Anime sospese tra dovere e vergogna: un noir esistenzialista – Dovere/Vergogna (Giappone-UK, 2019)

del prof. Lucio Celot

Si è parlato poco, anzi quasi per nulla, di questa miniserie anglo-nipponica: ed è un peccato, perché Dovere/Vergogna è una delle cose migliori che si siano viste negli ultimi due-tre anni nella sterminata produzione seriale delle piattaforme streaming. L’eccellente script, il cast azzeccatissimo, la duplice ambientazione – Londra e Tokyo – e i personaggi, credibili nei loro dilemmi esistenziali e relazionali, fanno della serie un noir metropolitano godibilissimo che, soprattutto negli episodi conclusivi, prende il volo e appassiona sia per lo sviluppo della trama che per il progressivo delinearsi delle psicologie.

Kenzo e Yuto Mori sono due fratelli: il primo, il maggiore, è un detective della polizia di Tokyo, ingabbiato in un matrimonio che si sta sgretolando e padre di un’adolescente con cui ogni comunicazione sembra essersi interrotta; Yuto, dal canto suo, si trova in una situazione ben peggiore: entrato al servizio di un boss della yakuza di Tokyo, Fukahara, ha intrecciato una pericolosa relazione con la figlia del boss, da cui aspetta un figlio. Scampato al tentativo di Fukahara di eliminarlo, per tutta risposta Yuto, prima di fuggire a Londra, uccide il nipote di un altro pezzo grosso della yakuza ma lascia una prova che incastra proprio il suo capo: a Tokyo si scatena così una guerra tra clan mafiosi e la polizia decide che per farla cessare è necessario che Yuto venga riportato in città perché attraverso la sua espiazione (leggi: sottoporsi alla vendetta del clan offeso) tornino la pax mafiosa e l’ordine. La missione sarà affidata proprio a Kenzo, che si troverà invischiato in una guerra tra bande della malavita londinese ma avrà anche l’opportunità di recuperare la sintonia con la figlia Taki (che inaspettatamente si presenta a Londra, alla ricerca del padre e della propria identità sessuale) e (forse) l’amore per Sarah (un’altra anima in preda alla vergogna per avere compiuto il proprio dovere), la collega detective che condivide con lui l’intricata vicenda.

Dovere/vergogna; giustizia/famiglia; onore/passione; coscienza/affetti; occidente/oriente: dialettica e polarità sono le chiavi dello script di Giri/Haji, in cui ognuno dei personaggi è, in qualche misura, doppio, porta con sé ferite del passato (la vergogna) che pesano sul presente in cerca di redenzione (il dovere, professionale e/o etico). Emblematico di questa condizione esistenziale è il personaggio meglio riuscito della miniserie, Rodney, prostituto omosessuale tossicodipendente incapace di relazioni stabili, apparentemente cinico e distaccato dal mondo ma in realtà una creatura fragile e sensibile con un peso enorme sulla coscienza e che stabilisce con Kenzo, Taki e Sarah un rapporto empatico tra simili. I quattro finiscono per costituire una sorta di squadra che è, anche, una nuova famiglia, unita e affiatata pur nella sua evidente disfunzionalità.

La regia della miniserie è costruita per evidenziare costantemente il contrasto che alberga nelle anime dei personaggi: non solo i lunghi flashback necessari a chiarire il vissuto di ognuno di essi, ma anche il montaggio alternato tra le sanguinose vicende di Londra e Tokyo e l’uso dello splitscreen che divide lo schermo sono funzionali alla narrazione, sempre credibile anche nei numerosi colpi di scena; e una citazione a parte merita il suggestivo e commovente “balletto” dell’ultimo episodio, girato in bianco e nero, un’autentica coreografia che sospende per qualche minuto l’azione e riassume, nelle movenze quasi oniriche dei personaggi, l’insieme delle loro complicate relazioni.

Giri/Haji è un noir che trova un felicissimo equilibrio tra azione e introspezione, entrambe incarnate dal protagonista, Kenzo, sospeso tra il dovere di poliziotto e i tormenti di un’esistenza tesa alla ricerca di un’impossibile felicità: il suo ingenuo sguardo da “alieno” nella labirintica Londra o davanti a una figlia che finalmente inizia a conoscere davvero non cancella le azioni efferate di cui si è macchiato per salvare il fratello ma rende Kenzo profondamente umano, e perciò capace di creare empatia nello spettatore. È ancora quello stesso sguardo perplesso a chiudere la vicenda in un finale aperto in cui, di nuovo, al dovere imposto dal ruolo di padre e marito si oppone la “vergogna” di un sentimento che sembrava dimenticato e che sta invece rinascendo prepotente.

Dovere/Vergogna (Giri/Haji), Giappone-UK 2019

Stagione 1 (ep.1-8)

Distribuzione: Netflix

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