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Se il cane non abbaia

del Prof. Lucio Celot 

 

Deconstructing Agatha (Christie)

L.Hegarty, Se il cane non abbaia (2025)

 

Santo cielo. Santo cielo.

Ho sbagliato di nuovo

(detective Auguste Bell)

 

Bell non rispose. Sarebbe stato troppo facile.

Non voleva scoprire il gioco. Era solo il capitolo 15

 

            L’esordio dell’irlandese Louise Hegarty è un intelligente e garbato omaggio metaletterario ai gialli di Agatha Christie, i cui meccanismi e tópoi vengono decostruiti e messi a nudo in una trama che ricalca quelle più classiche della Signora del Giallo, con tanto di “mistero della camera chiusa”, accurate testimonianze dei presenti e resoconto finale del detective di fronte a tutti gli indiziati del caso, colpevole compreso. La Hegarty, com’è chiaro da subito, si diverte un mondo a smontare il giocattolo: il libro si apre con una serie di citazioni dai maestri del giallo che enunciano le regole del fair play con cui lo scrittore deve garantire le legittime aspettative del lettore e non ingannarlo con trucchi disonesti per sciogliere la vicenda (niente sovrannaturale, il colpevole deve essere uno dei personaggi che compaiono da subito nella storia, nessuna rivelazione o intuizione inspiegabile con cui il detective risolve il caso, “niente cani che non abbaiano rivelando così che l’intruso non è una persona di famiglia”, etc). Poi prende avvio la storia, ambientata in Irlanda, nella quale una conviviale “cena con delitto” organizzata dalla giovane Abigail per festeggiare il compleanno del fratello Benjamin diventa una “scena del delitto”, giacché proprio il povero Ben viene ritrovato cadavere l’indomani mattina nella propria stanza da letto (ovviamente, chiusa dall’interno e con le finestre rigorosamente sprangate). La polizia propende per un suicidio ma Abigail chiama il celeberrimo (!) detective privato Auguste Bell per indagare su una morte che, oltre a straziarla di dolore, non la convince del tutto. Costruito dalla Hegarty sul modello di Sherlock Holmes, Bell ne costituisce, per così dire, la versione ironica, parodistica e metaletteraria: molto pieno e sicuro di sé, a tratti altezzoso con testimoni e poliziotti, ad un certo punto tiene una vera e propria lezione sulla Camera Chiusa, citando romanzi (Le tre bare di Dickson Carr) e articoli specialistici da “Detective Stories” ed escludendo, da buon razionalista deduttivo, qualunque elemento soprannaturale o cose come “serpenti velenosi o simili”. Non può, ovviamente, mancare il Watson della situazione, qui incarnato da Sacker, “il cui ruolo è molto importante sotto il profilo letterario. Tirerà fuori tutta un serie di idee di cui io invariabilmente mi farò gioco”; in realtà, più che alle indagini di Bell, Sacker sembra solo interessato a fare colpo sulle tante presenze femminili della vicenda…Siamo, insomma, dentro una scoperta e godibilissima operazione metaletteraria (Bell cita ad ogni pie’ sospinto i numeri dei capitoli del libro, consapevole di essere solo un eroe di carta) che strizza l’occhio al lettore smaliziato o, quantomeno, appassionato del genere, e che culmina in ben sei (sic!) soluzioni del caso, tutte proposte dallo stesso Bell sulla base del fatto che, come in ogni giallo della Christie che si rispetti, ognuna delle persone interrogate dal detective ha un movente per l’uccisione di Benjamin. Dall’amico d’infanzia alla segretaria, dall’ex fidanzata alla stessa sorella e fino all’insospettabile e affettuoso compagno di studi, tutti sono sospettati e potenzialmente degli omicidi; le sei soluzioni proposte dal perplesso Bell sono a loro volta plausibili perché tutto sta nel metodo con cui si collegano tra loro i fatti, considerandone alcuni ed escludendone altri. In ogni caso, il lettore attento ha in mano, prima delle rivelazioni conclusive, tutti gli elementi per potere giungere da solo allo scioglimento del caso: che è la regola numero uno di ogni giallista degno di questo nome. Come scrive Antonio Moresco, curatore del recente Meridiano Mondadori dedicato alla Christie, ogni parodia, da quella di Cervantes fino a questa della Hegarty, è anche “una rimessa al mondo” dei generi letterari: nel nostro caso, è il segno che il romanzo giallo è vivo e vegeto e continuerà ad appassionarci e a solleticare le nostre cellule grigie…

 

 

Louise Hegarty, Se il cane non abbaia, Mondadori 2025

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