“Il complotto contro l’America” di P.Roth
del Prof. Lucio Celot
Romanzo fantapolitico??? Mica tanto…

P.Roth, Il complotto contro l’America (2004)
Possiamo essere americani liberi in un paese potente armato fino ai denti,
ma l’imprevedibilità della storia è in perenne agguato
(Philip Roth sul “Times”)
Philip Roth (1933-2018) fa parte di quella eletta schiera di scrittori che hanno contribuito al cosiddetto Grande Romanzo Americano, l’insieme di opere che dovrebbero incarnare lo “spirito nazionale” degli States, la loro storia, cultura, le questioni cruciali che ne hanno forgiato il carattere: in una parola, quello che Hegel avrebbe chiamato il Volksgeist. In buona compagnia insieme a Poe, Hawthorne, Melville, Whitman, Faulkner, Salinger, Bellow, DeLillo, Auster, Franzen & co, Roth ha raccontato l’America per più di cinquant’anni attraverso storie che hanno come protagonisti ebrei americani, a partire dallo (all’epoca) scandaloso Portnoy (1969) fino alla cosiddetta “Trilogia americana” (Pastorale americana, La macchia umana, Ho sposato un comunista) e all’ultimo romanzo, Nemesi (2010). Utilizzando come alter ego il personaggio di Nathan Zuckerman, uno scrittore spesso presente nei romanzi come protagonista o semplice narratore, Roth ha passato al setaccio mezzo secolo e più di storia americana, dagli anni ’60 fino al primo decennio del terzo millennio, inanellando, soprattutto tra gli anni ’80 e il 2000, una serie di successi strepitosi toccando temi come gli ebrei in America, il sesso, il rapporto genitori-figli, gli ideali americani e il loro tradimento, le proteste contro la guerra nel Vietnam, Nixon e Clinton, Israele, il corpo e la vecchiaia, l’affievolirsi della memoria.

In questa produzione così corposa, spicca Il complotto contro l’America, un romanzo che si presenta all’apparenza (e, in parte, lo è) come un’opera distopica che, all’indomani dell’11 settembre, venne letta sia come un apologo sui limiti della politica isolazionista che come una sorta di monito sui pericoli del “Patriot Act” (l’insieme di leggi emergenziali che vennero promulgate dopo l’attentato alle Torri Gemelle): le parole che aprono il romanzo, “La paura domina questi ricordi, un’eterna paura” sono quelle di Roth agens, che rievoca quanto accadde nel 1940 quando – immagina il Roth autore – Roosevelt viene sconfitto alle elezioni presidenziali da Charles Lindbergh, il carismatico eroe-aviatore della trasvolata atlantica sullo Spirit of Saint Louis, antisemita e filonazista, che stravince convincendo gli elettori americani che votare Roosevelt significherebbe consegnare il paese alla “cricca ebraica” ed entrare in un’altra guerra tutta europea. La violenza della storia irrompe inaspettata a sconvolgere la democrazia americana, iniziano le persecuzioni anti ebraiche, l’antisemitismo latente e sopito dei bravi Wasp trova legittimazione nella politica estera di Lindbergh, apertamente filo-hitleriana; viene istituito e imposto il “Just Folks”, un programma di “assimilazione” dei giovani ebrei di città finalizzato a farli diventare “americani veri”. Proprio mentre i pogroms si stanno diffondendo a macchia d’olio in tutta l’America, Lindbergh scompare misteriosamente e, contemporaneamente, viene alla luce il complotto ordito dai nazisti insieme al vicepresidente americano Wheeler che nel frattempo ha introdotto la legge marziale; tutto precipita e le elezioni che si tengono anticipatamente conferiscono il terzo mandato a Roosevelt che, di lì a poco, entra in guerra contro il terzo Reich: la Storia si incardina nuovamente sulla linea temporale che tutti conosciamo.
Protagonista della vicenda è la famiglia Roth, che lo scrittore letteralmente resuscita sulla pagina, ritraendo fedelmente i due genitori, in particolare il padre Herman, alle prese però con un minaccioso contesto fascista che nella realtà storica hanno conosciuto solo gli ebrei europei: la controstoria del Complotto consente a Roth di raccontare, attraverso gli occhi del sé bambino, un’intera comunità, quella del quartiere ebraico di Weequahic a Newark, nel New Jersey, dove lo scrittore è nato e cresciuto e dove è diventato un americano a tutti gli effetti. La piccola e modesta borghesia lavoratrice del quartiere, il cugino Alvin che va a combattere in Europa e viene considerato un traditore dell’ideale isolazionista, il vicino di casa Seldon, sfortunato ed emarginato coetaneo del narratore, il rabbino che sta dalla parte di Lindbergh ed è fidanzato con la zia Evelyn, persino la malavita organizzata ebrea; tutte queste voci reagiscono a modo loro, eroicamente e dando il meglio di sé, all’irruzione improvvisa del caos, alla perdita dello status di cittadini, alla violenza insensata che stravolge le loro vite e quelle dei loro cari. Nell’America del Complotto non ci sono i lager né Lindbergh è descritto come un mostro o un Hitler d’oltreoceano (pur essendo stato, realmente, antisemita e filonazista, insieme al degno amico Henry Ford); eppure, la paura è tangibile, strisciante, monta progressivamente fino a mettere “persone buone, laboriose e responsabili” sotto pressione: da qui, dice Roth, poteva nascere una storia. Distopia? Ucronia? Fantapolitica? Provate a leggere le pagine in cui la famiglia Roth va in vacanza a Washington e in un paio di circostanze deve fare i conti con l’antisemitismo rabbioso che li circonda: se siete tra quelli che non smettono di meravigliarsi di quanto sta accadendo nell’America di Trump e di come in quel paese la democrazia stia lentamente franando, sostituite alla parola “ebreo” qualunque minoranza etnica vi venga in mente e cominciate a leggere questo romanzo…
Philip Roth, Il complotto contro l’America, Einaudi 2004
Una biografia di Roth:
Claudia Roth Pierpoint, Roth scatenato. Uno scrittore e i suoi libri, Einaudi 2015
Sul G.R.A.:
Agostino Lombardo, Il Grande Romanzo Americano, minimum fax 2022
La miniserie tv Il complotto contro l’America (USA 2020, ep.1-6), con Winona Ryder e John Turturro, è disponibile su Sky.


Grazie prof per l’opportunità di riflessione. A volte la distopia agisce come una lente di ingrandimento che ci aiuta a dare una lettura del presente