Keep Calm and Relax with Calcutta
di Erik (4G)
Il disagio, quello vero e proprio, quello ansiogeno che spesso ti ferma, espresso nelle canzoni: buttato giù esprimendolo attraverso la scrittura, per esternare la malinconia che spesso lo accompagna, per esorcizzarlo quando ti trovi sotto i riflettori, a causa della tua musica e perché sei quello che sei: giovane, sensibile e sempre sbronzo. Prendi il disagio e lo trasformi in Relax.
Ciao a tuttə Pansinianə! Siamo qui oggi per parlare di un nuovo album del panorama italiano: Relax, scritto e prodotto dal cantante itpop Calcutta, pseudonimo di Edoardo D’Erme: nato a Latina nel 1989, dopo la pubblicazione del suo primo album (Forse…,2012), ha letteralmente invaso social e radio, anche grazie al suo secondo lavoro: Mainstream, trainato dal singolo Cosa mi manchi a fare. Questo giovane cantante calca di nuovo la scena dopo un periodo di pausa risalente al 2015, dopo l’uscita del suo terzo lavoro Evergreen, contenente le tracce Paracetamolo, Orgasmo e Pesto: da quell’anno, si limita a varie collaborazioni con artisti del calibro di Marracash, Jovanotti, Tommaso Paradiso e Dardust.
L’album è composto da 10 tracce e un intermezzo (Intermezzo3) di cui le parti 1 e 2 sono contenute in Mainstream. L’intro di questo album è presentata dal singolo Coro, letteralmente: infatti è presente un coro paragonato a quello degli alpini, uno stratagemma riuscito per aprire il suo nuovo lavoro con un colpo di scena (a proposito, vuole partecipare al Festival di Sanremo? Sembra di no, poiché sostiene che il festival della musica italiana si conduca ormai solo per ritorni economici). È un pezzo che parla di mancanze, poggiando l’interrogativo sul denaro per introdurre quello riguardo a dove si troverebbe se non ci fosse una persona specifica in quel momento. Sembra perfetto per introdurre la seconda traccia: Giro con te, che scrive sulla separazione e sulla distanza tra due persone, dovuta all’apocalisse. In realtà, lo scenario dell’apocalisse nasconde il racconto di una relazione narrata a posteriori, nel momento della rottura insanabile, cosa che il protagonista fatica ad accettare.
Uno dei miei tre pezzi preferiti è Controtempo: un’altra canzone che parla di relazioni, l’assenza dello stare insieme, di incontri, in particolare quelli mancati. Nella canzone si rinuncia alla dolcezza solita di Calcutta riguardo alla scrittura, per cedere il posto a ricordi piuttosto amari e taglienti. Quindi, Calcutta ci presenta una traccia facilmente amabile e incline al far meditare, perché descrive in modo molto realistico una situazione che facilmente può presentarsi.
Un altro dei miei singoli preferiti è Tutti: questa parola per indicare un sentimento negativo di tipo collettivo, il sentire la stanchezza e il fallimento verso le persone amate: di conseguenza, ci si distacca dalle aspettative e dalle norme sociali. Questo perché tutto ciò che è fuori dal nostro mondo è stressante, ci provoca incertezza e ansia, e sorge la voglia di auto-escludersi da tutto (non manca un pizzico di ironia con una frecciata a Jovanotti, criticato per non essersi preso la responsabilità della sporcizia prodotta dai partecipanti al suo Jova Beach Party sulle spiagge italiane).
L’ultima delle mie tracce preferite dell’album: si tratta di Loneliness, un pezzo con attimi ballabili, ma sempre accompagnati dalla scrittura malinconica tipica di Calcutta, che questa volta si cimenta nel parlare del tema dell’isolamento, della finzione generale, del desiderio di più empatia e dell’affrontare la crudeltà della vita, cosa da cui si esce indubbiamente segnati.
Per ora il singolo più famoso dell’album, pubblicato anche come inedito e già stanziato nei primi posti delle classifiche italiane, è 2minuti, che descrive il mancato incontro casuale con una persona desiderata, come la propria cotta, ma generalmente descrive l’incapacità di comunicazione e il disagio derivante da essa.
Il pezzo SSD parla proprio di memoria e ricordi, e questo si capisce dal titolo, che rimanda ai dispositivi di memoria capaci di immagazzinare grandi quantità di dati: Calcutta compara gli apparecchi alla mente umana, ma esprime la volontà di fuggire, di eliminare i ricordi negativi, di rifiutare le situazioni così come sono.
La traccia seguente è rappresentata da Ghiaccioli, che continua quasi sulla stessa linea, esprimendo il rimpianto per una relazione passata e per la distanza attuale. I ghiaccioli siamo noi, è la sensazione che sentiamo con la distanza, perché il calore si sente stando vicini.
Preoccuparmi: un pezzo che esprime il malessere che sentiamo nelle situazioni troppo grandi. Calcutta chiede alla persona amata di stargli vicino, perché sente di essere inadatto negli spazi grandi e in quelli piccoli. Si è insicuri quando ci preoccupiamo troppo, e, di conseguenza, vogliamo distaccarci da tutto ciò che ci accade intorno.
Chiude questo viaggio nel mondo di Relax il pezzo forse più complicato: sto parlando di Allegria…, i cui versi esprimono di tutto tranne un sentimento felice: parla del sentirsi spezzati quando le persone amate non sono con noi, ironizzando con l’allusione al pane sardo carasau.
È abbastanza difficile affermare il completo e totale significato di alcune canzoni di questo ipnotico e sensibile cantante: molte rime nascono dalla pura casualità, come una chiacchierata con un’amica, un incontro in autogrill, il sentirsi soli in mezzo ad un gruppo di amici. Non c’è niente di male nella casualità e, forse, è meglio così: ascoltare una voce come quella di Calcutta, ormai considerata quella di una generazione, è importante farlo con calma ma senza distrarsi, senza rischiare di smorzare la bellezza di una canzone focalizzandosi unicamente sul significato del testo.