Lo scudetto di tutto un popolo
di Pietro Aldo Mocerino (IG)
“Napoli: è tuo!”, questa la dedica urlata da Luciano Spalletti, emozionato fino alle lacrime, nel dopopartita con l’Udinese. È la sintesi migliore di cosa sia uno scudetto a Napoli, dove la vittoria diventa trionfo di un’intera città, con fuochi d’artificio, trombe, fischietti, processioni di auto e scooter, bandiere, sciarpe, gigantografie degli eroi azzurri, cori e canti. Una festa a metà tra Capodanno e Carnevale, una gioia di tutti, attesa trentatré anni, era dall’epoca leggendaria di Diego Maradona che il Napoli non vinceva il tricolore. Una lunga attesa, premiata col successo di una squadra nella quale, ad agosto, non era riposta fiducia, dopo le partenze dei senatori Insigne, Koulibaly, Ospina, Fabian Ruiz e, soprattutto, ‘Ciro’ Mertens. Invece, quelli di Spalletti si sono rivelati ragazzi terribili, hanno disintegrato la concorrenza in un batter d’occhio e hanno ucciso il campionato, spiccando presto un volo solitario, quello celebrato ad ogni giornata col coretto “la capolista se ne va”.
Il match con l’Udinese è diventato un pretesto per festeggiare, anche se, al 13’, Lovric, perso da Anguissa, ha insaccato con un destro il pallone del provvisorio vantaggio friulano. Il Napoli ci ha messo un tempo per ritrovare i sincronismi e le giocate, solo un colpo di testa di Osimhen (32’) ha illuso i tifosi sul pareggio. Nella ripresa, però, gli azzurri hanno cambiato marcia, subito a testa bassa, verso la porta di Silvestri, fino a quando una ribattuta del portiere bianconero, su rasoterra di Kvaratskhelia, è stata trasformata da Osimhen in un imparabile destro ad incrocio sul palo lontano. Lì è finita gara ed è iniziato il count-down, un conto alla rovescia che sembrava non finire più. Poi il fischio finale e l’invasione di campo festosa di migliaia di tifosi pazzi di gioia. Lo scudetto è nostro, di tutti, ma soprattutto della truppa di Spalletti, che, contribuendo con pazienza ed energia, ha mescolato sapientemente tante doti: la sicurezza di Meret, la costanza di capitan Di Lorenzo, la ferocia agonistica di Kim, l’equilibrio di Mario Rui, l’intelligenza di Lobotka, la grinta di Anguissa, la fantasia geniale di Kvara, il cinismo di Osimhen, l’utilità di Elmas, Raspadori e Simeone, l’energia di Spalletti, la competenza di Giuntoli, l’oculatezza di De Laurentiis. Insomma, che la festa, cominciata ieri sera, sia l’inizio di un nuovo ciclo vincente. Perché sia sempre “forza Napoli!”