Primo numero di Fragmenta
Di Alessandro Scarano III F
La rubrica “Fragmenta”, di chiaro rimando petrarchesco, nasce dall’idea di proporre ai ginnasiali e ai liceali uno spaccato, appunto un frammento, di volta in volta di un’opera greca o latina più o meno nota. L’intento è quello di allargare gli orizzonti conoscitivi sulla classicità, indipendentemente dai programmi scolastici e, perché no, di renderla più piacevole (mi rendo conto di proferire un’eresia) e di offrire sottili consigli di lettura.
Inaugura la corrente pubblicazione una “scheggia” dei pensieri di Marco Aurelio sull’amicizia e sulla necessità virtuosa della più vera sincerità. Divenuto imperatore nel 161, combatté sul fronte danubiano contro Quadi e Marcomanni scrivendo dodici libri di meditazioni in forma di aforisma. Trovò la morte a Vindobona, l’odierna Vienna, nel 180. Non si tratta dunque di un diario; al contrario rappresentano un breviario spirituale che parla a ciascuno, in ogni tempo. A sorreggere ogni riga è chiamata la lucidissima morale stoica di Seneca ed Epitetto. Un’opera fra le più alte della storia del pensiero tanto che Il Leopardi la definì “il vangelo dei pagani”.
Eccone il testo originale e la traduzione di Francesco Cazzamini-Mussi:
Quanto è sozzo e ipocrita colui che dice:- Ho deciso di agire sinceramente con te-. O uomo, che fai? Non c’è bisogno di questi esordi. La cosa risulterà da sé, deve leggersi sulla tua fronte, echeggiare senz’altro nella tua voce, apparirti negli occhi, come nello sguardo dell’amato subito si rivela all’amante ogni cosa. L’uomo schietto e buono sia come colui che sa di selvatico, in modo che chi gli è vicino, voglia o no, s’accorge di lui al solo accostarsi. La simulazione della sincerità è un pugnale nascosto. Nulla è piu basso dell’amicizia del lupo: fuggila più di ogni altra cosa. L’uomo onesto, sincero, benevolo porta negli occhi queste sue virtù e a nessuno sfuggono.
Ὡς σαπρὸς καὶ κίβδηλος ὁ λέγων˙ ἐγὼ προῄρημαι ἁπλῶς σοιπροσφέρεσθαι. τί ποιεῖς, ἄνθρωπε; τοῦτο οὐ δεῖ προλέγειν. αὐτὸφανήσεται˙ ἐπὶ τοῦ μετώπου γεγράφθαι ὀφείλει˙ εὐθὺς ἡ φωνὴτοιοῦτον ἠχεῖν, εὐθὺς ἐν τοῖς ὄμμασιν ἐξέχειν, ὡς τῶν ἐραστῶνἐν τῷ βλέμματι πάντα εὐθὺς γνωρίζει ὁ ἐρώμενος. τοιοῦτον ὅλωςδεῖ τὸν ἁπλοῦν καὶ ἀγαθὸν εἶναι, οἷον γράσωνα, ἵνα ὁ παραστὰςἅμα τῷ προσελθεῖν, θέλει οὐ θέλει, αἴσθηται. ἐπιτήδευσις δὲἁπλότητος σκάλμη ἐστίν. οὐδέν ἐστιν αἴσχιον λυκοφιλίας˙πάντων μάλιστα τοῦτο φεῦγε. ὁ ἀγαθὸς καὶ ἁπλοῦς καὶ εὐμενὴςἐν τοῖς ὄμμασιν ἔχει ταῦτα καὶ οὐ λανθάνει.