Delitto senza castigo nel cuore dell’America populista American rust (USA, 2021)
del professor Lucio Celot
La rust belt è la cosiddetta “cintura della ruggine”, la regione degli USA che grosso modo comprende gli stati del nord che confinano con i Grandi Laghi: Ohio, Indiana, Michigan, parte della Pennsylvania e dell’Illinois. È chiamata così perché prima della crisi iniziata nel 2008 era il territorio con la più alta concentrazione di acciaierie e addetti all’industria pesante d’America; oggi, il declino di quell’industria, lo spopolamento e il degrado sociale dovuto alla disoccupazione sono emblematicamente rappresentati dagli impianti abbandonati, dalle fabbriche dismesse, dai piazzali invasi dalle erbacce e, in generale, dal desolante paesaggio da archeologia industriale che caratterizza quei territori. È l’America che ha votato Trump, quella dei forgotten men cui si è rivolto un populismo rozzo capace di parlare alla pancia della working class deindustrializzata e in crisi.
È in questa America, a Buell, un modesto centro della Pennsylvania, che si svolge la vicenda di American rust, ennesima variazione sul tema della piccola comunità sconvolta da un delitto che scuote le acque stagnanti della provincia: ma anche il meno smaliziato tra gli spettatori intuisce subito che agli showrunners della serie non importa tanto sviluppare il versante crime della trama, quanto piuttosto quello sociologico e psicologico, tutto all’insegna di un umore di deprivazione, di perdita, di riduzione dei soggetti in una posizione marginale in termini di status sociale e di immagine di sé. Il campionario è ampio: c’è il commissario Del Harris, interpretato da un disilluso e ingrassato Jeff Daniels, veterano dipendente da oppiacei, profondo conoscitore degli umori della comunità, che dovrà sbrogliare la matassa del delitto; la sua compagna Grace, sarta dipendente di una piccola azienda di confezioni che si assume il compito di sindacalizzare le compagne di lavoro, quasi tutte straniere clandestine; Billy, il figlio di Grace, sospettato del delitto e in libertà provvisoria per un precedente crimine; il suo amico gay Isaac, innamorato di lui e costretto a lasciare la cittadina e a vivere alla giornata, persino prostituendosi. Significativa è la sequenza in cui gli emissari delle banche che hanno ipotecato le case dei mutuatari insolventi (vittime dei famigerati mutui subprime, quelli che hanno innescato la crisi) mettono all’asta le abitazioni: gli ex proprietari si presentano armati di fucili da caccia, cosa consentita dalla legge americana, facendo andare deserta l’asta. Chiamato in causa, Del non solo non interviene ma non nasconde nemmeno il suo astio nei confronti del sistema che ha ingannato e distrutto milioni di famiglie: le “due americhe”, quella della Clinton e di Trump, della campagna e della città, quella “alta” e quella “bassa”, antropologicamente, culturalmente e socialmente estranee sono mirabilmente ritratte in poche battute e sguardi ammiccanti tra il sarcastico e il minaccioso.
L’aspetto della detection story è talmente marginale in American rust che già dai primi episodi si intuisce come si sono davvero svolti i fatti nel capannone abbandonato dove si è consumato il delitto; lo stesso finale, che di primo acchito lascia perplessi e spiazzati, risulta invece perfettamente coerente con una narrazione che utilizza il mainstream poliziesco per un’indagine sul mood degli sconfitti e dei sommersi. Da vedere assolutamente e farne un ulteriore tassello per comprendere la complessa geografia dei populismi contemporanei.
American rust (id.), USA 2021
Stagione 1 (ep.1-9)
Distributore: Sky Atlantic
Grazie, ancora un interessante incentivo.