Il mio viaggio in Polonia
di Christian Aversano II C
Il 5 luglio dello scorso anno iniziava davvero bene, avevo così tanto sonno che a stento capivo che dovessi fare.
Dopo la solita routine degli addetti al check-in io e i miei genitori siamo entrati nell’aereo che ci avrebbe portato a Cracovia, una delle città più antiche ed estese della Polonia.Credo c
he mai fino a quel giorno avessi davvero osservato la reale bellezza del mondo. Diciamoci la verità, siamo abituati ai luoghi in cui viviamo, li conosciamo così tanto da poterci mettere le nostre radici rendendo noi e loro una cosa sola, un tutt’uno, ma ahimè, non possiamo mettere radici in cielo, il cielo non ci appartiene, l’uomo è un essere di terra, e come il mito di Icaro racconta, l’uomo non appartiene all’ari
a.
Impresse nella mia memoria sono le distese d’acqua azzurre che si univano in una sfumatura quasi surreale al cielo che dal cobalto gradualmente si scuriva in un blu notte. Ricordo ancora le piccole barche che decoravano il nostro mare, dall’alto tutto sembrava così infinitesimale e pensavo che una volta toccata terra lo sare
mmo diventati anche noi, anche se in realtà lo siamo sempre stati, eppure non ce ne siamo mai resi conto.
Una delle prime cose che abbiamo visitato dopo aver disfatto le valigie è stato il centro storico della città, è incredibile l
a quantità di storie e di leggende che popolano questi tr
anquilli luoghi. Ascoltavo le parole della guida incantato da cotante perle di cultura popolare, raccontarvi tutto credo sarebbe fuori luogo ma vi lascio una chicca.
Questa è la chiesa di Piazza Mercato, e qualche anno addietro un turista americano fece ad una guida una domanda un po’ strana. Chiese perché l’inno dell’Hejnal Mariacki, melodia che ogni ora viene suonata con una tromba dall’alto della guglia più alta, sembrasse incompleta.
Allora la guida, prendendosi gioco
dell’ignaro turista, si inventò che l’inno fosse davvero non eseguito per intero, questo perché da centinaia di anni si ricorda di un disgraziato trombettista che non riuscì a terminare l’inno poiché venne colpito da una freccia da una distanza incredibile. Il turista rimase così meravigliato da quest’irreale storia che ci scrisse addirittura un libro divenuto molto famoso negli USA.
Ah dimenticavo di dire che mentre quel turista ora è ricco e famoso la guida fa ancora la guida.
Un luogo molto suggestivo del voivodato della Piccola Polonia è la miniera di Wielicka, una cava di sale del ‘600 oggi patrimonio dell’UNESCO. All’interno della cava vi è una chiesa fatta interamente di sale: muri, pavimento, so
ffitto, candelabri, riproduzioni di quadri come l’Ultima Cena, statue, colonne erano in sale.Per arrivarci bisogna passare a
ttraverso dei cunicoli, addentrarsi in alcune grotte, e anche camminare su ponti cristallizzati dal sal
e sospesi su delle piccole falde acquifere. I minatori che crearono questa chiesa e i cunicoli che v
isitai erano costretti a lavorare instancabilmente, spesso non vedendo la luce del sole per giorni, ed è proprio per que
sto motivo che si misero a fare statue e successivamente una vera e propria chiesa in sale unica al mondo.
Da lasciare senza parole sono gli scenari dei Monti Tatra. Eravamo ad oltre 2000 metri sopra il livello del mare. Ricordo ancora il vento fortissimo che faceva ondeggiare i fili d’erba sulle dis
tese verdi vicine, creando quasi delle onde in terra. Poi è inutile dire che lo scenario che mi ritrovai dinanzi era mozzafiato, vi lascio una foto.