Squarcio. “L’uomo e il mare”, I fiori del male –Charles Baudelaire
di Eleonora Pompeo e Luisa Granata
Uomo libero, amerai sempre il mare!
Il mare è il tuo specchio: contempli la tua anima
nel volgersi l’infinito dell’onda che rotola
e il tuo spirito è un baratro altrettanto amaro.
Ti piace sprofondare nella tua stessa immagine;
l’abbracci con gli occhi e con le braccia, e il tuo cuore
si distrae qualche volta dal suo proprio rumore
al suono di quel lamento selvaggio e indomabile.
Siete ambedue tenebrosi e discreti:
uomo, nessuno ha sondato il fondo degli abissi;
o mare, nessuno sa le tue ricchezze intime,
tanto siete gelosi dei vostri segreti!
Pure, da un numero incalcolabile di secoli
voi due vi combattete senza pietà né rimorso,
talmente amate la carneficina e la morte,
o lottatori eterni, fratelli implacabili!
Charles Baudelaire
Il simile cerca il simile. L’uomo cerca il mare.
Cerca di conoscerlo, domarlo, qualcuno di possederlo.
Ammaliato dal suo fascino ancor prima che dal canto delle sirene.
Ad alcuni spaventa: troppo grande, troppo scuro.
Charles Baudelaire spiega che la talassofobia è la paura del proprio abisso. Guardare il mare diventa dunque guardare se stessi, scoprire i propri mille aspetti, non conosco cosa che spaventi l’uomo più del conoscere se stesso.
Tra uomo e mare c’è uno specchio e nulla più.
Gli atteggiamenti che l’uomo assume verso il mare, inconsapevolmente, sono quelli che assume verso la propria natura. E Baudelaire, questo, lo sa.
Sa che abbiamo paura. Abbiamo paura dell’oscurità che c’è in ognuno di noi, ma ci fermiamo al timore e chissà quanta bellezza ci stiamo perdendo di noi stessi.
Ottima scelta, poesia splendida. Mai come in questi ultimi tempi ognuno di noi è stato chiamato a confrontarsi con il proprio abisso interiore …
Una sbirciatina sull’universo dell’interiorità, con lo sguardo giovane di chi curiosamente oltre che fuori si focalizza anche dentro