L’auditorum della peste
Boom.
Sbatto la testa contro il muro, ma dentro rimbomba solo il vuoto.
Non ho un cervello nel cranio, solo un auditorium.
Tanti posti occupati da scheletri e fantasmi, e al centro un maxischermo, si proietta la mia vita.
Nelle scene più tristi li sento ridere, certe volte.
Nelle scene più belle, invece, provano paura.
E io con loro.
Possediamo il valore della velocità della luce, ma quella dell’effimerità di un istante felice?
Quanto veloce è l’attimo, quanto la felicità?
E mentre va avanti il presente io mi catapulto nel passato o nel futuro – disturbando continuamente i signori spettatori poi.
E loro si lamentano, e ovviamente mi insultano.
Si prendono beffa di me e delle mie scelte, fomentano le mie ansie e le mie preoccupazioni.
Raramente qualche mucchio di ossa o qualche ectoplasma di indole più mansueta e indulgente mi perdona o addirittura semina una buona parola per me.
Ma tanto gli altri lo guardano sbieco, come accade il più delle volte, e lo mettono a tacere.
Do un’altra testata nel muro, giusto per vedere se esisto ancora.
Certe volte si mettono a far salotto, come se io non avessi nulla da fare.
Soprattutto negli ultimi mesi, da quando hanno scoperto il piacere dello scherno, della musica, del sesso e delle storie.
Certe volte più che un auditorium sembra un bordello o un casinò.
Soprattutto quando studio, quando devo concentrarmi.
Do un’altra testata nel muro, perché sono un fallimento.
Fallisco anche nel farmi male.
Il mio terzo occhio dorme da troppo tempo, eppure lo sento piangere.
Sta lacrimando, rivoli rossi solcano il mio stupido volto.
Si chiude il sipario.
Mi guardo allo specchio e non mi riconosco.
Sbatto di nuovo la testa nel muro, per lo sfinimento, perché anche io possa riposare un po’.
Signori spettatori, state gradendo il film della mia vita che si sgretola fotogramma dopo
fotogramma?
No, signori spettatori, non lasciate la sala.
Che c’è, la puzza di fumo delle pellicole che vanno in fiamme disturba le vostre narici?
Do un’altra testata nel muro e poi mi fiondo nella vasca da bagno.
Devo spegnere questo incendio, ma il calore del fuoco è seducente e mi fa sentire a casa,
come un dolce abbraccio materno.
Ahi, caro genitor.
Do un’altra testata, stavolta nella ceramica delle mattonelle del bagno.
Una si è crepata.
La mia anima si è scissa.
Va bene, questo testo è un po’ cruento, ma da qualche parte avrò pur bisogno di sfogare le
emozioni >:( e poi è divertente parlare come se mi stessi rivolgendo a dei lettori del mondo
di wattpad. poche parole a buon intenditore – e certamente non mi rivolgo ai signori
professori, che credo siano più avvezzi al mondo stanco e trito di facebook piuttosto che a
quello innovativo e colorato delle applicazioni di lettura e scrittura quale è wattpad. ma no
signori professori! Non intendo oltremodo dire che il vostro adorato social network è obsoleto
oppure voi troppo vecchi! Anzi, fidatevi di un’alunna mansueta, innocente e ligia al dovere
quale sono: wattpad è il luogo della perdizione, è un inferno dove i pensieri sessuali più
perversi diventano la realtà di fanfiction e storielle one shot, è un macabro limbo di libri mai
terminati (e mi sto chiamando in causa con questa frase), dalle trame orribili (e pure qua
onestamente) e dagli infiniti errori grammaticali, è un… okay, ho reso l’idea. Spero di
dilettarvi quanto di farvi emozionare con i miei testi *sogghigna* e che dire più? Ci vediamo
al prossimo scritto (ahivoi!).
p.s.= se notate una maggiore presenza di lettere maiuscole è perché sono pigra e mi
scoccio di ridurla a carattere minuscolo
-luxmonke22