“Dove volano le aquile”: Luchè si toglie le ‘pietre’ dalle scarpe con un nuovo inizio
di Francesca Pia Piantarosa (VF)
Ad inaugurare questo mese di Aprile ci ha pensato il rapper e produttore napoletano Luchè con il suo attesissimo quinto album in studio.
Dopo tre anni dal suo quarto progetto discografico “Potere” certificato doppio platino in Italia, i fan sono stati subito pronti ad accogliere il nuovo disco intitolato “Dove Volano Le Aquile”, che ha debuttato alla prima posizione nella classifica album FIMI (Federazione Industria Musicale Italiana) ed è attualmente stabile alla sesta. Con 16 tracce, tra cui il singolo del 2021 placcato oro “Topless” in collaborazione con CoCo, questo è il primo album che Luca Imprudente (vero nome di Luchè) rilascia sotto la prestigiosa etichetta Columbia Records con cui ha firmato a Gennaio. “L’industria discografica è veramente squallida.” scrive Luchè in un post su Instagram del 17 Dicembre, dove ha annunciato il suo ritorno sulla scena musicale dando già chiari segnali dell’imminente separazione con la Universal attraverso parole dirette e provocatorie, accuse che il rapper muove già da anni contro un sistema musicale corrotto, che nel post definisce così: “Troppi giochi di potere, featuring annullati solo per fare sfregi alla concorrenza, favoritismi e tanta tanta incompetenza.”
In questo album, che Luchè definisce “intenso”, emerge un suo lato più sentimentale e profondo, attraverso produzioni melodiche, testi introspettivi e collaborazioni degne di nota; già a partire dalla prima traccia “D10S” con Elisa, un omaggio a Maradona che con i suoi accordi di pianoforte e la delicata voce della cantante nell’intro rende ben chiare le intenzioni del progetto, Luchè si mostra maturato artisticamente e aperto a sperimentare nuovi generi. Anche nel feat. con Marracash “Le Pietre Non Volano”, pezzo di punta dell’album, il rapper napoletano si racconta e riflette sulla sua vita presente e passata, arrivando alla conclusione “Sto ancora cercando me stesso”, mentre nelle sue strofe Marra si interroga sul futuro, nel quale avverte inquietudine e incertezza, paragonandosi così ad una pietra che ha preso il volo nell’industria musicale: “Prima o poi cadrò, una pietra non vola/A che punto sto della mia traiettoria?”.
Altri featuring interessanti da citare sono quelli con Ernia e Madame, due canzoni dove è centrale il tema degli obiettivi e l’incessante ricerca di traguardi da raggiungere, e quelli con tre giovani artisti della sua label, la BFM Music: due brani con CoCo (esclusa “Topless”), un pezzo con Geolier interamente in napoletano e il lancio di Etta nel settore, la prima donna dell’etichetta di Luchè che ha da poco firmato con lui. Tuttavia non mancano brani più vicini al gangsta rap e alla dark rap, generi con cui l’artista ha debuttato già nel 1997 nel duo Co’Sang e che gli hanno permesso di distinguersi nel rap game italiano fino ad oggi e dai quali non vuole separarsi definitivamente, come ha dimostrato nelle tracce “Slang” e “Si Vince Alla Fine”, dove si sfoga in maniera più cruda sulle difficoltà incontrate negli anni di “silenzio” proprio con l’aiuto del beat hardcore delle produzioni.
DVLA è un album ricco di potenzialità, capace di conciliare le aspettative sia delle generazioni di fan più datate, abituate al repertorio gangsta del rapper, sia quelle più moderne, abituate ad un sound più hip-pop e adatto all’ambiente da discoteca, come quello di “Non abbiamo età”, hit che conta quasi 70 milioni di ascolti su Spotify, e soprattutto riesce a dare all’artista la perduta libertà di espressione per la quale ha lottato: questo disco è la sua vittoria, perché “Non lascerò che mi sporchino il nome”, come canta in “Tutto Di Me”.
Forse non lo consiglierei come primo approccio per chi vuole affacciarsi come si deve alla rap italiana, per quello è meglio soffermarsi sui suoi lavori precedenti, ma è sicuramente un disco curato nel dettaglio da ascoltare tutto d’un fiato. Non so voi, ma prevedo che Luchè non si lascerà sfuggire il platino neanche stavolta: scommettiamo?