PRIMO GIORNO DI SCUOLA – INTERVISTA AGLI STUDENTI
(a cura dei ragazzi del PON di Giornalismo con Massimo Romano di NapoliToday e la prof.ssa Maria Palumbo: Luisa Granata, Matilde Lancia, Sara Speranza, Monica Gatta)
Scuola, rientro, decisivo o illusorio?
Un altro nuovo rientro in presenza, fresco di speranza, ma sarà duraturo o appassirà in una vecchia delusione?
I propositi sembrano buoni, ma tutto è già successo diverse volte in questi ultimi anni, promettendo sempre un ritorno alla normalità, alla scuola come è sempre stata vissuta.
Sarà questo l’anno decisivo? O ci ritroviamo, ancora una volta, dinanzi ad un’effimera euforia?
Per quanto possa essere stereotipato, il ritorno tra i banchi, in presenza, quest’anno più che mai, è stato fortemente voluto dagli studenti, soprattutto da quelli che si sono ritrovati catapultati alla fine di questo percorso, senza averlo potuto vivere a pieno.
Il 15 settembre è stato il giorno in cui gli studenti del primo e dell’ultimo anno del Liceo classico A. Pansini hanno tolto creme e asciugamani dallo zaino per sostituirli con penne e quaderni.
Per alcuni, come Massimo, il fatidico ultimo primo giorno è “un giorno triste ma al contempo anche felice” perché sarà la loro “ultima prima apparizione” in un luogo in cui hanno passato giornate, talvolta intere, tra mille volti di sconosciuti che si sono rivelati esperienze, amicizie, emozioni, che indubbiamente hanno avuto un impatto non indifferente sulle loro vite.
E forse non è sempre ansioso, “strano da vivere”, come dice Fortuna, ma dopo quattro anni, c’è chi pensa che, pur avendo compreso cosa si lascerà al passato, “alla fine sembra un normalissimo primo giorno”, come Sara.Il liceo è una parte fondamentale della nostra vita, propedeutica per il futuro.
Una volta finito, sei ufficialmente maturo, adulto.
E tutto ciò che ti circondava, non è altro che un’ombra nostalgica di forti emozioni e ricordi.
Ma essere arrivati qui, oggi, è frutto di una decisione presa cinque anni fa.
Una decisione presa quando probabilmente non si sapeva ancora dove si volesse arrivare, come nel caso di Elio che ammette che avrebbe voluto “fare l’alberghiero in realtà”, o perché si era influenzati da quello che dicevano gli altri, come nel caso di Luca, che però rassicura chi come lui non era convinto del tutto all’inizio che “il liceo classico non è così difficile come molti dicevano”. Ma c’è anche chi non si è assolutamente pentito della propria scelta, come Ivan e Giulia, che baserà il suo percorso di studi su questo liceo.
Questo percorso purtroppo o per fortuna, come nel caso di Francesca, è stato in parte interrotto dalla DAD, che ha cambiato totalmente il modo di vivere il liceo, di studiare e organizzarsi. Per lei “ha portato molti benefici” avendo i suoi orari e i suoi spazi, “nonostante potesse darmi qualche problema inizialmente per quanto riguarda la concentrazione”, aggiunge. Ma dal punto di vista personale, indistintamente, ha portato a isolarsi a tal punto da sentire la mancanza dei compagni, dei professori, dell’ambiente scolastico e della normalità.
Tornati in presenza, seppur in DID, questo sbilanciamento ha invogliato ragazzi come Sergio a cercare più spesso compagnia e uscire per socializzare.
La precarietà di questo rientro in presenza spaventa un po’ tutti, data la disastrosa situazione in DID, che ha portato molti più problemi rispetto alla DAD.
“Sono più fiducioso, sono ottimista e penso che adesso durerà a lungo, anche perché la campagna vaccinale sta funzionando” dice Luca e “in vista dell’esame”, aggiunge Giuseppe, “la DAD potrebbe dare tante complicazioni”.
L’unico modo per far durare questa presenza sembrerebbe rispettare le precauzioni, essere responsabili e vaccinarsi, perché “non si può più andare avanti così”, secondo Giuseppe, “si deve mettere un punto a questa pandemia, anche perché soprattutto per noi ragazzi è diventato molto pesante”. In merito all’obbligo vaccinale per gli studenti, Emanuele sostiene che qualora dovesse essere attuata la misura, farlo solo per gli studenti sarebbe inutile, bisognerebbe farlo per tutti. “Però la cosa più intelligente da fare è aumentare le misure di sicurezza con il greenpass e cercare di spingere la gente a vaccinarsi”, conclude.
Dopo aver parlato con gli ormai veterani del Pansini, abbiamo chiesto a ragazzi come Flavia perché avessero deciso di intraprendere quest’avventura. Lei ci ha detto che è consapevole della difficoltà di questo percorso, ma spera “comunque di aver fatto una buona scelta”.
C’è già chi ha le idee chiare ed è consapevole della preparazione che conferisce il liceo classico, come Desandi.
E pensando al futuro, al “come ti vedi tra cinque anni?”, Francesco ci risponde “è un’incognita”, al contrario dell’aspettativa di Elvira, che spera di “essere maturata e all’università magari”.
Ma alla fine, oltre alla preparazione, all’esperienza in sé, l’importante sono i compagni di viaggio, perché sono quelli da cui imparerai di più. E magari alcuni di loro, chissà, diventeranno i famosi “amici del liceo” di cui i nostri genitori ci parlano.
Ma questo, Antonio lo sa bene.
Spesso non ce ne si rende conto, ma è strano.
È strano crescere. È strano aver corso così tanto forte a vuoto, annaspando faticosamente, pregando di smettere, di fermarsi, che poi quando si arriva a vedere il traguardo, si rallenta e si realizza che questo sarà l’ultimo giro.
E allora si decide di camminare, per goderselo al meglio.
Buon anno a tutti i Pansiniani, vecchi e nuovi.