Visioni di un amore indefinito
di Ginevra Fracasso (IIA)
…e allora arriva la sera.
La sera e il freddo del letto, il sapore in bocca del dentifricio, le palpebre pesanti, si tirano le somme della giornata, degli sguardi che hai posato sulla mia persona, dei sorrisi, del tuo profumo che mi avvolge e mi abbraccia.
E allora la mente vaga, vaga, vaga e immagina, immagina che io possa posare la mia testa pesante di preoccupazioni sul tuo petto, di poter sentire il ritmo del tuo cuore, della tua vita, della tua anima… e poi, sentire il tuo diaframma gonfiarsi e sgonfiarsi, cullandomi come se tutta la tua persona fosse destinata a me, ad amarmi, a farmi sentire a casa.
Penso così intensamente che dimentico che il letto è freddo e vuoto, che nella camera tutto tace, che l’unico battito che percepisco è quello insopportabile del mio cuore affannoso.
Ti bramo, ma non so in che misura, in che dinamica, secondo che tipo di desiderio; tuttavia ardo quando ti vedo e mi accendi così immensamente l’animo da farmi bruciare anche quando, sola, racimolo i miei vani pensieri nell’angolo più caldo del cuscino.
E allora, immagino: cosa farai tu adesso? Starai dormendo? Se sì, come? I tuoi occhi chiusi ti staranno dando un’aria diversa, di pace interiore, di tensione rilasciata, di mistero che avvolge i tuoi sogni? E le tue labbra? Quelle labbra rosee che mi sorridono di giorno, che si fanno ambasciatrici delle più soavi parole che mi siano mai giunte alle orecchie, che mi fanno curvare all’insù gli angoli della bocca e colorare l’incarnato di un timido accenno di rosso… come staranno quelle labbra mentre ti abbandoni ai sogni lontani?… Forse schiuse, che fanno emergere il tuo respiro pesante e pacato? O serrate, nervose, prepotenti?…
Ed il tuo corpo? Come sarà il tuo corpo adesso? Rannicchiato dolcemente come una bambina da proteggere o anch’esso impietrito, stressato, teso?…
Ah, quanto vorrei poterti vedere, poter interrompere il flusso delle mie fantasie, poter toccare le tue mani che mi tirano a te ed al contempo si frappongono tra i nostri cuori vivi e palpitanti, paradosso di desiderio e realtà, amore e fermezza, sentimento e concretezza.
Vorrei vedere i tuoi capelli scompigliati sul cuscino, avvertirli solleticarmi il viso e sentirmi stretta nel tuo caldo abbraccio assopito.
Forse che a questo amore non si possa dare una vera definizione? Che tutte le sensazioni, alla fine, siano destinate a straboccare dalla linea tratteggiata della convenzione?
E allora, possibile che dare una definizione a noi stessi, al nostro amore, anzi, riformulo, al sentimento più violento ma al contempo puro di cui l’uomo sia a conoscenza, sia un azzardo? Una terribile catena che conduce ad ali tarpate e sensazioni di insoddisfazione? Un modo per rinchiudersi nella gabbia del possibile e limitarsi a questa senza mai vedere oltre? Senza mai vedere che l’amore, in quanto tale, perderebbe tutta la sua immensa forza con dei confini al cui interno si vive costretti per la paura costante di perdere sé stessi?
L’amore è ciò che non ti aspetteresti mai di provare con tanta intensità, ciò che non capisci a pieno e mai capirai, turbinio infinito di passioni e desiderio di fondersi con l’altro oltre i limiti della fisica umana.
Sentirsi inadeguata in questo amore è logorante, ma la tua quieta figura che dorme nella mia testa mi rende vera e m’infiamma il petto, ogni sera, facendomi dimenticare del freddo di questo mondo senza più limpidezza e amore.