del romanziere francese M.Houellebecq:
M.Houellebecq, H.P.Lovecraft. Contro il mondo, contro la vita, La Nave di Teseo 2024.