CE REPIGLIAMMO TUTTO CHILLO CH’ERA ‘O NUOSTO:IL FENOMENO GOMORRA

di Riccardo Maiello (IA)

Immerso nel lato più cupo delle strade di Napoli, Gomorra: la serie si presenta come un viaggio spietato nelle viscere della criminalità organizzata italiana. La serie, basata sul romanzo omonimo di Roberto Saviano, ha catturato l’attenzione del pubblico, anche internazionale, per la rappresentazione cruda e autentica del mondo criminale napoletano e nell’hinterland. Con una trama intricata, personaggi complessi e ottime interpretazioni, Gomorra offre uno sguardo scevro da filtri buonisti nella sconvolgente realtà camorristica e delle sue conseguenze.

Di Gomorra non si può che lodare una sceneggiatura curata, che sfocia in una trasposizione intricata capace di tenere lo spettatore attaccato allo schermo. La narrazione si dipana attraverso reti complesse di intrighi, alleanze, tradimenti e vendette che mantengono costantemente alta la tensione e l’interesse del pubblico, grazie ad un intreccio fortemente serrato che lega tra loro tra i diversi personaggi e le loro storie. Ogni episodio è una novità avvincente che porta lo spettatore ad attendere l’episodio successivo incollato alla sedia.

Sul cast poche critiche: Marco D’amore nel ruolo di Ciro Di Marzio e Salvatore Esposito come Genny Savastano risplendono grazie alla loro capacità di rendere i rispettivi personaggi istrionici al punto giusto e con le giuste interazioni ricche di chimica fra di loro. Nota di merito anche per Fortunato Cerlino e Marco Palvetti: il primo è il temibile Don Pietro Savastano, che con la sua performance rende un personaggio come Pietro un ipnotico e carismatico boss; il secondo, interprete di Don Salvatore Conte, trasmette magnificamente l’icona di un malvagio “uomo d’affari” dotato di intelligenza e altrettanto carisma (peccato il poco spazio regalatogli nella serie, che si limita alla prima stagione e due puntate nella seconda).

La regia e la fotografia di Gomorra: la serie sono ben studiate: le scene, girate con maestria, catturano un’atmosfera opprimente delle strade di Napoli e delle sue periferie; le inquadrature sono scelte in modo da offrire uno sguardo estremamente suggestivo della città. Tuttavia, la fotografia troppo monocromatica spesso non porta alla luce la vibrante vitalità di Napoli e per gli spettatori, napoletani e non, emerge chiaramente una forzatura ambientale che toglie realismo alla serie. D’altra parte, va detto anche che, da un punto di vista più tecnico, una fotografia troppo oppressiva avrebbe potrebbe risultare straniante e compromettere la fruizione degli episodi.
La serie perfetta? Affatto: anche Gomorra, ahimè, soffre di alcune criticità rilevanti.
Gli schemi narrativi della serie spesso sembrano ripetersi, causando una fastidiosa stagnazione della trama dovuta alla prevedibilità delle situazioni che la serie racconta.

Ma qual è il vero motivo per cui Gomorra ha ricevuto critiche estremamente pesanti? Il motivo è il cuore stesso della serie: Napoli. La rappresentazione di quest’ultima ha suscitato un acceso dibattito tra spettatori e osservatori. Sebbene la serie si proponga di mostrare la realtà cruda e spietata della criminalità organizzata della città, molti contestano il fatto che questa rappresentazione rischia di dipingere un quadro forzatamente negativo e distorto della vita napoletana. Spesso, secondo la critica, manca un bilanciamento nella rappresentazione dei diversi aspetti della città che si concentra più sulla vita di periferia ed enfatizza gli aspetti violenti e degradanti, rendendo la serie “discriminatoria” e “bugiarda”.

Che sia vero o falso, nessuno lo può dire con certezza, nemmeno i napoletani stessi, una cosa è certa però: Gomorra: la serie è un prodotto meritevole dell’attenzione che ha ricevuto e rimane un’opera di grande impatto che ha saputo affascinare e coinvolgere il pubblico, lasciando un’impronta indelebile nel panorama televisivo italiano. Gomorra: La Serie è un viaggio emozionante e sconvolgente nel cuore della criminalità organizzata italiana, un’opera che sfida e stimola il pubblico a riflettere sulla complessità della vita nella Napoli contemporanea.

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